Refael Salem è un pittore Israeliano che emoziona delicatamente con i suoi quadri che sono un connubio tra intimo e poetico. La fisicità nuda prevalentemente maschile è a stretto contatto con madre natura. Avviene che uomo e natura si completino e si valorizzino vicendevolmente. Ritornando ad un contatto puro e primordiale, e decisamente libero.
Refael Salem nasce nel 1985, vive e crea i suoi dipinti a Tel Aviv. Ha studiato arte alla Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme. Refael coglie attimi di fragilità e vulnerabilità dei suoi soggetti, che diventano i protagonisti di queste fiabe visive e racconti di una giovinezza con tutte le sue sfumature più delicate ed innocenti. Come se tutto fosse condito dalla poesia e dalla letteratura. Figure in armonia con lo spazio naturale in cui sono collocate come protagonisti di un compiacimento universale.
I tratti di colore e le pennellate eseguite da Salem sono rivelatrici, aggiungendo un’atmosfera a questi quadri, rivelando dei giovani corpi che trasmettono intimità, paure e ansie, in armonia e disarmonia con la natura che li circonda.
C’è qualcosa di fantastico e leggendario nel tuo lavoro, potresti parlarne per favore?
La fantasia gioca sicuramente un ruolo importante nella mia ispirazione. Il tipo di avventure che un ragazzo potrebbe sognare: luoghi sicuri in cui poter vagare e scoprire, da solo o con un gruppo di amici intimi. In questi dipinti racconto una storia, spesso il personaggio principale si arrampica su una montagna o su un albero. Esplora una grotta o fa una nuotata, immerso nel suo ambiente, cercando di assorbire tutto.
Anche l’atmosfera e la “sensazione” del luogo sono in effetti un riflesso di ciò che il personaggio sta provando: hanno lo scopo di completarsi e migliorarsi a vicenda, consentendo allo spettatore di osservare più da vicino l’anima del protagonista.
La giovinezza e l’intimità sembrano essere due temi principali dei momenti sinceri che rappresenti nel tuo lavoro. Talvolta c’è anche un altro aspetto è forse la paura?
Non sono sicuro che paura sia la parola giusta per quello che voglio che i dipinti rappresentino, almeno non coscientemente, forse la chiamerei fragilità.
Mi ritrovo attratto dalla fragilità e dall’innocenza della giovinezza e dai momenti intimi che rimangono con una persona per il resto della sua vita. Un luogo o un sentimento dove vuoi sempre tornare anche quando invecchi.
Da dove viene la tua arte?
La mia arte nasce dal voler esprimere me stesso e i miei sentimenti. E’ influenzato da vari temi ed argomenti che tratto a livello personale. Proprio come la tavolozza dei colori, che è cambiata negli ultimi anni suppongo, in base al mio stato emotivo.
Come scegli i tuoi modelli?
Non esiste un metodo che mi guidi in queste scelte.
Com’è essere un artista a Tel Aviv?
Tel Aviv è un posto meraviglioso in cui vivere, molto aperto, attivo e coinvolgente. Anche se si potrebbe dire che Tel Aviv è una delle città più aperte e lungimiranti al mondo, penso che la scena artistica locale sia ancora piuttosto conservatrice. Alcune gallerie trovano ancora difficile esibire apertamente l’intimità maschile e la nudità. Questo però sta lentamente cambiando. Puoi anche trovare mostre d’arte sorprendentemente piacevoli in altri luoghi di Israele come Haifa e persino Gerusalemme, che potresti invece sospettare siano due città ultra-conservatrici.
Hai sempre voluto essere un artista?
Sono cresciuto in una famiglia e in un quartiere abbastanza ortodossi, da bambino non ero molto indirizzato all’arte, ma quando ho compiuto 13 anni, si potrebbe dire che stessi cercando una via d’uscita. Ho sentito di Thelma-Yellin che è la principale (e forse l’unica) scuola media superiore focalizzata sugli studi artistici. Mi sono iscritto non sapendo davvero in cosa mi stessi buttando. Da quel momento in poi è stato chiarissimo che avevo trovato il mio scopo nella vita e continua ad esserlo.
