I primi amori, la voglia di griffe, Netflix, i delivery e la ricerca di un’individualità perduta. I Moscowa sui Muri frullano questo immaginario e ci portano, con la mente, a ballare in disco.
Sembra una commedia romantica americana la storia dei Moscowa sui Muri, lui e lei si incontrano all’Università, lui fa il grafico e rappa, lei balla e fa la fashion designer, sboccia l’amore sia fisico che artistico.
Nasce così un duo che trasporta in musica l’esperienza di due giovani ragazzi, Francesco Jakar e Paola Di Nazareth, che dalla Puglia arrivano a Milano per tentare la fortuna come artisti.
Qui incontrano la realtà di FLUIDOSTUDIO, etichetta che li prende sotto la propria ala e con cui pubblicano gli ultimi due singoli Barabba e il nuovissimo BFF. Tra testi ironici che mescolano moda, Milano e serie TV a ritmi da ballare in disco, (speriamo presto), sotto cassa a ritmo di strobo come dei paganti che non pagano, delle M¥SS che non sfilano ma due ragazzi che si divertono.
Ciao ragazzi dove vi trovate?
A casa nostra a MIlano
Raccontatemi di quando avete iniziato a far musica e dove vi siete conosciuti..
Francesco Jakar: Io faccio musica da quando avevo 13 anni e ho conosciuto Paola All’Accademia di Belle Arti di Foggia che studiava fashion design, mentre io facevo graphic design. Un giorno, in modo molto spontaneo e giocoso le ho proposto di rappare un ritornello su un mio pezzo.
Paola di Nazareth: Io non avevo mai avuto nessun tipo di esperienza legata alla musica, la sua proposta è arrivata inaspettata però mi sono buttata. Non eravamo ancora i Moscowa sui Muri che sono nati quando ci siamo trasferiti a Milano per trovare lavoro e tentare la fortuna, diciamo così.
F:Volevamo creare un progetto che fosse legato alla nostra nuova vita a Milano così ci siamo messi al lavoro e sono nati i primi sei pezzi che fanno parte dell’EP MSCW, uscito nel 2019. Da li è tutto diventato più concreto e ci crediamo tantissimo.
Quindi gli studi in Accademia si sono trasformati in altro?
F: Si sono evuluti, perché io di lavoro faccio il grafico mentre Paola fa la fashion designer e stylist, facciamo entrambi lavori creativi che sono anche stimolanti per la nostra musica.
P: E’ tutto collegato, la moda come la musica sono due caratteristiche che mi servono per esprimere meglio la mia creatività. Il fashion è un elemento ricorrente nei nostri testi. Siamo una piccola factory: la Moscowa Factory, anche se siamo solo in due.
Che storia c’è dietro al vostro nome: Moscowa sui Muri?
F: Moscowa nasce dall’unione di due parole: Moscow Mule che è il cocktail che abbiamo bevuto fino alla nausea, fatto in casa bello forte e Moscova, un quartiere di Milano a cui siamo molto legati.
P: Sui muri l’abbiamo aggiunto dopo, all’inizio ci chiamavamo solo Moscowa. Per il lancio del nostro primo EP abbiamo fatto una guerrilla marketing, tappezzando i muri di Milano con gli adesivi con su scritto Moscowa. Quando abbiamo aperto il nostro account su Instagram, e il nome Moscowa c’era già, allora pensando all’operazione degli adesivi sui muri abbiamo unito i nomi: Moscowa sui Muri.
La vostra musica mescola più generi come il rap, qualche accenno di trap accostati a dei beat molto vicini alla dance, alla tech e alla deep house. Mi piace questo mescolare tutto senza pregiudizi, me ne parlate?
F: Noi ascoltiamo generi di musica diversi tra loro e abbiamo gusti differenti, prima dei Moscowa io facevo un rap conscio e introspettivo molto lontano da quello che faccio adesso. Mi piace però sporcare la musica che facciamo oggi con quello che facevo prima e credo che questo si senta nel singolo appena uscito BFF. Non ci piace porci limiti.
Il vostro immaginario è molto a fuoco, c’è un mix anni ‘90 fluo, anni ‘00, la Tumblr generation, raccontatemi da dove prendete spunto:
P: Amiamo gli anno ’00 quelli delle boyband, delle popstar, MSN, ci piace citare le serie tv di quegli anni, e poi c’è una patina anni ’80/’90 che contamina anche il nostro styling. Sono influenze che si percepiscono molto in canzoni come AmoreMSN e UNA COSA A 3.
