Con il nuovo album Risorgimento, MILLE racconta il proprio cambiamento personale e artistico. Dalla scoperta di una voce nuova alla forza gentile della trasformazione, la cantautrice romana parla di libertà, appartenenza e resistenza attraverso la musica. Tra influenze punk, introspezione e ironia, MILLE firma un disco che celebra la rinascita senza rabbia, ma con luce e consapevolezza.
Mille è una di quelle artiste che sembrano arrivare da un’altra epoca ma parlano perfettamente la lingua di oggi. Chioma rossa, spirito libero e una scrittura che intreccia ironia, fragilità e resistenza, la cantautrice romana torna con Risorgimento, un album che racconta il bisogno di ricominciare. Dopo i singoli UMPM, Il tempo, le febbri, la sete e C’est Fantastique, Mille firma un album di debutto che è insieme personale e universale: un invito a rinascere, a rimettersi in cammino, a riprendersi la propria vita.
Già nota al pubblico per la sua partecipazione a X Factor con la band Moseek, Mille (al secolo Elisa Pucci, da Roma) ha costruito negli anni un percorso solido e coerente, fatto di curiosità e sperimentazione. Nelle sue canzoni convivono passato e futuro, la grazia degli anni Sessanta e l’energia elettrica dei Duemila, tra lampi rock, pulsazioni punk ed elettronica minimale. Ma più di tutto, c’è una voce che sa essere intima e potente, capace di trasformare la vulnerabilità in forza.
Risorgimento non è un ritorno alle origini, ma un passo avanti: la conquista di un linguaggio nuovo, luminoso, in cui la libertà non è uno slogan ma una pratica quotidiana.

Come ti senti ora che è uscito finalmente il tuo album?
Concentrata. La verità è che ho toccato oggi i vinili per la prima volta, è stato emozionante.
Hai scelto come titolo Risorgimento, un titolo molto evocativo. È una rinascita personale o lo hai scelto per un altro motivo?
Il termine è nato durante una chiacchierata con una persona con cui parlavo dei cambiamenti della mia vita in atto. In quel periodo avevo rivoluzionato tutto: lavoro, sentimenti, casa. E questa persona mi fa: “Ma non stai facendo un risorgimento della tua vita?”. E lì ho pensato: “Ecco il titolo del disco”.
È una parola che se vado a scavare nella mia memoria, intanto mi è cara per un ricordo scolastico: avevo un maestro bravissimo alle elementari e mi è rimasto impresso e mi ha insegnato quel senso di movimento e trasformazione di quel periodo storico. È proprio quello che è accaduto dentro di me mentre scrivevo queste canzoni.
C’è quindi un parallelismo tra storia e vita personale.
Sì, perché la storia è fatta di cicli, come le persone. Tutti conosciamo la necessità di cambiare, di rinascere. Questo disco è il risultato delle scelte che ho fatto, guardato da ogni punto di vista.
L’intro del disco è molto cinematografica. Volevi creare un effetto preciso?
Sì, volevo dare l’idea dell’ingresso in casa, di un nuovo inizio. È anche un modo inedito per me di cantare: quella voce l’ho scoperta crescendo. Era già lì, ho solo imparato ad accoglierla.

Parliamo di UMPM (un maledettissimo posto migliore). Suona come un inno generazionale. Pensi che la musica possa ancora essere una forma di resistenza?
Assolutamente sì. L’arte lo è sempre, ma la musica in particolare ha una forza enorme. Anche quando non è una colonna sonora, in realtà lo è: accompagna la vita delle persone, rappresenta epoche, sentimenti, rivoluzioni.
Dai canti di protesta alle ninna nanne, ai canti del 25 Aprile, la musica ci racconta sempre qualcosa, è culturale, le canzoni e la musica ci accompagnano davvero tutta la vita; c’è la marcia funebre, la marcia cerimoniale, la musica ha una grande forza intrinseca.
Hai detto che spesso le tue canzoni nascono già “musicate” nella tua testa. Com’è questo processo?
È molto istintivo. Le melodie intrecciate alle parole arrivano da sole, in modo completamente spontaneo — “a cazzo di cane”, come dico io (ride). Se ho il telefono a portata di mano mi registro, altrimenti devo fare un grande sforzo per ricordare quella melodia o quel testo, ed è un esercizio molto faticoso perchè devo andare a ritroso e ricordarmi cosa ha scaturito quell’idea. È un processo naturale, come la vegetazione spontanea.
In questo album usi la voce in modi diversi. È stato un lavoro voluto o spontaneo?
Spontaneo. Mi sono data anche la possibilità di sbagliare. Hai presente Sister Act? Quando suor Maria Claretta spinge l’altra suora giovane a tirare fuori la voce? Ecco, quella spinta che lei le da, io me la sono data da sola. È più facile cantare davanti a tanta gente che da soli, ma ho imparato anche quello.
Hai una formazione teatrale. Ti è servita nei live?
Molto. Il teatro insegna disciplina, non solo fisica ma mentale. Ti abitua a replicare, a mantenere viva ogni sera la stessa emozione. E poi c’è la passione, che ti spinge a dire ogni volta: “Che bello, lo rifaccio”.
Io sono così, se una cosa mi piace, la voglio rifare mille volte. Poi il teatro t’inculca la disciplina mentale perché replichi la stessa cosa più volte nello stesso posto, e devi ricordarti i movimenti e le battute, ma è la passione che mi guida e io sono un’ingorda, di un piatto di pasta faccio sempre il bis.

