Balla, recita, scrive e ora canta. Kat Cunning è la popstar non-binary che dopo aver recitato al fianco di James Franco e J.Lo, cerca di educare il mondo del pop alle tematiche queer con la loro Boys, canzone tributo all’identità transgender.
Forse non conoscete ancora la sua musica ma avrete sicuramente visto Kat Cunning dallo schermo di qualche vostro device, soprattutto se siete dipendenti dalle serie.
Ha recitato in The Douce – Le vie del Porno, prodotto da HBO al fianco di James Franco e Maggie Gyllenhaal, nella serie tv Trinkets di Netflix, e tra poco sarà sul grande schermo in Marry Me dove interpreterà l’assistente di J.Lo.
Oggi Kat Cunning sta aspettando di pubblicare l’ EP di debutto ,Idol Hands, anticipato dal singolo Boys, un lavoro autobiografico che racconta storie vere che servono a far aprire gli occhi sul mondo LGBTQIA+ o ad aiutare giovani persone queer in difficoltà, come a creare una safe zone. Ecco cosa ci ha detto:
Ciao Kat, pensi che la pandemia e l’incertezza dell’ultimo anno abbiano influenzato la tua nuova musica?
Sì, assolutamente, soprattutto mi ha dato modo di guardare più da vicino il mio processo di scrittura e alle grandi influenze della mia vita. Vivevo a New York all’inizio della pandemia con il mio partner da cique anni, e ci siamo presi il Covid oltretutto. Però, durante la malattia abbiamo deciso di lasciarci e io sono tornat* a Los Angeles.
Così non potendo fare concerti mi sono concentrat* su cosa volevo veramente scrivere e cosa mancava al mio progetto sino ad allora. Credo che questo periodo mi abbia dato la possibilità di cercare nuovi colori nel mio storytelling che non avevo ancora toccato. Ho avuto la possibilità di sperimenatre qualsiasi cosa mi venisse in mente cercando di raggiungere un obiettivo.
Ho letto che il tuo passato nella musica include jazz e blues, quindi cosa ti ha portato nel mondo del pop?
Ho sempre voluto raggiungere un pubblico più vasto, difatti più che musicista mi considero storyteller. Credo che la musica pop abbia il potere di toccare anche quelle persone che non sanno cosa significhi l’arte, inoltre con la mia musica vorrei raggiungere persone che vengono da una piccola città come la mia e non solo le persone più intelligenti del mondo.
Io sono nat* e cresciut* a Gresham in Oregon un paesino minuscolo, e ho un background radicato nella danza che ha segnato la mia infanzia e radunava un piccolo gruppo di persone che erano interessate alle belle arti. È stato molto formativo per me e mi ha spinto a voler divulgare a tutto il mondo la mia conoscenza delle belle arti e il pop è il mezzo giusto per farlo.
Credo di aver infuso in quello che faccio anche il mio amore per il jazz e il blues che sono elementi che stanno contaminando la musica pop di oggi e per me sono stati i due elementi che mi hanno insegnato a cantare e che ti insegnano quando sia importante l’espressione musicale e non solo la bravura.
Ti sei trasferit* dall’Oregon a New York dove hai iniziato la tua tua carriera esibendoti in un musical a Broadway. Quando hai capito che volevi diventare anche tu un cantante?
Sapevo di saper ballare ma quando ho cominciato a cantare nel musical ho ricevuto così tante critiche positive che ho iniziato a prendere il canto seriamente.
Cantare mi fa sentire molto nervos*, mentre quando ballo sono totalemente a mio agio perché mi sono allenat* moltissimo. Ma onsetamente non mi aspettavo di cantare prima di questa esperienza.
In che musical hai recitato a Broadway?
Il mio debutto sul palco non è stato a Broadway ma la prima volta che ho cantato è stato in uno show di danza che si teneva ogni venerdì sera, ricordo che il NY Times venne a vederlo ed elogiò al mio cantato. A Broadway ho debuttao nello spettacolo Paramore del Cirque du Soleil.
Dopo l’uscita dei singoli Confident, Could Be Good e Boys pubblicherai il vostro nuovo EP, Idol Hands. Cosa possiamo aspettarci e quante canzoni ci sono?
Non so ancora dirti esattamente quando uscirà ma conterrà sei canzoni e sarà focalizzato sulla mia dualità, in quanto persona queer credo sia molto importante esprimere che faccio musica per essere coraggios* e per invitare le persone nel trovare la propria comunità in cui potersi sentire ben accetti.
Poi c’è l’altro mio aspetto quello che viene dal jazz, dal blues e da me che canto cover in bui night club, quindi qualcosa di più sexy e dark. Poi ci sono un paio di canzoni che parlano di sesso come Centerfold che sarà il prossimo singolo ed è una lettera a cuore aperto ad una ragazza.
Cosa ha ispirato il testo del tuo ultimo singolo Boys? Parla di scappare da una famiglia conservatrice per abbracciare la propria personalità, giusto?
