Theor non è un profumo lineare; è una presenza che si rivela lentamente, come un pensiero che affiora mentre il corpo ricorda ciò che la mente aveva dimenticato. Brume Orpin costruisce fragranze come stati d’animo, e Theor è una celebrazione intima, una melodia di calma e gioia che si posa sulla pelle come un raggio di sole filtrato nella foschia.
L’apertura è una carezza soffice, lattescente, dove una dolcezza delicata — quasi mandorla, quasi latte — si combina con un respiro salino, sottile ma presente. È come l’aria umida di un mattino vicino all’acqua, quando il mondo sembra appena sveglio.

Theor vive in quella zona poetica tra corpo e concetto: è cerebrale, ma mai freddo; sensuale, ma senza ostentazione. È un profumo che non vuole sorprendere, ma rivelare. Non seduce: accompagna.
Theor è come il momento in cui la nebbia si ritira da un lago dopo una notte lunga, condivisa. Sei tornato da una festa, la musica ormai un’eco lontana, e il mondo è improvvisamente reale, tenero. La bruma si solleva in veli sottili, lasciando che il sole tocchi la superficie dell’acqua. Gli amici ridono piano, qualcuno si abbraccia per scaldarsi, e tra la stanchezza e la felicità nasce una quiete perfetta.

Theor profuma di quell’attimo. Della dolcezza che rimane quando lo slancio si placa. Dell’intimità che segue l’euforia. Del corpo che accoglie la luce.
È un profumo per chi ama ciò che sfugge e ritorna, per chi vive nei passaggi: tra la notte e il giorno, tra la memoria e il presente, tra l’acqua e la pelle. Theor è un’aura più che un’impressione. È una scelta per chi ama l’inafferrabile. Per chi vive nella soglia, tra ciò che si vede e ciò che si immagina.
In Italia lo si trova da Campomarzio 70

