Nonostante l’anno sia da dimenticare, possiamo dire che la musica ci ha salvato senza mai abbassare la guardia, regalandoci momenti memorabili. Ecco la nostra top twenty dei migliori album del 2020. Who’s gonna be on top?
20 – Beabadoobee “Fake It Flowers” (Dirty Hit)
Dipinta come l’eroina grunge dei tempi moderni Beabadoobee ha conquistato critica e pubblico ancor prima di questo debutto. Se vi piace o vi manca l’alt rock degli anni ’90 fatevi avvolgere dalla voce e dalle chitarre di Beabadoobee e vi sentirete coccolati e appagati dalla sua talentuosa vena compositiva. Un album di debutto sia tagliente che tenero, che racconta i conflitti interiori degli amori adolescenziali e i conseguenti crepacuori, ma intriso di sogni e speranze.
19 – Ela Minus “Acts of Rebellious” (Domino)
La techno punk fai-da-te di Ela Minus nasce a Bogotá ma resiede a Brooklyn. L’album di debutto di Minus è stato alimentato da un mantra scarabocchiato su un diario dopo l’elezione di Donald Trump nel 2016: “Musica brillante per tempi bui”. Ora di Trump ce ne siamo liberati ma la battaglia per un mondo migliore deve iniziare al più presto e Acts of Rebellious è la colonna sonora perfetta per vincerla. In questo album inni dance come Megapunk si mescolano a sonorità ambient come in Dominique la portavoce del disco.
18 – Austra “Hirudin” (Domino)
Lo so gli Austra sono un po’ troppo sempre fedeli a loro stessi, ma a me basta sentire la voce di Katie Stelmanis con i suoi buffi gorgheggi da vocalist con una formazione classica, per mettermi di buon umore. In realtà questo album un po’ bistrattato è il più dinamico della sua carriera – dico sua perché Austra nasce come un collettivo ma è la Stelmanis a tirare i fili di tutto e questa volta lo ha fatto da sola – crea grandi momenti pop senza allontanarsi dalla stranezza e dalla discordanza che ha sempre contraddistinto la sua musica. E poi si lascia cantare dall’inizio alla fine.
17 – Halsey “Manic” (Capitol)
Manic è il terzo progetto dell’americana Halsey, pubblicato all’inizio del 2020 l’album è formato da 16 tracce, tra cui tre interlude realizzati con Suga dei BTS, Dominic Fike e Alanis Morissette. Il disco ideale seguito del precedente Hopeless Fountain Kingdom del 2017 è sicuramente il più personale poiché Manic trasmette ogni tipo di emozione, il riuscire ad essere chiari e onesti con se stessi ammettendo le proprie fragilità, la propria forza e il desiderio di andare avanti. La capacità con cui Halsey riesce a farti entrare in connessione col mondo e più nello specifico con una comunità fatta di cuori rotti e ferite da rimarginare è insostituibile
16 – Ellie Goulding “The Brightest Blue” (Universal)
Un album con una gestazione lunghissima i cui singoli di maggior successo sono inseriti come bonus, tanta era la distanza di pubblicazione dall’album, parlo di Hate Me feat. Juice World e Close to Me con Diplo e Swae Lee. In realtà trovo questo album molto coraggioso dall’opening con Start feat. Serpentwithfeet alla voce tagliuzzata di Love I’m Given fino a Tides, un omaggio alla dance dei francesi The Blaze tra le ispirazioni conclamate di questo ambizioso disco pop.
15 – Aluna “Renaissence” (Mad Decent)
Aluna del duo british AlunaGeorge spicca il volo da sola ed entra nelle grazie della scuderia di Diplo, quindi vola oltreoceano e firma per la Mad Decent. Tanta ironia e tanta dance, un disco uscito durante il primo lockdown e sicuramente perfetto per dare sfogo a tutta la nostra voglia di ballare e cantare repressa. Provate star fermi con i ritmi anni ’90 di Body Pump o suoni glitch pop di Warriors e poi …che voce soul!
14 – Fiona Apple “Fetch the Bolt Cutters” (Sony)
Fetch the Bolt Cutters è un lavoro eccezionale ma strano anche per coloro che conoscono musicalmente Fiona dal primo album. Un lp che vibra, schizofrenico, che rotola e tintinna senza sosta. La musica accompagna la voce di Fiona che mai come ora è stata colma di sfumature che raggiungono singhiozzi in estasi mentre sfida il pianoforte, sempre protagonista, che gareggia con lei accarezzandosi e si spingendosi l’un l’altra amorevolmente. Fetch the Bolt Cutters una volta entrato è difficile da dimenticare e nonostante un primo ascolto ostico, poi resta nella testa come quei capolavori che ti lasciano senza parole e non se ne va più via.