Esattamente! è un’esortazione a non rimanere bloccati nella propria comunità, anche se ti fanno leggere la bibbia e bruciano cose, è una canzone molto importante per me e l’ho scritta per la prima persona transmaschile che ho conosciuto. So che è un concetto non molto conosciuto ai più ma ho incontrato questa persona al college e volevo rendere la sua storia universale per tutti, compresi gay, lesbiche, trans, androgini, chiunque non si senta al posto che gli spetta ed è costrett* a vivere negli stereotipi della rappresentazione maschile o femminile.
Da giovane artista dichiaratamente non binary, qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere con la tua musica e la tua arte in generale?
Voglio solo far sapere a tutte le persone la fuori che c’è uno spazio che li rappresenta, non importa cosa li rappresenti ma ci sono comunità che li possono aiutare e seguire.
Giugno è il mese della prevenzione della salute mentale, essere seguiti in questo caso convalida davvero le situazioni e la sensazione che stai attraversando, ad esempio io ho scoperto di soffrire di “fatica di divulgazione” ovvero la stanchezza di dover fare coming out ogni giorno con le persone.
Io mi identifico con i pronomi they/them quindi voglio anche riferirmi a tutte le persone che fanno parte dello spettro queer e spero di riuscire nell’intento di far capire alle persone che essere se stessi e accettarsi è l’unica opzione possibile.
Qui in Italia non abbiamo una legge che tuteli i diritti delle vittime dell’omolesbobitransfobia ma finalmente dopo venticinque anni questa legge ora sarà discussa in Senato. Riesci a immaginare quanto siamo indietro rispetto ai diritti LGBTQI+ e quanto sia difficile spiegare il concetto di non binario in un paese che non accetta nemmeno il concetto di bisessuale?
Non riesco ad immaginarlo, davvero, sono stat* in Italia e ho avvertito la mancanza di rappresentazione, se una cultura in generale non riconosce l’esistenza di determinate persone sarebbe tutto troppo difficile, persino raccontare la mia sessualità.
La conoscenza è un privilegio, è figo che ci sia una community però come la vostra con un magazine che ne parla, perché la strada è lunga ma se le persone possono trovare le informazioni che cercano tramite un media come il vostro, le persone possono fare squadra e cambiatre le cose perché più sarete numerosi e più sarà difficili ignorarvi.
Unitevi e combattete insieme nel modo che più ritenente opportuno, ognuno ha il suo, può essere scendere in piazza o parlarne in famiglia ma la divulgazione è fondamentale. Tocca a voi!
Chi era il tuo eroe da piccol*?
Judy Garland, ero ossesionat* dal Mago di Oz e da Dorothy, ci dev’essere un motivo se è diventata un’eroina per tutta la comunità queer no? Passa da un mondo incolore a uno iper colorato con una famiglia che si è scelta composta da strani personaggi, e credo che il concetto del sogno che si conlude con un ritorno a casa significa che sei libero di essere te stesso ovunque tu ti trovi. La mia seconda ossessione erano i Backstreet Boys.
Canti, balli, scrivi e reciti. Cosa pensi accomuni tutte queste tue doti?
La narrazione è ciò che accomuna tutte queste arti. Quando scrivo è tutto sempre molto personale e incentrato su me stess* e a volte può essere estenuante.
Quando recito ho la possibilità di essere qualcun’altr*, quando giriamo è come se vivessi due vite parallele. Amo le parole, l’inglese è una lingua frivola che ha un sacco di parole diverse che singnificano la stessa cosa, amo questo aspetto che mi permette di giocare con le parole.
Comè stato lavorare alla serie Trinkets di Netflix?
Divertentissimo, molto diverso rispetto alla serie The Deuce – Le vie del Porno che ho fatto con HBO e che mi ha dato l’opportunità di lavorare insieme a James Franco e Maggy Gyllenhaal dove era tutto molto libero e teatrale, e le telecamere ci seguivano qualsiasi cosa stessimo facendo.
Per Trinkets avevamo lo scotch sul pavimento e dovevamo recitare esattamente in quei punti. Sono due diverse opzioni su come si può girare uno show ed è stato molto educativo e interessante, la cosa divertente di Trinkets è che era girato nel mio paese natale, Gresham, e non ci tornavo da quindici anni, quindi è stata una cosa assurda.
Poi ho avuto anche la possibilità grazie al mio personaggio di cantare alcune mie canzoni nello show quindi ha dato un’accellerata alla mia visibilità.
Parlando di recitazione, chi era il miglior partner: J.lo o James Franco?
oh Dio! E’ affascinante stare intorno a J.Lo perché è un’essere umano bellissimo e perfetto, ma devo scegliere James Franco perchè è pazzo quanto me, è intelligente, divertente e sorprendente come attore. Ha un sacco di idee pazze per la testa e le butta fuori di continuo, devi sapergli stare dietro ed è una sfida continua. Penso che se non hai la testa che ragiona in modo verosimile alla sua sia molto difficile stargli dietro.
Ultimo disco di cui ti sei innamorat*:
Tried Up di Ama Lou, amo il timbro della sua voce, le sue produzioni ridotte all’osso, le sue atmosfere alternative r&b e i suoi video che sono bellissimi.