Madonna songbook: la musica prima di tutto

Giulio Mazzoleni, l’autore di Madonna Songbook, racconta la passione e la meticolosità che hanno portato alla creazione di un’opera che celebra la discografia di Madonna, analizzando oltre 500 canzoni della popstar.

Mazzoleni ha lavorato per anni come discografico di alcuni dei più grandi nomi del panorama italiano e internazionale è un manager consulente mediatico e discografico.

Tra aneddoti curiosi, rivelazioni e incontri con collaboratori chiave, l’autore esplora il talento artistico di Madonna, rivelando come la sua musica sia stata spesso sottovalutata e mal interpretata.

Dalla scoperta di brani inediti alla sua esperienza alla Library of Congress, fino alla riflessione personale sulla carriera della “Regina del Pop”, Madonna Songbook – in uscita il nove dicembre – è un tributo completo alla sua carriera e al suo impatto sulla musica che va a colmare un vuoto importante nelle pubblicazioni legate all’artista.

In questa intervista, l’autore condivide il suo lungo viaggio alla scoperta della musica di Madonna, rivelando curiosità, difficoltà e emozioni che ha vissuto nella creazione di un’opera che vuole essere, prima di tutto, una celebrazione dell’autenticità musicale della popstar.

Madonna Songbook è un progetto che si nutre di passione, ricerca e incontri con i collaboratori storici di Madonna, per raccontare, canzone dopo canzone, la carriera di una delle artiste più influenti di sempre.

Cosa ti ha spinto a scrivere Madonna Songbook, un libro così dettagliato sulla discografia di Madonna?

Il desiderio di vedere il suo talento musicale riconosciuto. Ci sono molti libri simili -per certi aspetti- al mio, e dedicati a Prince o the Bowie o i Queen o Elton John. Tutti uomini, guarda caso!

Sono cresciuto in profonda ammirazione di tutti loro, ma soprattutto di Madonna ed è sempre stato difficile, ad eccezione di alcuni sporadici momenti come quando uscì Ray of Light, non sentirmi deriso per la mia passione per Madonna.

È stato a lungo un’abitudine diffusa quella di sminuirla – nonostante gli eclatanti successi – chiamandola una esperta di marketing che si affiancava al giusto produttore – guarda caso un uomo – del momento per poter rimanere sulla cresta dell’onda. Per fortuna, nessuno osa più dire una cosa del genere di Taylor Swift, per fare un esempio contemporaneo. 

Ebbene la sintesi di Madonna Songbook è la pratica dimostrazione di come Madonna sia autentica fautrice del proprio repertorio musicale. Ad eccezione di certi collaboratori degli anni più recenti (Diplo, Pharrell e al massimo Babyface negli anni Novanta), nessuno dei suoi più famosi coproduttori ha avuto successi commerciali e artistici così eclatanti come quando ha lavorato con lei.

Loro stessi, da me citati o intervistati direttamente per l’occasione, hanno confermato quanto l’intuizione artistica di Madonna fosse alla base di tutte le canzoni che hanno fatto assieme, in maniera completamente antitetica a quella definizione di calcolo strategico che molti le attribuiscono. 

E poi volevo semplicemente celebrale la parte più bella di tutto il suo lavoro artistico. La musica! Sono cinquecento canzoni analizzate una per una, accompagnate da moltissime immagini, ed è stato un viaggio bellissimo esplorarle e analizzarle e creare il libro con il designer Anthony Coombs, anche lui fan di Madonna. 

madonna songbook

C’è stato un momento particolare in cui hai deciso di iniziare Madonna Songbook?

È stato esattamente a Natale di due anni fa, quando ho acquistato un libro dedicato a tutte le canzoni di Prince, di cui sono un grande fan, e ho desiderato fortemente che ci fosse un libro simile su Madonna.

Il mio carissimo amico di New York Matthew Rettenmund, esperto di pop culture, sentendomi lamentare che non esistesse un libro del genere, mi ha semplicemente detto che potevo scriverlo io, considerando il fatto che ho cominciato a raccogliere articoli di giornale e a registrare interviste di Madonna nel 1985 con meticolosa e maniacale cura da archivista. 