Riprenderai a teatro a gennaio?
Sì, con il CTB – Centro Teatrale Bresciano, riprendiamo La Locandiera con la direzione di Paolo Bignamini.
Il brano C’est Fantastique mi sembra quasi un tuo inno queer.
Sì, lo è. Ho una famiglia queer che ha preso parte al video, siamo una piccola parata queer di quartiere: camminiamo, balliamo, insieme. Era proprio quello che volevo, dare il senso di una comunità unita che difende i propri ideali.
Il testo che mi ha toccato di più personalmente è Una Lama, sento un’urgenza dietro quelle parole, me ne parli?
E’ il mio testo preferito perché mi sfoga tantissimo. C’è dolora già dal titolo. È la più difficile da cantare, ma anche la più urgente. È nata di getto, con un arrangiamento punk — basso, batteria e un sintetizzatore che abbiamo suonato divertendoci come dei ragazzini, io e Umberto Primo, il produttore e batterista. Lui fa parte della mia famiglia artistica, siamo cresciuti insieme, lui e la sua compagna sono la mia famiglia.
C’è un pezzo che non vedi l’ora di suonare dal vivo?
Una Lama e Posologia che è un’esclusiva del vinile, che arriverà dopo. Per il resto, li ho già suonati tutti in studio per arrangiarli e registrarli e non vedo l’ora di farveli sentire live.
Quali donne ti hanno insegnato di più la libertà?
Raffaella Carrà. Con il suo esempio, senza slogan o proclami, solo essendo se stessa. Mi ha insegnato la libertà e la comunicazione della libertà, con grazia ed eleganza. Sapeva parlare e unire le persone anche se non la pensavano come lei, arrivava al grande pubblico, anche a quello più ottuso senza dirgli che lo fosse.. Se tu chiedi ad un omofono se lo è, non ti risponderà mai di sì perché probabilmente nemmeno ha la coscienza di esserlo. È una lezione che porto con me.

Guardando al futuro, cosa ti aspetti? Ti manca qualcosa?
Mi manca tutto, ma non mi manca niente. Ho cose importanti che mi fanno stare in pace, ma ho voglia di lavorare e di crescere. Voglio accumulare vita, esperienza, non sento di dover colmare un vuoto.
Viviamo un periodo difficile per i diritti delle minoranze. Ti auguri un “Risorgimento” anche in questo senso?
Sì, lo spero. Mi auguro un cambiamento non arrabbiato, ma evolutivo, che non spaventi chi teme l’evoluzione. Spesso chi si oppone lo fa per paura. Vorrei un risorgimento che sia vita per tutti anche a chi è spaventato, mi auguro un evoluzione coscienziosa generale.
Nel disco parli spesso di gentilezza, anche quando dici cose forti.
Sì, credo che ci siano molti modi per dire le cose. A volte, se le dici con gentilezza, vieni ascoltato di più che se urli. È qualcosa che cerco di imparare ogni giorno.
Ultima domanda: com’è nata Tour Eiffel il duetto con Rachele Bastreghi dei Baustelle?
Sono sempre stata una sua fan. Quando ho scritto la canzone ho pensato che sarebbe stato bellissimo se avesse cantato la seconda strofa. Il mio produttore mi ha detto: “Ma chiamala, abita qui!”. L’ho invitata in studio e lei ha accettato subito. Mi ha fatto un regalo enorme, e ho voluto chiudere il disco con questo dono che mi ha fatto.
C’è un album recente che ti ha colpita?
Ho riscoperto Relax di Calcutta. Un disco è bellissimo.
UN MALEDETTISSIMO POSTO MIGLIORE TOUR
7 Novembre 2025
Bergamo – DRUSO
11 Novembre 2025
Milano – SANTERIA TOSCANA 31
12 Novembre 2025
Roma – MONK
14 Novembre 2025
Parma – BAREZZI FESTIVAL
15 Novembre 2025
Torino – SPAZIO 211
28 Novembre 2025
Napoli – TEATRO BOLIVAR
29 Novembre 2025
Molfetta (BA) – EREMO CLUB
17 Gennaio 2026
Bologna – LOCOMOTIV
Biglietti in vendita qui.