Un esperimento nato per scacciare la noia si è trasformato in una delle dirette IG più seguite durante il lockdown. Ora diventa un disco intitolato Songs from the Kitchen Disco: Sophie Ellis-Bextor Greatest Hits.
Che Sophie Ellis-Bextor fosse una regina della disco lo sappiamo dai tempi in cui giovanissima scalò le classifiche con Groovejet featuring del dj Spiller. Un classico che ancora oggi (se si potesse) balleremmo nei club.
Erano i primi anni 2000 quando uscì il suo primo album Read My Lips e il suo concentrato di hit da Take Me Home alla leggendaria Murder on the Dancefloor. Da allora Sophie Ellis-Bextor ha flirtato con diversi lati della musica, dall’indie. al pop, al romanticismo di un orchestra e oggi torna con un greatest hits nato per caso in pandemia.
Kitchen Disco era il venerdì sera di Sophie Ellis-Bextor quando dalla sua cucina in un outfit rigorosamente in paillettes e zatteroni ai piedi, intratteneva il suo pubblico da Instagram cantando canzoni dal suo repertorio e cover, per sconfiggere la noia.
Una diretta che è diventata virale e che ha visto Sophie Ellis-Bextor incantare l’Inghilterra e non solo. Il tutto attorniata dai suoi cinque figli, tra gattonamenti, salti sul divano e urla come fosse un loro momento famigliare privato.
Insomma Sophie Ellis-Bextor aprendo le porte della sua cucina per cantare, ha contribuito ad innalzare lo spirito di una nazione e non solo. Ecco cosa mi ha raccontato:
Seguo la tua carriera dai tempi dei Theaudience sul finire degli anni ’90, per cominciare ti chiedo qual è il ricordo più bello che hai di quegli anni?
Oh wow, difficile rispondere… ma pensandoci direi il giorno in cui ho firmato il mio contratto discografico: avevo 18 anni e avevo appena fatto l’esame di maturità e portai con me due amiche, la casa discografica mi aveva regalato una bottiglia di champagne e abbiamo passato una giornata lungo la riva del fiume super entusiaste a bere.
Ho visto alcune delle tue dirette IG dalla tua Kitchen Disco e devo dire che sei diventata la regina del clubbing durante i giorni di quarantena. Sei stata così glamour e spontanea in quella dimensione con i tuoi cinque figli che gironzolavano. Come ti è venuta l’idea di cantare i tuoi successi in cucina e ti aspettavi un così grande successo?
E’ stata un idea di mio marito Richard, un giorno mi disse perché non facciamo uno show e io ho pensato fosse impazzito. E’ stato anche un po’ rischioso perché il mio ultimo figlio aveva 14 mesi e gattonava ovunque quindi dovevo avere mille occhi mentre cantavo. Non avevo la minima idea del responso che avremmo ottenuto ma non parlo solo in termini di visualizzazioni, ma cosa avrebbe significato per noi, è stato un momento felice e liberatorio in un momento molto pesante per tutti. Ci ha veramente aiutati a sorridere, ci teneva occupati anche nello scegliere e nel provare le canzoni, è stato un momento di sollievo.
Credi che le dirette di Instagram ci abbiano aiutato a superare il lock down?
Credo che siano state un modo simpatico per connetterci, abbiamo perso un po’ tutto ciò che è spontaneo e carino, le persone tendono a condividere poco di se stesse e a mostrare più l’apparenza sui social. Credo che queste dirette abbiano liberato la spontaneità delle persone. Non parlo di celebrità ma di tutti, Instagram in quarantena era molto democratico perché vedevi semplicemente amici che chiacchieravano, persone che mostravano loro abilità artistiche, veramente di tutto e questo mi è piaciuto. Mi sono fatta un sacco di amici nuovi su Instagram, persone che hanno piccole attività, artigiani, profili che ho scoperto e cominciato a seguire.
Quando hai deciso di trasformare questa serie di livestream in un greatest hits?
Non era pianificato, quando è arrivato il lockdown tutto quello che avevo pianificato è stato messo in pausa. Subito dopo però mi sono resa conto di quanto fosse stato importante per me questa esperienza e quanto sarebbe stato bello portarla in giro, così nel mentre ho deciso di immortalarla in un greatest hits con tutti i singoli e alcune cover che ho cantato durante le dirette. Songs from the Kitchen Disco: Sophie’s Ellis-Bextor Greatest Hits è un tributo, una celebrazione a questa esperienza meravigliosa.
In Songs from the Kitchen Disco ci sono tutti i tuoi singoli pubblicati più alcune cover che hai cantato durante le dirette come True Faith dei New Order, My Favourite Things di Judy Garland, il singolo Crying at the discotque e Do You Remember the First Time? dei Pulp che è quella che mi ha più incuriosito, come le hai scelte?
Sì sono tutti i miei singoli più una versione nuova di Groovejet perché non ho mai avuto la possibilità di pubblicare l’originale così ho fatto la mia versione. Le cover sono state scelte per puro divertimento perché Kitchen Disco aveva questo scopo, potrei esibirmi in cucina tutto il giorno ora!Ahahahah! Per quanto riguarda i Pulp sono una loro grande fan, mi ricordano quando avevo 15/16 anni e tutto ero una scoperta compreso il mio gusto per la musica. Andavo a ballare con le amiche, c’era il brit pop… sono tutt’ora connessa con quel periodo della mia vita.