Qual è stata la sfida più grande nel raccogliere e organizzare tutte queste informazioni?

La sfida più grande è stata quella di tenere costante il livello di indagine e di cura su ogni canzone, nonostante i titoli fossero più di 500. all’inizio è stato quasi una passeggiata scrivere un primo capitolo di prova, e ci ho messo tutto me stesso, poi ho dovuto rendermi conto che con quel livello di approfondimento, avrei dovuto lavorare moltissimo senza mai abbassare la guardia.

E così è stato per molti mesi. Sono 45 anni di musica, e per quanto conoscessi già benissimo tutto il repertorio, quando sono arrivato all’ultimo decennio mi sono guardato indietro e ho apprezzato quanto Madonna abbia dato alla musica e mi sono domandato se lei stessa se ne sia mai resa conto, essendo un artista che non ama guardarsi alle spalle e solo recentemente ha iniziato a celebrare i fasti di una carriera completamente senza precedenti. 

C’è un aneddoto curioso legato alla tua esperienza alla Library of Congress?

In termini di risultati della ricerca che ho fatto là, sì, c’è stata l’incredibile gioia di sentire tre canzoni completamente inedite, che quasi nessuno ha mai sentito. Sono rimasto lì due giorni, sotto stretta osservazione di una persona seduta alle mie spalle per verificare che non avessi con me nessun mezzo di registrazione.

Non avevano calcolato che io stessi “registrando” quelle canzoni nella mia testa e quando sono uscito dalla Library le sapevo già cantare a memoria. È stato davvero emozionante sentirle. Sono tre provini del 1994 che mi hanno dato ulteriore conferma dell’incredibile talento di Madonna nel realizzare velocemente dei brani con melodie estremamente accattivanti. 

madonna songbook

Hai parlato con tanti collaboratori di Madonna, da Stephen Bray a Donna De Lory e Niki Haris. Qual è stata l’intervista più sorprendente o che ti ha emozionato di più?

Sono stato felicissimo di “stanare” produttori come Andrè Betts, che ha sempre parlato pochissimo della sua esperienza con Madonna, anche se l’emozione più grande è stata parlare con Stephen Bray. Oggi è celebrato come l’autore di musical di successo come The Color Purple.

Si è negato per diverso tempo ma alla fine si è convinto e mi ha inizialmente concesso soltanto 45 minuti, ma poi ci siamo trovati così bene che sono stato io a concludere la conversazione dopo 2 ore e 40 passate a parlare delle canzoni che lui ha fatto con Madonna nei 10 anni di collaborazione con lei.

Ho raccolto alcune sue frasi che sono diventate la prefazione del libro e penso che abbia catturato perfettamente l’essenza del talento di Madonna, che parte sempre da un luogo emozionale. 

Nel libro parli anche di canzoni inedite e remix poco noti. Qual è stata la scoperta più affascinante e quella più sottovalutata della sua produzione?

A parte i tre brani inediti che ho sentito a Washington e qualche titolo trovato negli elenchi dei depositi di copyright senza che potessi ascoltarli, non c’è stata nessuna scoperta assoluta, nel senso che conoscevo già tutto il repertorio per una passione personale coltivata in questi quarant’anni.

Posso però parlare di una riscoperta di certe canzoni tramite le interviste coi suoi produttori che mi hanno mostrato come lei, in pochissimo tempo e senza perdersi in divagazioni, riesca a fare le giuste scelte creative per realizzare un brano. In tal senso, anche pezzi comunemente considerati canzoncine pop come Jimmy Jimmy sono in realtà un costrutto specifico di narrazione e ispirazione musicale ben preciso. Fare musica easy non è affatto facile. 

Personalmente trovo che lei stessa abbia sottovalutato la bellezza di un sofisticato inedito dei tempi di Erotica , Goodbye to Innocence. A livello più mainstream, penso che molte delle sue più recenti produzioni siano state sottovalutate a causa della sua longevità artistica, per non dire più banalmente della sua età anagrafica, ad esempio quel capolavoro di ballata che è Ghosttown. 