Quanto è importante la poesia per le tue creazioni?
La poesia è la chiave dei miei dipinti, ne sono molto influenzato e spero che si manifesti nei dipinti. Spesso una canzone o anche una singola riga di una canzone può innescare un nuovo dipinto.
Che significato ha per te la natura e il rapporto con essa?
C’è una certa dualità nel modo in cui guardo la natura. Da una parte l’amo e l’ammiro assolutamente, i colori, i suoni, gli odori degli spazi aperti. Dall’altra parte la trovo spaventosa, a volte per le sue dimensioni e profondità travolgenti.
Quando osservo il mare, ad esempio, mi ritrovo ipnotizzato e terrorizzato allo stesso tempo, sentendomi così piccolo in confronto.
Userei parole come fragilità e vulnerabilità guardando la tua pittura, sei d’accordo con me?
Immagino di usare le stesse parole per descrivere i miei dipinti, quindi non posso dissentire. La parte di vulnerabilità deriva principalmente dall’aprirsi allo spettatore senza filtri, non per aver fatto qualcosa di sbagliato o per finire in una posizione compromettente. Si tratta di riconoscere ciò che il personaggio sente quel momento.
Quindi ami la pittura figurativa, nonostante a volte nel mondo dell’arte sia considerata fuori moda?
Non mi importa molto di ciò che è di moda o meno. La pittura figurativa è spesso considerata obsoleta in alcuni luoghi, la trovo ancora il modo migliore per esprimermi.
Faccio solo ciò che mi attrae, mi incuriosisce e mi interessa senza dar peso a ciò che potrebbero pensare gli altri. Immagino sia il modo migliore e unico per creare.
Detto tra di noi, trovo che i ritratti a volte siano più impegnativi: doversi concentrare su un soggetto con pochi o nessun elemento di supporto. Catturare comunque l’emozione e raccontare una bella storia è ciò che distingue un grande ritratto da qualsiasi altro dipinto.
Dove trovi i volti che dipingi?
Cerco modelli che trovo interessanti, soprattutto il loro viso, l’espressione o lo sguardo in varie pose. Solitamente parto da lì. La mia ricerca è principalmente online.
Cosa ti attrae in un viso? Sono gli occhi, la linea delle labbra o il sorriso?
La prima cosa e ciò che mi attrae di più è lo sguardo del personaggio, il modo in cui guarda il mondo e ciò che trasmette. La capacità di connettersi direttamente con lo spettatore è la cosa più importante. L’espressione ovviamente si manifesta anche in altri tratti del viso, quelli su cui posso lavorare e con cui posso giocare mentre dipingo. Oltre a ciò, il viso dove essere giovanile e trasmettere l’innocenza che caratterizza i miei dipinti.
Che cos’è il buon gusto?
Il gusto è negli occhi di chi guarda. Credo che il gusto sia il risultato della morale, delle convinzioni e dell’educazione di una persona. Per me consiste nel restare onesto con il mio vero io, essere aperto e riflettere intenzioni pure.
I tuoi dipinti sono basati su immagini di bellissimi uomini nudi. Stai cercando di provocare in qualche modo?
La nudità nei miei dipinti non proviene da un luogo di sfida, ma da un luogo innocente. Uno stato naturale dell’essere, un’esplorazione del sé e del corpo.
La nudità dovrebbe essere più accettata?
Di sicuro, nella nudità trovo qualcosa di primordiale, libero ed innocente. Qualità che dovrebbero essere celebrate e non confuse con la connotazione sessuale della nudità che alcune persone tendono ad evitare per ragioni morali.
Questo è un altro aspetto chiave nel modo in cui voglio che i miei dipinti vengano visualizzati.
Qual è la cosa più bella di un uomo nudo?
Quando guardo un potenziale modello, lo vedo attraverso i filtri di forme e colori. Mentre dipingo un corpo nudo, queste sono le cose a cui tengo maggiormente oltre alla capacità di catturare la forma, così come la luce e l’ombra, che sono uniche per la posa specifica.