Di storie orrende ne è pieno il mondo, di gente uccisa, maltrattata, denigrata, o messa a tacere solo perchè queer e black ne è ancor più pieno. Nell’anno degli orrori, che poi è questo 2020, di cose orrende ne sono venute fuori una dopo l’altra, ma per fortuna then comes the sun e con esso anche la necessità, l’urgenza, la voglia di risalire e gridare al mondo chi siamo, senza vergogna, senza paura, senza se e senza ma.
Come ha fatto Jordan Anderson, fondatore di MQBMBQ, acronimo di My Queer Blackness, My Black Queerness, ma anche uno che sa cosa fa e sa di cosa parla, che oggi trovar persone del genere equivale a cercare un ago in un pagliaio.
A quanto pare però Converse sa trovare gli aghi nel pagliaio, così, una volta trovato ha deciso di collaborare con MQBMBQ per la creazione della piattaforma digitale The Queer Black RItalian Experience.
“My Queer Blackness, My Black Queerness” è un progetto digitale che espolora le molteplici sfaccettature esistenti dell’identità delle persone queer black, con l’obiettivo centrale di costruire una piattaforma digitale per celebrare l’esistenza delle identità LGBTQ+ black nella società italiana.
Il progetto è fondato e diretto, come dicevo, da Jordan Anderson, che mira a mettere in evidenza l’esperienza delle persone queer black, lanciando connessioni e collaborazioni tra giovani creativi e organizzazioni leader nel settore creativo.
L’abbiamo intervistato per capire cosa c’è nella testa di un ragazzo di 22 anni che ha vissuto cento vite e raccontato mille storie.
Parlaci di The Queer Black Italian Experience
The Queer Black Italian experience è un progetto creato in collaborazione con Converse e MQBMBQ per esplorare le realtà di cosa significhi essere Black e Queer in Italia. È un progetto nato con l’intenzione di creare piattaforme e mettere in luce le storie di persone come me e molti altri e creare uno comunitario / safe space tra di noi in una società in cui siamo molto spesso trascurati.
Per quanto se ne parli, pare che essere queer e neri allo stesso tempo in Italia non è così semplice. Come mai?
Perché viviamo in una società che è principalmente eteronormativa e molto eurocentrica, quindì naturalmente l’omofobia e il razzismo sono cose che esistono in tali spazi. Essere vittima di uno di questi pregiudizi è una lotta che molti di noi affrontano, ma doverli sottomettere entrambi, spesso allo stesso tempo è di per sé una lotta completamente diversa.
Questo succede anche nella moda?
Sì, soprattutto in Italia, Milano è indietro in termini di diversità rispetto a tutte le altre città di moda. È qualcosa che abbiamo cercato costantemente di combattere come persone di colore nel settore, ma non è sempre così facile come si potrebbe sperare.
Cosa ti aspetti da My Queer Blackness, My Black Queerness (MQBMBQ)?
Mi aspetto cameratismo, elevazione, gioia, dialogo, dibattito e molti altri modi in cui possiamo celebrare noi stessi come persone queer nere con la speranza che la visibilità della nostra esistenza stimoli una sorta di conversazione costruttiva all’interno della società.
Secondo il tuo punto di vista, cosa dovrebbe fare il sistema moda italiano per fermare, o quantomeno contenere, l’ondata di razzismo e sessismo che pervade la società?
Quello che deve essere fatto è qualcosa di piuttosto semplice, ed è di ascoltare. Ascolta le persone che chiedono il cambiamento, perché fortunatamente quelle voci ti stanno dicendo esattamente cosa deve essere fatto e esattamente cosa deve cambiare all’interno del sistema, è solo una questione di se le persone sono disposte a uscire dalle loro comode bollicine e agire o ignorare le voci.
Creative Direction Jordan Anderson
Photography Sivlia Rosi