DITONELLAPIAGA è un’artista dalla personalità fluida che sente l’urgenza di raccontare le mille sfaccettature della propria identità, spesso solare e piena di entusiasmo, a volte nevrotica, a tratti malinconica.
Ironica e istrionica, Margherita Carducci, questo il suo vero nome, non smette mai di interrogarsi su cosa significhi essere una ragazza nel secondo decennio del XXI secolo.
Nuova icona urban, DITONELLAPIAGA incarna le infinite articolazioni del complesso animo femminile, senza ridurre la femminilità a un’immagine univoca.
In occasione dell’uscita del suo nuovo video, Repito, l’abbiamo intervistata e questo è ciò che ne è venuto fuori.
Quando e come hai iniziato a far musica?
Ho iniziato a cantare agli scout, fa ridere ma è così. Dopo un po’ ho deciso di abbandonare il repertorio scoutistico per iscrivermi ad una vera scuola di musica nella quale studiare canto.
Sono durata un anno, ho un pessimo rapporto con la musica e l’insegnamento, le ho sempre viste come due cose che nel mio corpo non possono coesistere e quindi ho continuato a fare di testa mia.
Ho suonato tantissimo, con persone sempre diverse e in contesti molto differenti tra loro (alcuni anche alquanto discutibili). Ho imparato facendo, qui a Roma devo dire che si suona tanto e io ne ho approfittato per studiare a modo mio.
Chi è DITONELLAPIAGA, e perché hai scelto questo nome (che amo) ?
Sono contenta ti piaccia, questo nome o lo ami o lo odi. Io, ovviamente, lo amo alla follia. La storia della scelta del nome è meno poetica di quanto vorrei poter raccontare: DITONELLAPIAGA era il nome del mio account instagram. Quando ho iniziato a scrivere non avevo un nome d’arte, ma ne ero costantemente alla ricerca, volevo un nome che potesse separare la mia musica da chi sono nella vita di tutti i giorni e che rappresentasse allo stesso tempo la mia identità.
Alla fine più cerchi e meno trovi e spesso ciò di cui hai bisogno è proprio lì, sotto il tuo naso, basta solo guardare con attenzione, o da una prospettiva diversa.
Ascoltando i tuoi pezzi e leggendo i tuoi testi viene fuori la personalità di una ragazza determinata e un po’ vulnerabile. Cosa ti spinge a scrivere canzoni?
Scrivo canzoni per dare sfogo a due esigenze principali: quella emotiva e quella creativa. Spesso si compenetrano, ovviamente, ma credo sia giusto distinguerle per capire la ragione che mi porta a scrivere.
Per come sono fatta io, per come mi vivo le cose, è difficile avere sempre qualcosa di struggente da sfogare e, soprattutto, è difficile trattare un’emozione nel modo che merita, che non la svilisca o banalizzi.
Quando si riesce a sciogliere quel nodo allo stomaco e a liberarlo su carta nella maniera più rispettosa possibile, allora sì, viene fuori un bel lavoro, altrimenti si possono sempre scrivere canzoni per il gusto di farlo, per il divertimento che si trae dal giocare con le parole per raccontare una storia del tutto inventata.
Come è nato Morsi?
Morsi è un assaggio del disco vero e proprio, in uscita dopo l’estate. Ho scelto questo titolo per restituire questo concetto di anticipazione, come fosse una sorta di antipasto.
Inoltre la parola “morsi” rappresenta benissimo la varietà del disco e le diverse nature dei brani: un morso può essere aggressivo, sensuale, ma anche tenero, proprio come i brani dell’EP.
Se è vero che gli ep sono l’anticamera di un album, e il tuo ep è un attimo crazy, cosa dobbiamo aspettarci dal tuo primo album?
Non posso che confermare questa teoria, vista la risposta alla domanda precedente. Per quanto riguarda il livello di crazyness potete stare sicuri che il meglio deve ancora arrivare.
Ascoltando Repito, mi è venuta in mente Papi Chulo: è una tua reference?
A dire la verità no, ma non disdegno affatto, anzi!
Cosa ti ha portato a scegliere di cantare Per un’ora d’amore dei Matia Bazar?
