Ariete ha 18 anni, canta l’amore e cerca/spera di trovare il proprio spazio generazionale in un mondo caotico dove è facile ferirsi.
Armata di una voce delicata e piena di coraggio come i testi che scrive, senza filtri, Ariete è pronta a sconfiggere i pregiudizi e ad abbattere le barriere delle etichette che troppo spesso si usano quando si ha davanti qualcosa di diverso, che in fondo è la nuova normalità.
Il berretto calato sopra gli occhi che guardano sempre in basso, il felpone oversized, la sigaretta sempre accesa, lo sguardo scazzato. Ariete mi appare come un mix tra i personaggi di Zendaya in Euphoria e il Jake Gyllenhaal di Donnie Darko; sarà che entrambi i personaggi raccontano la solitudine, il malessere degli adolescenti e la loro ricerca nel trovare un significato all’esistenza. Anche Ariete secondo me la sta cercando, ma attraverso l’amore, quello che riesce a raccontare sempre senza censura facendoti emozionare anche se la canzone è scritta da una lei per una lei.
Una teenager che sa il fatto suo, che da Anzio, dalla sua stanza ha composto canzoni grazie ai suoi rapporti d’amore tormentati, come è giusto che sia alla sua età, quando si vive tutto di pancia.
Perché di pancia sono anche le sua canzoni, sia quelle contenute nel suo primo ep Spazio, scarno e minimale, registrato in lockdown con le cuffie dell’iPhone, ma questo si sa, è già leggenda, e il suo lavoro più fresco 18 Anni un ep più prodotto che passa dal power pop alle ballad intime a cui ci aveva già abituato.
Pur avendo un gap generazionale piuttosto ampio mi sono subito innamorato della musica di Ariete, non so se è l’attitudine scazzata con cui canta, la sua voce delicata ma avvolgente o semplicemente perché l’amore non ha età. L’ho intervistata a Milano:
Ciao Arianna come stai?
Tutto bene grazie, sempre in giro ultimamente, ma è figo.
Mi racconti come nasce Ariete?
Parto dal presupposto che il nome è nato in modo casuale, erano le 3 di mattina e sarebbe dovuto uscire a breve il mio primo pezzo su YouTube, Quel Bar, ovviamente siamo prima di Bomba Dischi. Mi stavo scervellando e c’erano mille opzioni imbarazzanti che non rivelerò mai… ti dico solo che uno dei probabili nomi era Cenere, ma esisteva già un band con questo nome, poi ho pensato che il mio segno zodiacale è Ariete, è d’istinto l’ho scelto.
Però in realtà Cenere non sarebbe stato male, considerando che hai sempre la sigaretta in bocca!
In effetti hai ragione! In verità dico sempre che Ariete è Arianna che canta, pertanto potrei dire che Ariete è nata il 27 marzo 2002 insieme a me. Fin da quando sono piccola canto e suono, ho semplicemente deciso di trasformare una passione in un qualcosa su cui poter lavorare.
Una cosa che ammiro di te è la naturalezza con cui parli di argomenti che dovrebbero essere normalissimi ma che come ben sappiamo, nella realtà non è così: mi riferisco soprattutto ai testi delle tue canzoni che parlano di storie omosessuali. La verità è che i media ci fanno credere che la fluidità sia un concetto sdoganato, quando in realtà si parla di una nicchia nella nicchia. Sei mai stata bullizzata sul lavoro?
Sul discorso della nicchia, sono assolutamente d’accordo. Se devo essere sincera non sono mai stata bullizzata sul lavoro. Ti faccio un esempio stupido che uso per spiegare la mia posizione citando Tiziano Ferro, artista che è sulla scena da almeno vent’anni. Ok, erano altri tempi e lui sicuramente era un’altra persona ma Ferro, nonostante il suo coming out, canta ancora canzoni dedicate alle donne. Se avesse scritto vent’anni fa una canzone dedicata a un uomo le cose che sarebbero successe erano due: O Non sarebbe uscito il pezzo o lui non sarebbe quello che è oggi.
