Alcuni anni fa abbiamo intervistato Andrej Dubravsky su Toh!. Da quel giorno siamo rimasti in contatto e attenti al suo lavoro, abbiamo osservato che la sua attenzione si era spostata da soggetti maschili con orecchie da coniglio alla Gummo verso soggetti più rurali e ruspanti, come galli e bruchi. Esplosioni di colori a grandi dimensioni caratterizzano i suoi ultimi lavori rispetto ai precedenti in bianco e nero. La curiosità di capire che cosa sia successo negli anni ci ha spinto a intervistarlo nuovamente; Andrej ci ha raccontato della sua vita campestre, della sua tecnica e di New York. Quello che è sicuramente rimasto immutato è il suo talento, la sua spontaneità e la capacità di rendere interessante anche qualcosa così goffo e brutto come i bruchi, che a suo dire sono anche simboli fallici.
Intervista di Alex Vaccani
Credo che il tuo stile sia forte; una compenetrazione tra l’astratto e il realismo. Come lo hai sviluppato?
Ho deciso di diventare un pittore all’età di diciassette anni, al liceo stavo studiando scultura della pietra e non mi piaceva per niente, cercavo altro, all’inizio volevo dipingere come Rembrantd e poco dopo come quei disegni che trovi in un libro di fumetti mescolati però all’impressionismo gay. Dipingevo unicorni con pittura al neon. Il momento più importante è stato quando a ventiquattro anni ho iniziato a dipingere con l’acrilico su tela non preparata. Ricordo che il mio insegnate all’accademia di belle arti a Bratislava mi disse di non farlo e non capisco perché gli diedi retta, alla fine mi resi conto che l’effetto ottenuto era esattamente quello che volevo: come quello di un grande acquarello. Questo strano effetto di uno schizzo incompiuto, credo calzi perfettamente con la mia personalità.
Credi che lo stile che usi sulla tela sia aggressivo?
Credo che ci sia bisogno di usare forza fisica e concentrazione mentale allo stesso momento, come quando fai degli squatt pesanti in palestra. Non credo sia un sentimento aggressivo, forse si può chiamare espressivo o romantico, poco importa.
Una delle tue ultime serie prima di questa con i bruchi era sui galli e il loro combattimento, tutt’altro che convenzionale che ne pensi?
Ho visto il mio primo combattimento tra galli nelle Filippine. Sono stato portato dal mio amante Filippino all’arena, dove i galli si fronteggiavano e la passione degli uomini nel pubblico era incredibile. Tantissima mascolinità e testosterone, sudore e odore di sangue erano nell’aria. Ho cominciato a dipingere galli nello studio di Berlino, esattamente un anno dopo il mio viaggio nelle Filippine, l’idea è cresciuta in me per più di un anno.
Quale significato ha per te la lotta tra galli?
Credo faccia parte del subconscio prevalentemente maschile, l’urgenza che provano gli animali e gli uomini nell’affrontarsi.
Ricordo che la prima volta che t’intervistai per TOH! usavi principalmente il bianco e il nero, che cosa ti ha portato da usare il colore oggi?
I colori sono cambiati dopo che ho comprato una casa in campagna nel 2015. Iniziai a dipingere mele e ciliegie osservando i cataloghi di giardinaggio che mi arrivavano per posta al tempo. Dopo tutti quei bei quadri grigi che stavano bene negli uffici degli avvocati, ero finalmente contento di usare nuovamente il colore, anche se devo dirti che amo ancora vedere quella profonda ricca consistenza nera che affoga nella tela, lo adoro.
Quanto è importante l’ambiente per le tue creazioni? Da dove vieni? Che tipo di esperienze hai avuto per essere l’artista che sei oggi?
Vengo dalla Slovacchia, la maggior parte della gente ama definirla l’Europa dell’est, ma noi pensiamo che sia l’Europa centrale. In queste terre del post comunismo c’è una grandissima tradizione della pittura figurativa. Non abbiamo avuto pittori astratti come negli anni sessanta americani. Al tempo in cui Pollock creò i suoi più celebri lavori, nella mia terra si dipingevano freschi pascoli e ragazze con abiti folkloristici, tutto in chiave moderna. Da alcuni anni cerco sempre di trascorrere almeno sei mesi all’anno a New York, che per me è una grande fuga dalla mia casa in campagna, dalle mie galline, dal mio fidanzato e dalla Slovenia. Non ho quindi distrazioni e posso dedicarmi ai libri e all’arte, la mia e quella nei musei. So che può sembrare un paradosso, ma la vita in campagna è tutta incentrata sul lavoro, come dar da bere alle piante, sfamare le galline, sistemare il tetto, il vicino ubriaco che cerca sempre di parlarmi… non è un posto di pace dove una persona si può concentrare su pensieri profondi come crede molta gente.
Come ti è venuta l’idea di dipingere bruchi?
Continuavo a vedere questi bruchi che invadevano l’Hyphantria Cunea nel mio giardino. Originariamente provengono dal continente americano, coprono i rami degli alberi con qualcosa che assomiglia a una ragnatela e mangiano tutte le foglie, così recisi i rami e li bruciai. Questi bruchi continuano a diffondersi in aree sempre più grandi in Europa a causa dei cambiamenti climatici.
Che cosa trovi attraente in questi insetti?
Penso che siano dei grandi soggetti di pittura e hanno enormi potenziali associativi.
Che cosa intendi per potenziale associativo?
Prima di tutto si evolveranno in farfalle quindi c’è questa metafora. Sembrano vulnerabili carini e pelosi ma hanno le loro armi, altri sembrano molto pericolosi ma stanno fingendo perché sono totalmente innocui. Sono anche affascinato dal loro appetito, alcune persone sono uguali consumano troppo ma non evolveranno mai in nulla di utile, rimarranno nello stato di bruco affamato per tutta la vita. Non hanno in sostanza nessun genere sono ancora bambini che non si preoccupano di nulla se non di crescere.
Da bambino giocavi con loro?
Li odiavo totalmente. Ci gioco ora, continuo a crescere ortica nel mio giardino come cibo per bruchi di farfalle occhio di pavone. Volevo fare un video mentre strisciavano sui genitali di alcuni miei amici. Li abbiamo presi la sera per girare le riprese la mattina ma durante la notte si sono trasformati in un bozzolo all’interno di un vasetto di vetro. Ci puoi credere? Hanno fottuto la mia visione artistica, ma hanno offerto qualcosa di più eccitante, la loro trasformazione in farfalle che dura solo una settimana.
Mostrerai questi quadri in alcune mostre?
Ho alcuni dipinti dei bruchi qui a New York con me, ma farò una mostra personale in Slovacchia in primavera e una a Roma nel mese di giugno. In autunno faccio una grande mostra personale nella Repubblica Ceca, ma non sono sicuro se mostrerò bruchi lì. Può essere che qualcosa di più interessante incroci i miei occhi nel giardino la prossima estate.
Che musica ascolti in studio mentre dipingi?
C’è un insano megamix di Britney su soundcloud che mi piace mettere perché mi manda in trance, mi piace anche ascoltare spesso l’album Fat of the Land dei Prodigy.