13 – Annie “Dark Hearts” (Annie Melody)
A dieci anni dal suo predecessore la cantautrice svedese Annie pubblica Dark Hearts, un lavoro registrato in una casa infestata da fantasmi, che segna un allontanamento dall’energia da club per cui la conosciamo, concentrandosi invece su un synth pop dark e nebbioso. Le tracce sono costruite attorno a strati vaporosi di sintetizzatori soffici che formano un ambiente confortevole per la voce di Annie che suona più eterea e forte allo stesso tempo. Un album che consiglio di ascoltare in cuffia e che vede i suoi picchi in The Streets Where I Belong e American Cars.
12 – Kesha “High Road” (Universal)
Kesha con High Road vive un viaggio alla scoperta di se stessa. Alla spavalderia e alla forza che emergono nelle tracce più grintose del disco, si alternano ballad e pezzi più depre che raccontano la sua vita, dalla difficoltà di crescere senza un padre all’importanza che l’amicizia ha per lei. Insomma un po’ un ibrido tra Animal e quel caoolavoro che fu Rainbow. Questo album ha un non so che di maturo misto a vulnerabilità e alla pagliacceria tipica di Kesha. Il tutto in un equilibrio moderno e soprattutto credibile.
11 – Perfume Genius “Set My Heart On Fire Immediately” (Matador)
Il quinto album di Mike Hadreas è il suo più ambizioso. Perfume Genius è ormai un esperto di musica pop la cui visione si allarga incorporando nuovi elementi album dopo album pensiamo a quanta strada ha fatto dalle sue prime registrazioni diy in cameretta. Mutazione che si vede anche nella cover in cui appare come un operaio macho e non più un fragile ragazzino in maglia a rete. Come ci si potrebbe aspettare dal titolo, Set My Heart On Fire Immediately è un album elaborato, drammatico ed esigente, non è di certo il tipo di arte a cui si arriva con leggerezza ma la sua forza è che funziona sia che si ascolti come sottofondo che con estrema profondità, direi che è un disco costruito su più livelli emotivi. Insomma ci ha sempre abituati talmente bene che siamo già pronti alla prossima evoluzione.
10 – Glass Animals “Dreamland” (Polydor)
Questo terzo album dei Glass Animals è stato segnato da un trauma collettivo quando il batterista, Joe Seaward, subì una lesione cerebrale quasi fatale. Un evento che ha portato la band verso un lungo percorso introspettivo e di riflessione e che ha poi partorito Dreamland. Un disco intimo intervallato da registrazioni casalinghe che il frontman Dave Bayley ha ritrovato nella soffitta dei genitori. Dreamland conserva il suono allucinogeno della band di Oxford ma in modo più autobiografico, svelandosi come mai prima. Un disco che è un lungo flusso di synth, cori inaspettati come quelli di Tangerine, o la produzione ardita di Tokyo Drofting. Un album dream pop creato per non pensare alla realtà dopo averne però preso coscienza.
09 – The Weeknd “After Hours” (Universal)
Uno dei dischi più passati dalle radio ad ogni singolo pubblicato, After Hours e l’album più di successo di The Weeknd che ha scatenato la polemica, severa ma giusta, per non aver ricevuto nomination ai Grammy 2021. Un disco furbo che cita ogni sfumatura degli anni 80 dal synth pop alla new wave mescolata al suo inconfondibile cuore dark e al sesso, come in un film di Cronenberg.
08 – Kylie Minogue “Disco” (BMG)
Disco è il titolo del disco e quello che ci troverete dentro, ne più ne meno, un album patinato, glam scintillante che ci riporta una Kylie che da un po’ mancava. Indossate le scarpe da ballo e premete play non vi fermerete sino all’ultima traccia con Supernova e Real Groove a farvi raggiungere il climax.
07 – Taylor Swift “Folklore” (Island)
Che dire, Taylor Swift che la si odi o la si ami è una macchina inarrestabile soprattutto in USA. I suoi album passano da capolavori pop come 1989 a mezzi pasticci come Lovers ma in Folklore, uscito a sorpresa quest’anno troviamo una Taylor intima e sincera che fonda nel folk più puro la sua ispirazione. Certo al suo fianco ci sono Aaron Brooking Dessner dei The National, Bon Iver e l’inseparabile re mida del pop Jack Anthonoff. Ma questo dimostra anche la sua credibilità al di fuori del suo settore.
06 – Dua Lipa “Future Nostalgia” (Warner)
Dua Lipa è sicuramente una delle artiste protagoniste di questo 2020, facendoci ballare in un anno che in realtà ci ha tenuti immobili. Future nostalgia è divertente, pop, molto anni ’80 ma non moderno, come il titolo del disco vorrebbe ammiccare. Le undici tracce fanno si che Dua sia diventata la nuova wonder woman del puttan pop con un tour tutto sold out hainoi rimandato ad autunno 2021. Con i singoli straordinari quali Don’t Start Now e Physical, Dua ha abbinato ritornelli catchy e dolci a sintetizzatori funky, mentre canta di lussuria, amori e rotture. In un lungo momento d’incertezza, come quello che tutti abbiamo vissuto, la 24enne ha portato spensieratezza, colore e tanto sex appeal regalandoci anche uno dei concerti in streaming più belli dell’anno: Billie Eilish sei in ascolto? La domanda che mi pongo però è: avremo ancora voglia di ascoltare questo disco pop perfetto il prossimo anno?