Hai scelto come singolo Crying at the Discoteque nella versione resa celebre dagli Alcazar e il video è girato in tutte le venue per concerti più famose di Londra tra cui la Bush Hall, l’Heaven, l’Apollo Theatre. me ne parli?
La cosa più istintiva per una canzone come Crying At The Discotheque era quella di girare il video in una discoteca o in un club, ma di recente ho pensato così tanto a tutti i miei musicisti e amici della troupe che non possono lavorare in questo momento. Così ho deciso di fare un video ambientato in diverse location vuote di Londra per mettere in risalto tutto quello che al momento è in pausa. È stato strano e commovente esibirmi in quei posti vuoti quando ci ho cantato in precedenza davanti a centinaia di persone ed erano così pieni di vita. Spero che faccia arrivare alle persone il divario culturale di questo momento. Per quanto riguarda la canzone credo abbia un testo molto poetico e che parli di tutte qeulle cose che ci mancano al momento. Mi piace molto la produzione disco di questo pezzo, sta molto bene nel disco e poi uscì nel 2000 quindi è una coetanea di Groovejet, e questo mi diverte.
Nel tuo ultimo album The Song Diaries i tuoi brani più celebri rivivevano suonati da un orchestra, ora direi che con The Kitchen Disco hai pubblicato di fila due greatest non convenzionali…
Ahahahah! E’ vero a distanza di un anno e mezzo, e pensa tutto quello che è cambiato da allora. Quando ho pubblicato The Song Diaries l’ho fatto per portare qualcosa di nuovo alle mie canzoni. Quest’anno mi sono goduta la nostlagia e il poter cantare canzoni che non cantavo da anni nella loro versione originale. La lezione è che sia nella musica come nelle relazioni non sai mai cosa può cambiare. La musica quest’anno è stata importantissima, ma credo per tutti non solo per me.
Hai una fan base LGBTQ+ molto forte, cosa credi abbia creato questa connessione speciale con la comunità?
Non sono molto brava ad analizzarla ma so che molte delle cose che hanno risonanza con me, con i miei gusti musicali, l’amore che ho per l’arte, si incastrano perfettamente con la cultura LGBTQIA. I gay club sono i posti in cui ho imparato ad esibirmi ad acquisire consapevolezza, i concerti nei club gay hanno formato la performer che sono oggi. E’ una relazione molto importante, come quando trovi una tribù in cui ti senti capita, ti trovi a tuo agio e puoi sentirti pienamente te stessa e celebrare la tua diversità invece di conformarti alla società e fingere di essere quello che non si è.
So che avevi in programma di fare alcune date con la serata gay itinerante Sink The Pink, me ne parli anche se ora è in stand-by?
Certo, il mio caro amico Glen ha messo in piedi questo party gay incredibile, c’è un atmosfera bellissima, le persone sono vestite e truccate benissimo, si percepisce quell’atmosfera in cui tutto può succedere. E’ davvero divertente e loro sono molto carini, lo scorso anno come ospite ci fu Melanie C in tour con loro, io recuopererò l’anno prossimo!
Hai cinque figli meravigliosi, qual è il tuo punto di vista sul genere, come ti senti riguardo al fatto che i ruoli di genere sono ancora imposti ai bambini attraverso la cultura del consumismo?
In casa nostra siamo totalmente contro l’imposizione di genere. Non ho nessun problema con i giochi con cui desiderano giocare, è una scelta libera e loro.
Quando ebbi il primo figlio ricordo che rimasi scioccata perché quando mi accorsi che le persone nutrivano nei suoi confronti una sorta di aspetattiva solamente perché è maschio. In casa siamo molto aperti, i bambini possono seguire le loro passioni e abbiamo un dialogo molto aperto e sincero. Saranno chi dovranno essere non sono di certo io o la società a scegliere per loro. Essere un bambino o una bambina è un informazione non è un fattore che ti definisce. Io ho cinque figli maschi ma questo non significa che io debba avere delle aspettative solo in base alla loro identità sessuale. E’ da pazzi.
Dovremmo essere tutti più open minded e non pensare che la personalità di un bambini si possa definire tramite un giocattolo. Dovremmo essere tutti più fluidi, meno binari e la società sarebbe decisamente migliore.
Parlando di look sembra che tu abbia una passione per paillettes e platform, hai un outfit preferito?
Hahahaha è vero! Amo i catsuit come quello che indosso nel video di Crying at the Discotheque perché credo che mi diano forza, mi rendono più potente, mi fanno sentire un super potere e quando mi esibisco non voglio sembrare vulnerabile. E posso muovermi come voglio senza preoccuparmi di cosa indosso.
L’ultimo album di cui ti sei innamorata?
Ti dico una canzone, Peacefull Afternoon di Rufus Wainwright.
Ah! Un ultima domanda: la tua cucina era arredata per l’occasione o sembra sempre una discoteca?
L’avete vista esattamente com’è sempre in tutto il suo splendore.
Sophie Ellis-Bextor