Hai scelto un approccio colloquiale ma accurato. Come sei riuscito a rendere il libro accessibile sia ai fan hardcore che ai lettori meno esperti? Quando e come è nata la tua passione per Madonna? 

Innanzitutto saranno i lettori a dirmi se ci sono riuscito, e lo spero vivamente.

Il mio approccio è stato di rivolgermi in maniera confidenziale a persone che di base amino già la musica di Madonna , a volte anche con un pizzico di umorismo, perché è inutile prendersi troppo sul serio, non stiamo parlando di Mozart (e peraltro penso che anche il dibattito su Mozart gioverebbe di un po’ di leggerezza).  Allo stesso tempo, ho cercato di essere quanto più oggettivo possibile, tant’è che nel libro ci sono diverse centinaia di note bibliografiche. La totalità dei virgolettati, e sono moltissimi, è rimandata a specifici testi, articoli, libri, trasmissioni televisive, eccetera. 

C’è un momento della sua carriera che ti ha segnato particolarmente?

Quando si è così appassionati a un’artista, quasi tutto il suo percorso segna le nostre vite, particolarmente in gioventù. Sicuramente i capitoli di Erotica, Ray Of Light, e American live sono stati la colonna sonora di una mia personale crescita.

A volte la musica di Madonna mi ha stimolato a riflessioni fondamentali, altre volte è arrivata semplicemente a marcare una particolare svolta personale già in atto nella mia vita. 

Quale canzone di Madonna rappresenta meglio la tua vita o ti emoziona di più, e perché?

Mi è molto difficile rispondere a questa domanda, proprio per quanto ho appena detto. Ce ne sono diverse, ma quando nel suo più recente tour Madonna ha ripescato dopo 32 anni di silenzio la magnifica Bad Girl, ho vissuto una profonda commozione che mi ha riportato a quegli anni in cui più o meno consapevolmente costruivo una mia identità, cercando non senza difficoltà una piena autostima e accettazione di me stesso. 

Nel libro ho inserito una cinquantina di brevi inserti in cui ho chiesto ad amici, fan, creativi e professionisti – compresi diversi collaboratori di Madonna stessa – di scegliere una canzone dal suo vasto repertorio e di di dire perché fosse così significativa per loro: è stata un’esperienza veramente molto bella raccogliere i loro scritti. Beh, lo sai, ci sei anche tu!

Cosa speri che i lettori colgano o imparino leggendo Madonna Songbook e cosa hai imparato tu scrivendolo

Il paradosso di questo libro è che per gusto e amore di fan, i lettori e io stesso ci addentriamo nel più minuzioso dettaglio di ogni canzone alla ricerca del segreto della bellezza di Madonna.

Lei invece in ogni suo momento di intervista o di rivelazione della propria ispirazione, si rifiuta di essere dettagliata, preferisce che una canzone appartenga all’ascoltatore e alla sua immedesimazione e non sia quasi più sua, mettendo quindi un accento sull’immediatezza e sull’ imprevedibilità. 

madonna songbook

Hai avuto modo di incontrare Madonna per lavoro più volte, cosa porti nel cuore di queste esperienze?

Pur avendo anelato a un incontro con lei per molti anni, quando la mia professione mi ha offerto per per la prima volta questa opportunità ero quasi intimorito, non volevo sminuire il mito che avevo adorato dai poster appesi al muro della mia cameretta di adolescente. Invece, dal momento in cui entrata nella stanza si è creata immediatamente una forte complicità professionale e lei è stata molto generosa con me. In altre occasioni ho capito che anche lei ha le sue giornate no o che a volte prevale la diva che c’è in lei.  In quelle istanze 

 ho imparato ad apprezzare uno sguardo interessato, o persino il suo silenzio, come quella volta che non ha obiettato che io fossi l’unica persona nel prato dello stadio di San Siro, dove mi ero piazzato arditamente, a testimoniare le prove del suo spettacolo. Certo, ero paralizzato e non osavo ballare, ma dentro di me urlavo: “sta cantando Vogue solo per me!” (Anche se tanti altri professionisti si erano piazzati qua e là più discretamente negli angoli dello stadio!) 

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