E’ stato un anno ricco questo 2021 se pensiamo ai bellissimi album usciti, alcuni passati inosservati in Italia dove si tende a non andare in là del proprio naso, anche nella musica.
Così mentre il mercato discografico italiano spinge sempre nella stessa direzione, alle radio passano sempre i soliti raccomandati che non vendono nemmeno più. Per fortuna questo sistema si sta usurando e nell’attesa di una spinta verso un panorama musicale più fluido e meno ruffiano, speriamo che in questa classifica possiate trovare anche qualche chicca che vi siete persi tra i tanti nomi noti che vi troverete, ma di questo ne siamo sicuri:
20 – Japanese Breakfast “Jubilee” (Dead Oceans) 20 album 2021
Michelle Zauner aka Japanese Breakfast ha pubblicato il suo terzo album “Jubilee“, un lavoro che sfavilla in ogni suo momento. La Zauner si gode la sua evoluzione musicale utilizzando sintetizzatori, archi, sassofoni, pianoforti, chitarre e qualsiasi cosa su cui riesce a mettere le mani, per portare il suo songwriting evocativo e ricco di dettagli a un nuovo livello, più saggio e maturo. Una forza creativa da non sottovalutare.
19 – Remi Wolf “Juno” (Island Records)
Si è parlato molto all’estero di Remi Wolf che è stata anche definita “la pop star del futuro”. Il suo debutto “Juno” è stato il booster di questo 2021, un lavoro che mescola i generi risultando un’esplosione di colori pop, con soluzioni rischiose che lasciano stupiti, testi irriverenti e sinceri e un pizzico di nostalgia, ascoltatevi “Liquor Store” o “Anthony Kiedis”, dedicata da buona californiana al leader dei RHCP. Difficile immaginare qualcuno che può rimane indifferente al suo carisma e al suo shiny pop.
18 – Ashnikko “Demidevil” (Parlophone)
Perché in Italia non abbia avuto l’attenzione meritata Ashnikko resta un mistero, sicuramente la popstar più promettente in circolazione, che dalla sua Inghilterra sta già spopolando in USA; la sua “Daisy” è un inno da Festival, (cercate su YouTube).
Questo non è un abum ma un mixtape e straripa hit da classifica tra cui “Deal With It” canzone che campiona la celebre frase “I hate you so much right now!” tratta da “Cought Out There” di Kelis, ed il cui verso “I don’t need a man I need a Rabbit” l’ha portata a diventare testimonial di una linea di sex toys.
O ancora “Cry feat. Grimes” o di nuovo la sopracitata “Daisy” che scatena dei karaoke di massa. Aggiungiamo un look da cosplayer con lunghi capelli blu, un po’ cyber un po’ steam punk, ma anche un po’ pirata di Vivienne Westwood mescolato alla giusta dose di malizia in lattice e scollature, insomma impossibile non notare questo bizzarro look perfetto. Italia sei pronta a questa irriverente e disinibita star? Attendiamo trepidanti il primo full lenght.
17 – Easy Life “Life’s a Beach” (Universal)
Che bello questo album scanzonato, me lo vedo il cantante Murray Matravers camminare e cantare con aria scazzata e la sua tuta acrilica tra le vie di mattoni rossi di Leicester (UK), suo paese natio.
Gli Easy Life, il cui singolo “Skeleton” ha funzionato anche da noi, creano musica solare e sognante, romantica e caleidoscopica, che sa di passato e anche di futuro, “Life’s a Beach” mescola insieme glitch, jazz e rap a quell’indie tipicamente inglese che lo rende irresistibile e fresco.
16 – Kanye West “Donda” (Universal)
Lo pubblica o no? Lo butta o lo tiene? Aspettare la release di un nuovo album di Kanye West è una corsa sulle montagne russe, questa volte pare che dopo vari rinvii l’etichetta lo abbia caricato sulle piattaforme streaming senza il suo consenso e difatti ci ha già rimesso mano più volte… Ma veniamo al punto, Kanye con “Donda” ha realizzato il suo autoritratto più spietato, di quelli che sconvolgono le profondità interiori di una persona ma finisce per riflettere le nostre paure collettive. E poi si allontana in parte dal gospel e ci riporta al Kanye che amiamo. Non diventerà un classico del suo repertorio, ma è un album che mette ancora una volta in risalto la sua follia creativa e visionaria.
