I Dov’è Liana sono 3 ragazzi francesi nati artisticamente a Palermo, che adottano un look alla babushka boys per mantenere l’anonimato: la musica prima di tutto! Non è un caso se i loro live sono diventati sinonimo di euforia e libertà a ritmo di house music.
In un’epoca in cui la musica si fa ponte tra culture e generazioni, i Dov’è Liana con i loro vent’anni, emergono come una delle band più interessanti sulla scena musicale contemporanea. Originari della Francia ma artisticamente nati a Palermo questi giovani artisti hanno creato un linguaggio unico che fonde sonorità eterogenee, dal rock all’house, passando per l’italo disco che esplode nel loro album di debutto LOVE 679 (Django Music).
Il loro stile distintivo e l’approccio creativo hanno fatto sì che i loro concerti dal vivo siano diventati sinonimo di allegria e libertà, trasformando ogni esibizione in una vera e propria euforia collettiva.
Siamo certi che i live di Love 679 (senza l’8, poiché in inglese si pronuncia “hate”, come “odio”) si trasformeranno in esperienze sempre più rivoluzionarie e gentili. Li abbiamo intervistati:
La vostra musica unisce generi diversi come house, rock e italo disco. Come sono venute insieme queste influenze nel vostro album di debutto Love 679?
Con questo lavoro abbiamo deciso che volevamo avvicinarci maggiormente alla nostra generazione e invogliarli ad una rivoluzione pacifica dei sentimenti. Non siamo nati come un gruppo dance ma ci sembrava il genere giusto per parlare alla nostra generazione, che vuole ballare e divertirsi e poi abbiamo pescato dalla Francia e dal french touch per creare un suono coinvolgente, dall’Italo Disco e dalla house music, di cui noi tre siamo grandi fan, è il rock del giorno d’oggi, il tipo di musica che maggiormente fa ballare le persone unendole sulla pista.
Avete detto che la vostra musica mira a creare la colonna sonora perfetta per una festa. Ma la vostra è una festa analogica, non sta dietro alla consolle, giusto?
Desideravamo senza dubbio esplorare suoni più analogici. Quando abbiamo iniziato a registrare, utilizzavamo esclusivamente il computer, il che era veloce e divertente, ma per questo album sentivamo l’esigenza di un cambiamento. Eravamo molto orgogliosi del lavoro svolto finora e volevamo trovare la forma ideale per ogni canzone da presentare al pubblico, originariamente i nostri live erano dei dj set cantati, ora sono più live. Abbiamo davvero investito il massimo impegno nell’utilizzo dei suoni analogici, impiegando basso, batteria, chitarra e citar.
In Love 679, toccate temi come l’amore e la libertà. Come si riflettono queste idee nell’attuale clima sociale e politico?
Crediamo che il filo conduttore di tutto sia la canzonette da il titolo all’album, Love 679, che affronta il complesso periodo storico in cui viviamo. Vogliamo mettere in evidenza il tema della speranza, perché siamo convinti che, nonostante le sfide, ci sia sempre una luce in grado di illuminare ogni aspetto della nostra esistenza.
Avete detto che Love 679 riflette una “rivoluzione pacifica” per la vostra generazione. Potete elaborare cosa significa per voi questa rivoluzione?
Volevamo esprimere che, sebbene viviamo tempi difficili e caotici, accadono anche cose straordinarie. La nostra generazione ha realizzato molte grandi imprese di cui siamo profondamente orgogliosi. Desideravamo rendere omaggio a una generazione spesso criticata. Si dice che prima era tutto meglio, ma noi non siamo d’accordo.
La nostra generazione si distingue per la sua consapevolezza verso le questioni ambientali, l’uguaglianza e l’integrazione.
Non riteniamo che le generazioni precedenti siano superiori; ogni generazione ha la sua bellezza, intelligenza e gioia, contribuendo in modo unico e positivo al mondo. Il nostro scopo è comporre una colonna sonora per una rivoluzione pacifica.
Metà del vostro album è in inglese e l’altra metà in italiano. Come decidete quale lingua usare per una canzone?
Il 99% delle volte scriviamo partendo dalla musica. Ascoltiamo insieme le melodie e ci arrivano delle immagini che vogliamo tradurre in parole. Ma siamo molto influenzati dall’ambiente in cui ci troviamo, se siamo in Italia siamo più inclini ad utilizzare l’italiano, in Francia il francese. Continuiamo a scrivere cercando di esprimere le idee che abbiamo in mente e questo è anche il motivo per cui i nostri testi a volte risultano un po’ ingenui e brevi, ma ci piace questo processo creativo. Adottiamo lo stesso approccio anche con l’inglese per esplorare nuove prospettive e sonorità come in “Love 679”, non era scontato che il testo fosse in inglese, è stata la melodia a suggerircelo.
Palermo ha giocato un ruolo importante nel plasmare il vostro suono. Cosa c’è nella città che vi ispira musicalmente?
Eh si, perché tutto è iniziato quattro anni fa, quando abbiamo messo piede a Palermo. È stata un’esperienza semplice, ma estremamente significativa. In questa città, e in Italia in generale, abbiamo scoperto qualcosa di speciale. L’energia delle persone qui è incomparabile, qualcosa che non troviamo nemmeno a Parigi. Siamo rimasti affascinati dal calore e dalla gioia con cui gli abitanti del Sud Italia celebrano la vita e si dedicano alla festa.
Ma perché proprio Palermo?
Perché è la sorella di uno di noi abita lì, qualche anno fa l’abbiamo raggiunta per un matrimonio e ci siamo innamorati di questa città incredibile.
Il nome “Dov’è Liana” ha un significato speciale legato alla ricerca. Cosa state cercando attraverso la vostra musica?
Non bisogna mai smettere di cercare qualcosa, di essere curiosi, Il nome del gruppo rappresenta proprio questa voglia di ricerca.
Avete suonato in vari festival e locali. Qual è il vostro ambiente preferito per esibirvi e perché?
Nei piccoli club italiani dove c’è una partecipazione incredibile, sembra strano ma in Francia non c’è una scena come la vostra
Luogo preferito di Palermo?
La Taverna Azzurra in Vucciria e il il centro Pyc – Palermo Youth Center uno spazio polivalente molto bello e vivo, dove abbiamo presentato a sorpresa l’album.
Ultimo disco di cui vi siete innamorati:
“Immensità” di Andrea Laszlo De Simone