Quello che voglio dire è che nonostante i passi in avanti fatti si continua ad avere un freno quando si parla di LGBT+. Per quanto mi riguarda, invece, io ho messo le cose in chiaro da subito.
Nel mio primo e.p., Spazio, io non canto che amo le donne, anche perchè mi definisco bisessuale, ma siccome le storie più importanti che ho avuto sono state con ragazze mi sono chiesta: perchè devo cantare una cazzata, facendo diventare il protagonista della mia canzone un uomo, quando questo più avanti nella mia carriera potrebbe venir fuori? Così ho deciso di essere me stessa ripetendomi che se alla gente fosse piaciuta la mia musica sarebbe andato tutto bene, altrimenti pazienza.
È capitato solo una volta in radio, solo perchè non ero truccata e non avevo un vestitino, ma solo la mia felpa e il mio solito berretto, hanno commentato dicendo: “ma chi è sta lesbica?” Ma cosa avrei dovuto rispondere? E’ la verità. Io sono solo contenta di avere tantissime fan lesbiche che si ritrovano nella mia musica proprio perchè parlo a loro.
Diciamo anche che ti saresti tagliata via una grande fetta di fan, perchè su Instagram leggo di un sacco di ragazze che sono innamorate di te. Diciamoglielo a Tiziano Ferro cosa si è perso!
Ride (ndr). Si è vero, succede spesso.
Io ti ho scoperta con Pillole, ma poi ho visto che hai partecipato a Xfactor, e mi ricordo del tuo provino perchè mi eri piaciuta . Oggi mi viene da dire: meno male che non ti hanno presa e adesso pubblichi il tuo secondo e.p. che si distingue dal primo soprattutto per via della produzione. Spazio è stato registrato durante il lockdown con l’iPhone, il nuovo, 18 anni, l’hai registrato in studio e ha una produzione più importante. È vero che ti sei già annoiata del tuo primo lavoro e che vorresti suonare solo il nuovo?
Si, annoiata nel senso che il mio nuovo ep se lo metto su Spotify riesco ad ascoltarlo dall’inizio alla fine pensando ad ogni canzone: “cazzo che bel lavoro” e ci canto pure sopra gasandomi. Nel primo ep, invece, ci sono canzoni che skipperei subito. Credo comunque che in 18 anni, ci siano canzoni che si legano alle sonorità di Spazio, ad esempio Mille Guerre che tra le altre cose è il pezzo che in streaming sta andando di più.
Una cosa che ho deciso per le tracce nuove è che volevo creare una sorta di dualità, perchè sono due lavori complici e coerenti quindi quello che volevo fare con 18 anni era mantenere per metà una certa vicinanza a Spazio, e per l’altra dare un indicazione di quello che potrebbe diventare il suono di un album, che spero uscirà l’anno prossimo.
Credo sia importante sperimentare, è facile fare un goal con la porta senza il portiere. La gente si affeziona al tuo personaggio quindi se si accorgono che le canzoni sono molto lontane dallo stile di Pillole, ma comunque restano canzoni oggettivamente orecchiabili, all’inizio storcono un po’ il naso ma poi capiscono.
Non temo che i miei fan si disaffezionino a me e alla mia musica.
Parliamo di testi: Spazio era un lavoro molto personale in cui parlavi delle tue relazioni sofferte, mentre in 18 anni hai ampliato il tuo cerchio parlando della tua famiglia e dell’adolescenza in generale. Me ne parli?
È stata una scelta naturale, Spazio è una collezione di canzoni scritte nell’arco di due anni senza sapere cosa ne sarebbe stato e quindi aveva un certo tipo d’introspezione, anche perchè conducevo una vita più monotona. Con 18 anni ero più stimolata perchè mi si è aperto un mondo davanti, anche se continuavo ad avere relazioni turbolente, e poi a livello musicale lo ero ancor di più perchè i suoni con i miei testi combaciano perfettamente.
