Orphéon è stato creato in occasione del sessantesimo anniversario di Diptyque. La Maison ha voluto rendere omaggio all’atmosfera emblematica della Parigi degli anni Sessanta nel quartiere di Saint-Germain, con una fragranza che ci immergesse nel fumoso quartiere parigino più emblematico: il cuore artistico, festoso e intellettuale della capitale.
Orphéon è il simbolo della Rive Gauche, dell’amicizia dei tre fondatori Desmond Knox-Leet, Yves Coueslant, Christiane Gautrot. Uniti dal senso della bellezza hanno dato nascita di Diptyque. Poiché non era rimasta memoria di alcuni luoghi storici, è stato indispensabile reinventarli.
Così Olivier Pescheux, leale collaboratore storico, ha scelto di comporre la sua formula come un quadro, per evocare la vita di quell’incrocio fatto di personalità artistiche e intellettuali, che amavano ritrovarsi e scambiarsi visioni a ritmo di jazz. Tra questi luoghi più vissuti c’era l’Orphéon, un night all’incrocio tra Boulevard Saint-Germain, 34 e rue de Pontoise. Un ritrovo dove la creatività e l’energia scorrevano liberi.
Orphéon è una fragranza che fotografa olfattivamente le volute di fumo che danzano con il piacere dei legni patinati e degli effluvi dell’alcol. Mentre la scia muschiata degli artisti incontra quella dei sentori poudré dei belletti delle loro muse…
Orphéon è un viaggio nel tempo in un bar notturno della Ville Lumière dove si ballava, si ascoltava musica, scorrevano fiumi di cocktail seduti ai divanetti di velluto.
Il profumo ha formula evocativa, fresca, floreale, sensuale, boisé e senza connotazione di genere.
Olivier Pescheux con Orphéon ha riportato al naso lo spazio, dominato dal legno, con i tavoli bassi, le poltrone, le scaffalature del bancone, dove si allineano le bottiglie e le vaschette del ghiaccio, il parquet della pista da ballo in cantina: cedro, vetiver, patchouli.
Le bevande, con la nota piccante delle bacche di ginepro che ricorda il distillato inglese servito nei long drink, accompagnato da una fettina di limone italiano e da una goccia di mandarino verde e qualche cubetto di ghiaccio.
Il tabacco, che in certe serate doveva formare una specie di nebbia di cui nessuno si scandalizzava, rappresentato dagli accenti acri del lentisco e del galbano, ma anche da quelli più dolci del favo d’api e del cisto, come l’aroma dei sigari di qualità o dell’Amsterdamer da pipa.
Il profumo delle signore, floreale o talcato, ma sempre intenso: ylang-ylang delle Comore, magnolia della Cina, rosa damascena della Turchia.
Oltre all’indispensabile e dirompente imprevisto: una splendida e vibrante assoluta di gelsomino d’Arabia, che brilla come un rossetto nella penombra… Gli uomini, un po’ dandy e spesso dongiovanni, che profumano di muschio o d’ambra ma anche di sigaretta.
E infine l’illuminazione, che sottolinea l’arredamento: di un rosso soffuso, caldo, su un accordo di fava tonka venezuelana e benzoino vanigliato del Laos. Con una generosa dose di ambroxan, una nota calda per un’assuefazione senza rischio anche se non priva di turbamento…
Note
Testa: Bacche di Ginepro
Cuore: Gelsomino
Fondo: Cedro, Note Talcate, Fava Tonka