Childe con il suo pop abbraccia l’individualità e incoraggia gli altri a seguirlo; la sua musica sdogana argomenti visti spesso come tabù, portando gli ascoltatori in un viaggio unico alla scoperta di sé stessi.
“Stoned & Supremely Confident” (PIAS), è il debutto di Childe cantante e produttore inglese, che affronta argomenti difficili come la solitudine, la depressione, l’angoscia e la frustrazione.
In un’epoca in cui le discussioni sulla salute mentale stanno diventando sempre più importanti, Childe parla delle lotte personali e familiari con questa malattia e delle sfide legate all’eccesso di farmaci.
Attraverso i suoi testi schietti e la sua interpretazione carica di emozione, Childe offre una narrazione autentica e vulnerabile, invitando gli ascoltatori a connettersi a un livello profondamente umano.
La carriera di Childe non si ferma però alla produzione musicale, ma è anche uno dei volti protagonisti dell’ultima campagna di Vivienne Westwood, anche se quando parla di moda non si espone molto.
Registrato tra Londra e Los Angeles “Stoned & Supremely Confident” analizza in modo terapeutico le esperienze di vita del cantautore, trovando la bellezza nella solitudine e nel dolore. Un ascolto profondamente personale che rivela tutta la sua unicità.
Ciao CHILE, come stai?
Mi sento benissimo in questo momento, grazie. Sono in forma, sono contento e mi tengo occupato.
Il tuo primo album è finalmente uscito, come ti senti?
Sono orgoglioso di me stesso per essere arrivato sin a qui. Ci sono stati momenti nella mia vita in cui non pensavo che ce l’avrei fatta.
Il tuo ultimo singolo “Chemical Balance” è stato uno dei miei inni estivi, cosa puoi dirmi del suo processo creativo?
Ahhh grazie! Il mio processo è sempre diverso ma per trovare quell’equilibrio chimico sono andato in campagna e mi sono rinchiuso per una settimana. Parlo di vedere i farmaci come un primo passo nel trattamento della malattia mentale e di quanto ritengo si possa essere miopi davanti a questo problema.
Parlando di “Chemical Blance”, si parla molto di micro-dosaggio, tu cosa ne pensi?
Può essere d’aiuto. Esistono prove evidenti del fatto che le sostanze psichedeliche possono essere un fantastico percorso di trattamento per la malattia mentale.
Il problema per la società è che se tutti adottassero il micro-dosaggio alla fine ci renderemmo conto che stiamo lavorando per un sistema rotto.
Qual è la storia dietro al titolo del disco: “Stoned and Supremely Confident”?
È davvero un diario: abbraccia gli ultimi anni della mia vita. Sento che è stato per me uno strumento per elaborare e comprendere le cose che mi accadono.
Il tuo album è molto personale e parla delle tue difficoltà nella vita, è stato terapeutico scriverlo?
Ahahah! Ho risposto senza rendermene conto. Sì, scrivere canzoni è spesso un processo terapeutico per me: quando riesco a scriverle, mi danno una prospettiva remota, che trovo molto utile.
Hai una forte estetica e guardandoti posso dire che la usi per esprimerti come artista. Qual è il tuo legame con il mondo della moda?
La moda è uno sbocco per l’espressione personale ma anche un modo per unire le persone, come la musica. Vorrei essere un goth, sono i migliori.
Viene spesso associato alla parola caos, ma come diceva sempre James Baldwin: “Gli artisti sono qui per disturbare la pace. Devono disturbare la quiete pubblica. Altrimenti caos”. Ti senti legato a questa frase?
Non credo che la “pace” di cui si parla sia davvero così pacifica. Quindi sì, disturbiamola!
Chi era il tuo eroe quando eri adolescente?
Jamie Oliver e Pete Doherty, i tempi cambiano.
Cosa ti fa sentire più te stesso?
Suonare le mie canzoni sul palco.
Cosa è sexy per te?
La fiducia in sstessi.
Ultimo disco di cui ti sei innamorato:
Sono innamorato di “Absolutely” di Dijon e di Lana del Rey sempre, e poi ho ascoltato un sacco di Johnny Cash “American V” – quello prodotto da Rick Rubin- che è la migliore narrazione in circolazione.