Sofia Coppola con tre film praticamente perfetti (The Virgin Suicides, Lost In Translation, Marie Antoinette) si è imposta come regista voce della sua generazione (o almeno una voce, di una generazione), dopodiché – nonostante un Leone d’Oro – sembra essere rimasta, agli occhi del pubblico, intrappolata in un limbo tra la consacrazione definitiva e il baratro.
Eppure, queste sembrano essere riflessioni che non la toccano.
On The Rocks, film che segna la collaborazione tra Apple TV+ e A24, è una storia piccola, ma diretta bene e scritta anche meglio, una commedia che riesce a parlare con leggerezza di sentimenti profondi.
Rashida Jones interpreta Laura, una scrittrice in crisi creativa; la sua vita si svolge al ritmo imposto dalle due figlie (il corso di danza, le mamme chiacchierone all’uscita della scuola, l’asilo, etc.) quando a un certo punto inizia a sospettare che il marito, Dean (Marlon Wayans), la tradisca con una collega.
Per lei gli anta si fanno vicini e una crisi di mezza età sembra incombere, chiede così consiglio a suo padre, Felix (Bill Murray), un donnaiolo impenitente, malizioso e affascinante, un mercante d’arte che sembra sbucato da un’epoca lontana.
Sornione, maschilista e antiquato, Felix – tra un Monet e un Cy Twombly – trascina la figlia in un’avventura “spionesca” con l’intento di smascherare il marito infedele.
Per padre e figlia è l’occasione per togliere un po’ di polvere rimasta sotto al tappeto per troppo tempo.
La trama è prevedibile, ma non importa, è solo un pretesto per mettere in scena il complicato, ma amorevole, rapporto genitore – figlia: Laura è lucida sui difetti del padre, ma anche su quanto lui sia premuroso e protettivo nei suoi confronti.
Con On The Rocks Sofia Coppola torna a un cinema più personale, intimo, quasi dimesso diranno i più distratti, sul quale aleggia l’ombra di una suggestione autobiografica.
Una creativa in crisi alle prese con un padre ingombrante e stimato da tutti nonostante l’aria cialtronesca, protagonista di un’epoca al tramonto in cui agli uomini di potere tutto era permesso.
L’autrice non giudica i suoi personaggi, né il proprio alter ego né il padre scomodo, li osserva e li descrive con dolcezza e tratti leggeri, celebrandone l’incontro piuttosto che, come sarebbe stato più ovvio, lo scontro.
Bill Murray fa Bill Murray al suo meglio, Rashida Jones gli tiene testa alla perfezione.
Anche la colonna sonora suona come un personal jukebox, con brani jazz che sottolineano l’aspetto più malinconico di New York, come I Fall in Love, Too Easily di Chet Baker e In Orbit di Clark Terry con Thelonious Monk, altri elettronici che riportano alla contemporaneità della vicenda, come Find Me di Porches, Identical e Too Young dei Phoenix.
Sono i suoni di due generazioni che hanno imparato a convivere. E per l’angolo “c’è anche un po’ di Italia” spunta anche Mina che canta Nessuno durante un appostamento alla Woody Allen.
On The Rocks non è destinato a diventare iconico come le prime opere della regista, ma questa sembra essere l’ultima delle sue preoccupazioni, con tocco fermo e mano esperta “la Coppola” ha realizzato un film elegante, divertente, piccolo e – a suo modo – confortevole, anche grazie a un alone (involontario?) di compassata nostalgia che celebra l’indulgenza del tempo sulla memoria.