F: Siamo fan delle epoche che non abbiamo vissuto! Ci piaceva l’idea di mescolare gli anni 2000 quelli delle disco, della voglia di divertisti sempre, e riportarne la leggerezza nei nostri pezzi.
C’è un forte lato ironico nei vostri testi, quanto è importante per voi divertirvi facendo quello che vi piace fare?
F: L’ironia è una nostra caratteristica fondamentale, ci piace prendere temi del quotidiano o stereotipati come ad esempio l’amore e li rendiamo più glamour, facendo sorridere e anche ballare. Io vengo dal rap quindi conosco bene le punch-line e i giri di parole e li ho portati anche nel nostro mondo.
Il testo del nuovo singolo BFF, che mi ha fatto subito pensare a Paris Hilton, si muove molto verso questa direzione, vi piace citare elementi del quotidiano come Masterchef, Netflix e Now Tv e ironizzate sui like dei social. Come è nato?
F: Aahahahah BFF è esattamente preso da Paris!
P: Non siamo i rapper che hanno il desiderio di riscattarsi facendo soldi e vestendo firmato, c’è anche questa componente in quello che facciamo ma il concetto è più ampio. In Pink Ferrari/Frakta ironizziamo sul fatto che si può avere stile anche indossando una Frakta da 90 centesimi invece di una bag Arena Balenciaga che costa più di 1000€. Il messaggio è velato ma è una critica all’omologazione che tocca soprattutto i ragazzi giovani.
F: Vorremmo ricordare che la personalità conta.
BFF preannuncia qualcosa di più grande?
F: stiamo lavorando a un EP che uscirà più avanti, BFF è il pezzo che lo anticipa.
P: Il nostro sogno è che il nuovo EP possa uscire in contemporanea con la riapertura delle discoteche e di conseguenza di un ritorno alla dimensione live.
Non avendone mai fatti, come pensate sarà il vostro live?
P: Da bambina guardavo Britney Spears cantare col microfono ad archetto e per me sarebbe un sogno averne uno ad un mio concerto e vorrei anche dei ballerini.
F: Tanto noi siamo stonati (ride ndr) così vi distraiamo ballando. Scherzi a parte, quello che immaginiamo più che un live è una performance, speriamo di poterla realizzare presto.
Chi è stato il vostro primo idolo?
P: Il mio primo idolo indiscusso è stato Fabri Fibra, era il periodo a cavallo tra le elementari e le medie in cui studiavo danza e nell’ora di Hip Hop ballavo sempre i suoi pezzi perchè mi gasavano tantissimo. Ricordo di aver comprato la maglia “io odio Fabri Fibra” e la indossavo ovunque, anche davanti lo specchio prima di far la doccia. Ero super in fissa ed il mio pezzo preferito era Bugiardo, tra gli stranieri ero fan di Britney sia per la musica che per i look, erano gli anni di Gimme More.
F: Io vengo da una famiglia di musicisti: mio padre suona chitarra e basso mentre mia madre canta. Avevano un gruppo in cui facevano blues, non a caso io ho iniziato a far musica con il rap che è figlio del blues, quindi ascoltavo molta Urban. Però ho un ricordo di me in macchina da bambino: i miei mettevano in macchina la cassetta di Lorenzo 1992 ed io la cantavo dall’inizio alla fine. Direi che è il primo disco, che considero rap che abbia mai ascoltato.
L’ultimo album di cui vi siete innamorati?
P: Per quanto mi riguarda “Aurora” de I Cani che mi ha fatto piangere e ballare allo stesso tempo. È un disco che riascolto spesso anche oggi.
F: io ultimamente ho ascoltato tantissimo ERYS di Jayden Smith e anche il suo ultimo mixtame CTV3 che trovo super divertente, anche se il disco de I Cani ci accomuna perchè ha segnato l’inizio della nostra avventura insieme. Il disco dell’innamoramento.
Visto che citate le serie tv nelle vostre canzoni, voi quale sareste?
Insieme: Gossip Girl, anche perchè si sposa perfettamente con la filosofia della nostra musica.