The Prom: il musical più politically correct di sempre.

The Prom è il nuovo musical di Netflix diretto dall’insuperabile Ryan Murphy in arrivo l’11 dicembre.

Ryan Murphy è il nuovo re Mida di Netflix, avendo sottoscritto un contratto di 300 milioni di dollari per cinque anni, forse anche per questo il movimento lgbt deve al suo potere prodotti come “Hollywood” o come l’opinabile resurrezione di una pièce ghettizzata negli anni ’70 come “The Boys in The Band”. 

The Prom
MELINDA SUE GORDON/NETFLIX © 2020

Ora, Per la serie “cose da vedere a Dicembre su Netflix”, arriva The Prom con un cast stellare e una storia al limite del politically correct.

The Prom è il nuovo musical formato Broadway ispirato a una vera vicenda di discriminazione sessuale accaduta nel 2010 in Mississippi.

The Prom” è un musical politicamente ipercorretto e detto così non viene voglia a nessuno di vederlo, se non a quella fetta di Gay di mezza età nostalgici che cucinano ascoltando Mina, per intenderci.

Ma a riscattare “The Prom” dalla banalità edificante c’è l’ironia sul “celebrity activism”, cioè sull’impegno civile di certe star a scopo puramente promozionale. 

The Prom
MELINDA SUE GORDON/NETFLIX © 2020

Due celebrità di Broadway, Dee Dee Allen (una sempre in forma e bellissima Meryl Streep) e Barry Glickman (James Corden) sono reduci da una stroncatura che avrei potuto scrivere io di un loro tremendo musical su Eleanor Roosevelt.

Dai social spunta però un’occasione per farsi pubblicità: in un paesino bigotto dell’Indiana -Stato conservatore- è in corso una guerra del comitato scolastico contro Emma, studentessa lesbica che al ballo vorrebbe andarci con la sua ragazza. Alla crociata dei liberal  

(narcisisti) contro i pregiudizi dei ‘bacchettoni bifolchi’ si uniscono anche la ballerina di fila frustrata Angie (Nicole Kidman) e il barman Trend, ex star di una serie tv.

The Prom
MELINDA SUE GORDON/NETFLIX © 2020

Come spesso accade nei musical, tutto finirà bene e tutto è scontato, perfino la scelta di un’afroamericana come la superlativa Kerry Washington di “Django Unchained” a capeggiare la crociata del Comitato genitori – insegnanti contro il “ballo omosessuale”. 

Grazie a Meryl Streep però l’ironia, specie sul mondo dello spettacolo, è tanta, come le battute che scambia col preside bono e progressista che si dichiara suo fan.

Nicole Kidman balla per modo di dire, un pò come faceva Victoria Beckham quando era nelle Spice Girls e ha l’aria di stare lì solo per ‘fare cartellone’.

Al di là del mio pensiero a riguardo, credo che comunque nonostante tutto abbiamo bisogno di ridere e magari anche di piangere, e quindi il film va visto perché dopotutto, come canta il cast nel finale, “la vita non è un ballo, è dura, perciò divertiamoci finché possiamo”.