Mi è capitato di riascoltarla durante il primo lockdown: ero sola, chiusa in camera ad ascoltare in modalità shuffle i miei brani preferiti di Spotify, annoiata e con un grande senso di malinconia appiccicato addosso, quando improvvisamente parte “Per un’ora d’amore”.
Non mi sono mai sentita così compresa da una canzone come in quel momento, è stato un vero e proprio specchio delle mie emozioni, ma anche una spalla su cui piangere, in senso figurato ovviamente. Dopo averla cantata ininterrottamente per una settimana e mezzo, ho deciso di farne una cover a modo mio.
Che rapporto hai con la moda?
Nella vita normale sono molto fan ma ho troppi pochi soldi per soddisfare le mie ambizioni a livello di stile, e forse anche troppa poca autostima per quanto riguarda il mio aspetto fisico, penso sempre che mi stia male tutto.
Nella vita da artista, credo sia uno dei mezzi più divertenti per esprimermi, specialmente per quanto riguarda la realizzazione di videoclip, ma, in modo diverso, anche quando si tratta di scattare per uno shooting.
In generale, mi diverte costruire personaggi, vestirli e interpretarli, è una cosa che considero essenziale per quanto riguarda lo sviluppo del supporto visivo da affiancare alla musica.
Hai realizzato un visual per ogni canzone del tuo ep: cosa ti ha portato a creare questi video che sembrano quasi delle performance d’arte contemporanea?
Proprio come ti dicevo, mi piace realizzare dei contenuti completi. Certo, tutto parte sempre e solo dalla musica, mai al contrario, ma mentre scrivo il brano e mentre lo ascolto una volta finito, ho quasi sempre l’esigenza di tradurlo in immagini. Con l’EP è stato così: ho voluto esplorare il concetto del morso tramite delle immagini, o meglio, delle azioni, che potessero rappresentare la natura del brano.
Essendomi diplomata in un’accademia di teatro ho un po’ il pallino dell’azione e del suo potere evocativo, è una cosa che mi è rimasta.
Hai pensato che chi non mangia carne potrebbe decidere di non ascoltarti solo perchè sulla cover di Morsi ci sei tu che addenti una bistecca cruda?
Ci ho pensato sì, mi sono fatta tremila problemi. Poi ci ho pensato una seconda volta e ho deciso di infischiarmene. E’ un immagine concepita con uno scopo creativo, non divulgativo. Non mi sono proclamata paladina dell’inquinamento e del maltrattamento degli animali, l’immagine deve provocare e raccontare la dicotomia che caratterizza l’EP, giocando sul contrasto tra la crudezza dell’atto e la compostezza della persona che lo compie, truccata pettinata e vestita di tutto punto.
Cosa pensi della situazione sul clima di odio, razzismo, omofobia che si respira in italia in questo periodo?
Cosa devo pensare… Mi fa rabbia constatare che nel 2021 si viva ancora nell’odio e nella paura di ciò che viene identificato come diverso, che non rispetta dei canoni stabiliti nell’età della pietra, che cerchiamo di demolire a fatica, giorno dopo giorno, da secoli e secoli.
La diversità dovrebbe essere celebrata, non condannata. Per come la vedo io, prima di notare cosa ci differenzia dagli altri, bisognerebbe provare a comprendere cosa ci accomuna, sembrano parole scontate, ma è proprio da questo che bisognerebbe partire: spostare l’accento e cambiare il modo di concepire le cose, di ragionarle e di interpretarle.
Domani sei costretta a lasciare Roma, dove vai?
Questa è una domanda folle, non posso rispondere con una città sola. Se dovessi rimanere in Italia me ne andrei a Napoli senza pensarci due volte. Se invece potessi fuggirmene ovunque, probabilmente me ne andrei a Buenos Aires, non ci sono mai stata e non vedo l’ora di poterlo fare.
Ascolti ancora Britney Spears e cosa pensi del movimento Free Britney?
Ascolto ancora la queen, certo, spesso mentre corro. Per quanto riguarda il movimento Free Britney devo ammettere di avere un livello d’informazione troppo basso per potermi esprimere in maniera super consapevole. Resta il fatto che per me lei rimane un’icona pop tra le migliori di sempre.
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DITONELLAPIAGA è fotografata da Kimberly Ross Sanremo 2022 ditonellapiaga rettore