In vista di The Gorgeous Evolution Ball Vol.1, la prima Ball italiana firmata House of Gorgeous Gucci e in programma il 13 settembre al Teatro Principe di Milano, Gian racconta il suo percorso: dalla danza come linguaggio di libertà al valore politico della Ballroom, fino all’emozione di guidare una comunità in continua evoluzione.
Con la prima edizione di The Gorgeous Evolution Ball Vol.1, la cultura Ballroom scrive una nuova pagina in Italia. A portarla sul palco del Teatro Principe di Milano sono Gian e Morgan Gorgeous Gucci, Godfathers della House of Gorgeous Gucci, che da anni lavorano per far crescere una scena ancora giovane ma già vibrante.
In questa intervista, Gian ripercorre il suo incontro con la Ballroom, riflette sul suo significato come spazio di espressione e resistenza, e condivide la visione che lo guida: trasformare la passerella in un luogo di libertà, famiglia e affermazione queer.

Ciao Gian, come ti sei avvicinato per la prima volta alla ballroom e cosa ti ha fatto capire che era il tuo spazio?
Mi sono avvicinato per la prima volta alla Ballroom attraverso la danza, che per me è sempre stata un mezzo di espressione. In quel contesto ho trovato la possibilità di dare voce a ciò che nella vita di tutti i giorni, e persino in ambito lavorativo, mi veniva spesso negato.
Ho capito che la Ballroom è davvero il mio spazio: un luogo di libertà, in cui poter esprimere pienamente me stesso e incontrare persone che condividono la mia stessa visione e il mio stesso bisogno di autenticità.
Cosa significa per te portare in Italia il primo Ball firmato House of Gorgeous Gucci?
Portare in Italia la prima Ball firmata GG insieme a godfather Morgan Gorgoeus Gucci , siamo cresciuti insieme in ballroom , è per me/noi il risultato di tanti anni di lavoro, impegno e dedizione.
Non si tratta solo di un traguardo personale, ma di un momento di condivisione che testimonia come la scena Ballroom nel nostro Paese stia diventando sempre più viva, riconosciuta e valorizzata.
Sono davvero felice di vedere che in tantissime persone stanno aderendo e non vedo l’ora di vederle competere con talento e creatività nelle varie categorie. Con questa serata, il nostro desiderio è contribuire in modo concreto alla crescita e alla celebrazione della cultura Ballroom in Italia.

Se dovessi descrivere la tua personalità in passerella con tre parole o immagini, quali sceglieresti e perché?
• Irriverente, perché nella vita di tutti i giorni questo lato mi permette di camminare a testa alta e di sfidare il concetto patriarcale secondo cui un ragazzo debba per forza aderire a un modello maschile.
• Audace, perché nella ballroom, come “butch queen”, il mio modo di vivere la vita è molto glam ma sempre radicato nella realtà sociale che ci circonda.
• Creativo, perché nella ballroom posso esprimere la mia creatività senza limiti: è un gioco che mi mette costantemente alla prova e mi permette di confrontarmi con me stesso in modo stimolante.
Perché avete scelto il tema dell’“evoluzione” per questa prima edizione?
Quando ho iniziato la Ballroom in Italia era molto diversa: non esisteva ancora una vera e propria community LGBTQIA+, era tutto più frammentato e meno strutturato. Col tempo, grazie a tanto lavoro e all’impegno di tante persone, le cose sono cambiate e oggi stiamo vivendo una vera e propria evoluzione.
Ed è proprio questo il senso della Ballroom: un continuo movimento, una trasformazione costante che rispecchia anche il nostro percorso umano, perché, in fondo, siamo sempre in evoluzione.

In un momento storico in cui i diritti LGBTQIA+ sono minacciati in molte parti del mondo, qual è secondo te il ruolo della Ballroom come spazio di resistenza e affermazione?
La Ballroom ha un ruolo fondamentale come spazio di resistenza: è un luogo che sceglie consapevolmente di non aderire alle regole imposte dalla società e alle visioni di un mondo patriarcale.
Al contrario, propone un’alternativa, uno spazio libero in cui esprimersi senza dover sottostare a quei modelli. In questo senso, la Ballroom diventa non solo una forma di espressione artistica, ma anche una presa di posizione politica e culturale.
Qual è stata la sfida più grande nell’organizzare un evento di questa portata a Milano?
Sono tante le sfide nell’organizzare un evento del genere, ma ci terrei invece a sottolineare la grande opportunità che abbiamo avuto.
L’incontro con DOOM, infatti, è stato fondamentale: una realtà così strutturata, innovativa e influente che ha creduto fin da subito nel progetto, offrendoci un supporto concreto a 360° e una visione strategica che hanno reso possibile trasformare un’idea in un evento di rilievo.
Per tutta la comunità Ballroom è un segnale potente: vedere un player di questo calibro investire e valorizzare la nostra cultura è un riconoscimento che ci riempie di orgoglio e ci sprona a fare sempre di più.

La Ballroom spesso viene descritta come una chosen family: che significato ha per te questa espressione e come la vivi nella House of Gorgeous Gucci?
Per me la cultura Ballroom rappresenta ciò che sono. È il risultato del lavoro e delle lotte di tante persone che hanno difeso e affermato le nostre usanze, i nostri modi e i nostri costumi. Il ball è l’evento in cui ci ritroviamo e dove le house si sfidano, ma è anche molto di più.
La mia house è la mia famiglia: è lì che ho imparato, che ho scoperto parti di me che mi appartenevano da sempre. Con la mia house so di avere accanto persone che mi fanno sentire al sicuro, qualunque cosa accada, nella vita come nella ballroom.
C’è una categoria o un momento della ball a cui tieni particolarmente?
Sì, le categorie dedicate alle Femme Queen hanno per me un significato davvero speciale.
Nella cultura Ballroom, “Femme Queen” indica le donne transgender che partecipano e competono: figure storiche e fondamentali di questa scena, che hanno aperto la strada e continuano a ispirare con il loro talento ed eleganza. Essere un parent significa accompagnare queste persone non solo nella loro vita personale, ma anche nel loro percorso artistico e performativo.
Vedere le Femme Queen intraprendere un cammino, lavorare duramente, crescere e poi brillare in una Ball è qualcosa che mi riempie di orgoglio. L’ho imparato grazie alle mie “sorelline” e alle mie “figlie”, che mi hanno mostrato quanto sia prezioso questo ruolo e quanto valore ci sia nel sostenere e celebrare la loro forza e autenticità.
Qual è la canzone su cui ami sfilare oggi, quella che più ti fa sentire “Gian” in passerella?
THE LANGUAGES OF CUNT “ by Kevin jz prodigy

Come pensi che la ballroom possa influenzare la cultura queer e il dibattito sociale in Italia oggi?
La nostra scena può risultare scomoda, perché mette in discussione tanti schemi e certezze, ma allo stesso tempo è capace di dare una forza enorme al mondo queer. In particolare, nel contesto politico e sociale italiano, la Ballroom rappresenta uno spazio di resistenza e di espressione che diventa fondamentale per affermare la nostra presenza e i nostri diritti.
Qual è il messaggio che speri arrivi al pubblico, dentro e fuori dalla comunità?
La vita, per me, è un po’ come un Ball: ci sono giorni in cui vinci e altri in cui perdi. Ma quello che conta davvero è che, indipendentemente dal risultato, non perdi mai il tuo valore, né l’essenza di chi sei realmente.

Foto Alex Vaccani