Un’alta tua particolarità è il timbro vocale poiché attraverso la tua voce si percepisce quando hai un malessere interiore o quando sei super felice. Prendo ad esempio il tuo brano Nottataccia. Ti viene naturale cantare in questo modo?
Posso dirti che Nottataccia l’ho scritta il 22 aprile, eravamo ancora in quarantena. Mi ricordo che ero presa malissimo per via della situazione che tutti conosciamo e l’ho scritta alle due di notte. Non so dirti se mi viene naturale ma è il mio modo di cantare.
Cosa ti lega così tanto ad Amsterdam, ti piace citarla nelle tue canzoni.
Ci sono stata una volta sola a settembre, ma se ci penso la cito in Riposa in Pace, che è un feat. che canto con Drast de gli Psicologi, e in 18 anni che ho scritto sempre con lui. Drast ha un forte legame con questa città, e dopo esserci stata mi rendo conto che sto in fissa pure io.
Poi però succede che ti fai le canne su TikTok è ti bannano…
Si, lasciamo perdere, è stata una guerra assurda con quelli di Tik Tok Italia. Il mio errore è stato quello di mostrare l’erba, anche se per due secondi, e mi hanno ucciso il profilo per dieci giorni. Ora tutto ok.
Quanto sono importanti per te i social? Sei spesso in diretta e mi diverte quando coinvolgi a sorpresa i tuoi fan che hanno delle reazioni bellissime: si passa dalla paralisi facciale all’isteria…
I social sono stati importantissimi durante la quarantena, ricordo che avevo 2k followers e in diretta ne partecipavano 30. Oggi ne ho 150k, ma io resto sempre la stessa. Voglio che le persone che mi conoscono oggi abbiano la stessa sensazione di chi mi ha conosciuto sei mesi fa. I social mi piacciono come mezzo di comunicazione poiché cerco sempre di essere vera e senza filtri, però ci sono giorni in cui non mi va di usarli, e non li apro nemmeno.
Per quanto riguarda le dirette con i fan, per evitare momenti imbarazzanti, chiedo sempre loro di prepararsi delle domande ma le reazioni sono sempre imprevedibili e questa cosa mi fa divertire tantissimo.
La tua immagine ha sempre un attitude malinconica, guardi poco in camera, stai con la testa china e con la sigaretta in bocca. Ma dal vivo, cosi come nelle dirette, sei molto espansiva e gentile. Come sei veramente?
Sono così. Mi ricordo i tempi della scuola, in cui ero una ragazza piuttosto popolare, e i ragazzi mi mandavano messaggi su Tellonym dicendomi “sembri una molto antipatica o hai la faccia da cazzo” ma poi, come vedi, sono una che ride e scherza e prendo subito confidenza.
Su Instagram spesso canzoni indie americane non così scontate, penso ai Vampire Weekend o i Grouplove, da dove arriva la tua cultura musicale?
A dire il vero sto abbastanza in fissa con l’indie americano, con le band tipo Tame Impala poi però spazio. Se guardi le mie playlist su Spotify, ce ne sta una che si chiama Papà, in cui trovi Guccini e De Andrè e un’altra che si chiama Vibes in cui invece ci sono i Pixies e Clairo, che mi fa impazzire. Tutte cose che nemmeno io so da dove caccio fuori. Ah ne ho una anche dedicata alla trap italiana. Questo per dirti che ascolto veramente di tutto.
Come sono i tuoi genitori nei confronti del tuo lavoro?
Facciamo un piccolo passo indietro. Il mio primo ep si chiama Spazio, poiché io sono cresciuta in un contesto in cui non mi è mai mancato nulla, anzi ero agiata e anche un poco viziata. Il problema alla base è che non avevo spazio per esprimermi: mio padre è un giornalista, ha due lauree ed è uno scrittore. Mia madre è un avvocato.
