Questa intervista è apparsa precedentemente su TOH! N.5
Fotografare la vita di qualcuno ed essere in grado di coglierne gli aspetti più intimi, la fragilità, il lato ironico e sexy è quello che Brian Finke ha fatto con le sue fotografie, che raccontano l’adolescenza delle cheerleader e la forza dei giocatori di football delle squadre universitarie, entrambi simboli culturali della gioventù americana.
Con le fotografie che immortalano i frat boys mentre ballano sui banconi di un bar, svela invece l’eccitazione e la goliardia che si cela dietro un gesto. L’entrare nella vita interiore delle persone, conoscerle, mostrarcele mentre sorridono, piangono, gioiscono e si eccitano, questo è ciò che fa Brian Finke, trasportarci a volte in un mondo violentemente reale, a cui è facile relazionarsi.
Ricordi esattamente il giorno in cui hai capito che la fotografia sarebbe diventata il tuo mezzo espressivo per eccellenza per fare arte?
Il mio interesse originario per la fotografia era per conoscenza sociale, ero più verso il fotoreporter, un approccio di qualcuno che racconta una storia attraverso le immagini. Nel momento in cui ho fotografato alcuni soggetti dal significato abbastanza pesante, ho deciso in maniera cosciente di essere più auto indulgente con la fotografia ed ho sentito la necessità di fotografare le disgrazie del mondo.
Trovo sia fantastica la tua serie d’immagini 2, 4, 6, 8: American Cheerleaders and Football Players. Sei stato in grado di fermare e documentare alcune cheerleader ed alcuni giocatori di football. Mi racconti qualcosa di quel progetto?
Sono cresciuto a Houston, Texas ed entrambe le mie sorelline erano cheerleader al liceo, ma finché non sono ritornato in Texas, dopo aver vissuto per molti anni a New York, non ho cominciato ad essere affascinato da quel mondo tanto da volerlo documentare. È stato come fare un giro completo, dall’essere al liceo e fotografare le partite della squadra di football dal bordo campo e poi il ritornarci dopo parecchi anni e vedere le stesse attività con occhi nuovi, sperimentando lo stesso evento ma senza quelle insicurezze.
Sono sempre stato affascinato dalla vita nei campus con le cheerleader, i quarterback e le confraternite, forse perchè noi qui non abbiamo quel tipo di realtà. Hai vissuto per qualche tempo con loro?
È stata una combinazione tra il seguire alcune squadre di football ed il seguire le competizioni nazionali delle cheerleader.
Credo tu sia stato molto bravo nel sapere cogliere questi forti atleti in momenti in cui puoi leggere in loro le insicurezze che ogni adolescente prova. Come credi di esserci riuscito?
Credo che sia questo il lato che ci permette di relazionarci ad esse, perchè queste immagini riescono a toccare emozioni molto diverse tra di loro. E quando fotografo mi piace essere fisicamente molto vicino alle persone che sto ritraendo, questo non lascia nascondigli e le immagini mostrano tutte le emozioni che erano presenti.
Credo che gli anni da teenager abbiano un enorme impatto sulle nostre vite. Come sono stati i tuoi? Hai qualche ricordo?
Sono completamente d’accordo, è un’età importante, può essere un periodo che definisce la vita di qualcuno, ecco perché siamo interessati nel raccontare storie di quel periodo. È inoltre un periodo facilmente relazionabile qui in America, tutti o erano una cheerleader o conoscevano una cheerleader o un giocatore di football e via dicendo. Personalmente ho dei bei ricordi di quel periodo, non vorrei tornare indietro, sono stati degli anni belli.
Come mai hai deciso di usare il flash anche quando scatti all’aperto?
Si. Uso un Quantum Q Flash, perchè è forte abbastanza da sopraffare la luce del giorno e quell’ambiente e mi sembra spontaneo per cogliere i momenti. Uso il flash all’esterno per accrescere ed aumentare la realtà.
Hai colto l’humor, la tenerezza e il lato sexy delle giovani squadre americane, o della serata Frat Boys del The Boys Room. Qual è il lato più difficile nel documentare la vita di qualcuno?
Ci vuole pazienza e costanza.
Collabori per alcune riviste importanti quali il New Yorker, New York Times, Details e Time Magazine com’è lavorare su commissione?
È meraviglioso lavorare per degli editor di quel livello e sai che le foto saranno bellissime stampate sul giornale.
C’è la vita di qualche altra persona che vorresti documentare o che avresti sempre voluto ma che non hai ancora avuto l’occasione di fare?
Sto iniziando un nuovo progetto sulla polizia e su come le nostre città siano sorvegliate. Sto fotografando le US Marshals mentre eseguono i mandati, è un progetto molto interessante da iniziare.
So che viaggi molto qual’è stato l’ultimo viaggio che hai fatto?
Guidare otto ore in più verso Chicago sfuggendo ad una tormenta, dopo essere stato on the road per oltre una settimana a fare fotografie per poi prendere un volo diretto verso L.A. e scattare per i cinque giorni successivi. Adoro tutto ciò.
Hai altri interessi oltre la fotografia?
Il cibo, sono ossessionato dai BBQ e dal Burbon. Brian Finke