05 – Ariete “18 anni” (Bomba Dischi)
Cover star del numero di dicembre di TOH! inutile raccontarvi quanto ci piaccia e quanto crediamo in lei. Arianna del Ghiacco in arte Ariete ha pubblicato due e.p. quest’anno e sono entrambe una bomba, questo è il secondo, Spazio era il primo, ma scegliere tra i due è stata dura. Con la sua voce delicata che sembra stia per rompersi ma regge sempre ed il coraggio nello scrivere testi senza filtri, Ariete è pronta a sconfiggere i pregiudizi e ad abbattere le barriere delle etichette che troppo spesso si usano quando si ha davanti qualcosa di diverso, che dovrebbe essere normale.
04 – Christine and the Queens “La Vita Nuova” (Because)
Vi dico la verità solo dopo aver letto il titolo in italiano ho avuto un sussulto, penso che Christine sia l’artista del decennio e quel che deve darci abbiamo appena iniziato a vederlo. Detto questo, La Vita Nuova EP non è un enorme passo avanti rispetto a CHRIS suo predecessore, ma non è necessario che lo sia. Questo EP è la prova che la superstar francese continuerà a lasciare i suoi coetanei dietro di se ad assaporarne la scia. La presenza di Caroline Polachek nella title track è perfetta le due artiste sono in totale simbiosi, una traccia straordinaria basata su synth accattivanti che mescolano il pop alla dance in modo perfetto. La sua cadenzata voce anglo-francese si fa accompagnare da un basso anni ’80 in People, I’ve Been Sad mettendo a nudo l’emozione cruda e nostalgica che contraddistingue da sempre la musica di Héloïse Letissier. Il tutto accompagnato da un cortometraggio meraviglioso, perché nessuno oggi sa incorporare il teatro nel pop come lo sa fare Christine. L’unico difetto di questo EP è che dura poco.
03 – Jesse Ware “What’s Your Pleasure?” (Universal)
Quest’anno è stato contrassegnato dal vestirci senza un posto dove poter andare, ma Jessie Ware ci ha spinto comunque verso il suo dancefloor immaginario con il suo quarto album concepito dentro ad una mirror ball. Insomma What’s Your Pleasure? è arrivato come una benedizione e ci ha intrattenuto, distratto, fatto sognare come nessun altro album quest’anno (sorry Kylie). Jesse scarta le sue ballate potenti e le sostituisce col ritmo dei club, non a caso la cover riprende la celebre Polaroid scattata negli anni ’70 da Andy Warhol a Bianca Jagger, ve ne siete accorti? Il lato elegante, spensierato e sexy degli anni ’70 si adatta al suo nuovo stile da regina della disco music. Insomma Jesse canta Save a Kiss ma in realtà ci ha salvato l’estate.
02 – Charli XCX “How I’m Feeling Now” (Warner)
Charli XCX è l’artista più avant-garde che ci sia e purtroppo se ne sono accorti ancora in troppi pochi. Questo album arrivato a sorpresa e totalmente creato in lockdown dimostra le sue doti artistiche e la sua abilità nel riuscire a connettere più talenti per creare qualcosa di mai sentito prima. Dovendolo descrivere direi che è il pop del futuro, ma lo dicevo già otto anni fa, fate voi, e non si è mai ripetuta.
01 – HAIM “Woman In Music Pt.III” (Universal)
Doveva uscire in primavera, fu rimandato in autunno causa COVID ma poi se ne sono fregate e lo hanno pubblicato a luglio per fortuna, perché questo album è l’estate, e non poteva uscire in altra stagione. Un album sperimentale ed emotivamente carico che suona allo stesso tempo punk, vulnerabile e rassicurante. Woman in Music pt.III è un album che parla di avere il coraggio di non guardarsi mai in dietro (The Steps) , è la colonna sonora dei tramonti di LA (Summer Girls), di cuori spezzati (Don’t Wanna) e di risvegli notturni carichi d’ansia (I Know Alone). Le HAIM si sono leggermente allontanate dal pop rock dei loro due album precedenti, combinando a queste sonorità un elettronica sottile e dark e un elegante r&b creando un album introspettivo e tremendamente coeso. Un’evoluzione inaspettata con un songwriting eccelso che non vediamo l’ora di ascoltate dal vivo, dove le tre sorelle Este, Danielle e Alana sono una forza della natura.