Mi hanno cresciuta col mantra “studia-lavora-fatti una famiglia” e quindi da un nucleo familiare in cui non c’è una persona che non si sia laureata con la lode all’università è ovvio che ti chiedi “cazzo, io voglio fare musica! Mo chi glielo dice a sti due?!?!”
Ancora oggi mia madre mi chiede: ma le canzoni alla Siae le hai depositate? Quando vengo a Milano mi chiede se ho prenotato il treno o preso l’hotel. Sono un amore ma non hanno ancora ben capito che ho un’etichetta che si occupa di me. Ci rimangono male quando leggono commenti negativi durante le mie dirette, ma io gli dico che devono imparare a fregarsene. Nonostante tutto sono contenti.
Di recente ho visto l’episodio speciale di Euphoria, in cui l’attitude di Zendaya, esclusa la dipendenza dalle droghe, mi ha ricordato te. L’episodio s’intitola “Trouble don’t last always” e tu nel brano Stare Male canti “Quel che fa male poi diventa bene” che più o meno è lo stesso concetto. L’hai vista?
Zendaya è tutto, ma nonostante ciò non ho più Sky e non ho visto la puntata. Guardo molte serie, tra le mie prefe ci sono Orphan black, Prison breack, che me la sono bevuta tutta, e poi tra quelle un po’ più leggere ci sono The End of the Fucking World, How I Met Your Mother e Atypical che è in assoluto la mia preferita.
A proposito di atipico: hai 18 anni ma piaci comunque anche agli adulti. Come ti relazioni con questo?
Vivo bene questa cosa, quello che passi a 18 anni lo abbiamo provato tutti, e il cuore ti si può spezzare a qualunque età. C’è poco da fare! Il mio obiettivo non è mai stato solo quello di parlare alle ragazze che amano le ragazze o solo alla comunità LGBTQ+.
Io penso che solo la realtà più giovane della comunità LGBT+ ti conosca, gli altri devono ancora arrivare a te!
Si hai ragione ma fortunatamente anche gli adulti entrano in connessione con la mia musica. Penso che la musica sia di tutti, a maggior ragione la mia, quindi se una signora di 60 anni ascolta Nottataccia a palla per me è una gran figata. Anzi vorrei proprio vederla questa signora se esiste!
Cosa ti lega così tanto a gli Psicologi? Sembrate quasi fratelli.
Alessio, in arte Lil Kaneki, lo conosco da prima che esistessero sia gli Psicologi che Ariete. Mentre per quanto riguarda Marco in arte Drast, è stato lui a scoprirmi e da li è nato il rapporto con Bomba Dischi. Direi che ci siamo trovati, non avevo neanche un contratto che siamo andati insieme a Napoli, in un periodo in cui litigavo spesso con la mia ex. Insieme ci divertiamo come pazzi, anche se Drast a livello musicale è molto presente nei miei lavori. 18 anni è quasi interamente prodotto da lui.
Chi è stato il tuo primo idolo musicale?
Tralasciando le cose serie, devo dirti che sono stati gli One Direction e Shawn Mendes, per cui sono ancora disponibile a far 10 ore di fila per sentirlo suonare. Ho visto il suo documentario su Netflix e ho capito quanto l’industria musicale possa fotterti il cervello. Anche perchè in America se non svolti a 16 anni non svolti più e li ti prendono e ti mollano su un palco in giro per il mondo, da solo e senza nessun punto di riferimento. Non deve essere facile.
Qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?
Non riesco a dirtene solo uno, sicuramente Currents dei Tame Impala, Fine Line di Harry Styles e Immunity di Clairo che adoro. L’altra sera parlando con una mia amica mi sono ricordata di due dischi bellissimi che ho amato: Blue Neighbourhood di Troye Sivan e Cry Baby di Melanie Martinez.
Ariete Sanremo 2023