15 – Adele “30” (Sony)
In tanti hanno aspettato il suo ritorno come si aspetta la neve il giorno di Natale, poi il giorno arriva e si scopre che l’attesa è stata la parte migliore.
Adele torna lasciando critica e fan contenti ma non troppo, “30” risulta malinconico ma non triste, ha il sapore degli addii silenziosi, di quelli dove sai che hai dato tutto, hai consumato tutto il dolore che è mutato in ricordo e la vita è di nuova pronta per te.
Un album che si destreggia tra l’Adele che tutti conosciamo, atmosfere retrò vecchia Hollywood e un paio di tentativi pop per stare al passo coi tempi. Il disco funziona ma è valsa la pena aspettarlo per così tanto tempo? A voi la sentenza.
14 – L’impératrice “Tako Tsubo” (Microqlima)
Secondo album per i parigini L’Impératrice e sin dal titolo si capisce che c’è tanto Giappone a influenzarlo, “Tako Tsubo“ traducibile in “spezzacuori” rimanda difatti alla sindrome giapponese del cuore infranto, spesso associata ad uno stress emotivo importante. Questo album è la simbiosi perfetta tra il cantautorato francese di una volta e la nu disco mescolata a jazz e funk, dove tutto resta in equilibrio. Un album suonato e prodotto con classe rara da questi viaggiatori della galassia pop, che creano un retro-futurismo radicato nel presente.
13 – Lana Del Rey “Blue Banister” (Polydor)
Il 2021 è stato un anno produttivo per Lana che dopo “Chemtrails Over the Country Club” uscito a marzo, ha pubblicato sul finire dell’anno anche “Blue Banisters“.
Pare che i dischi siano stati realizzati assemblando canzoni perse negli anni. In “Blue Banister” la “ringhiera” che il suo ex le aveva promesso di dipingere di blu è rimasta scrostata così come il suo cuore, Lana è l’unica responsabile della sua visione e attinge a mani piene dalle sue emozioni, dimostrandoci che è ancora in grado di creare una bellezza compositiva mozzafiato.
“Blue Banisters” ci ricorda che, al di là dei pettegolezzi dei social media e dei contraccolpi della stampa, Lana è una songwriter eccezionale, come lo è sempre stata e qui ci regala una delle sue visioni migliori, un territorio dove certamente si sente a suo agio, ma che anche se lo conosciamo bene, riesce sempre a portarci nel suo mondo onesto, disordinato, romantico, a tratti esilarante e brutale ma sempre molto riconoscibile. “Dealer” cantata insieme a Miles Kane, è il capolavoro struggente del disco.
12 – Girl in Red “if i could make it go quiet” (AWAL Recordings Ltd)
L’artista norvegese che risponde al nome di Marie Ulven Ringheim , è balzata all’attenzione emergendo dal fitto panorama del pop da cameretta.
Dopo mesi di singoli ed EP è uscito quest’anno “if i could make it go quiet” un album di bedroom pop colorato che non ha paura di sporcarsi con sonorità graffianti anni ’90, come la sua hit “Serotonin” prodotta da FINNEAS .
Un album che parla di paranoie da mal di vivere adolescenziale e cuori spezzati, in cui tutti possono facilmente relazionarsi. Girl in Red è un nome di cui si sentirà parlare molto e bene.
11- BĘÃTFÓØT “BĘÃTFÓØT” (Life and death)
Questo album lo conoscete solo se siete dei veri smanettoni, perché è stato il web a dare attenzione a questo trio strampalato.
I BĘÃTFÓØT sono un gruppo israeliano che suona come un rave macchiato di sudore metal. Un album pazzerello che vi farà venir voglia di dancefloor, ma che in realtà dietro al divertimento cela uno spirito di sopravvivenza, all’interno di un ambiente culturale totalmente sterile.
Una disperazione che si manifesta nella loro distrazione impulsiva, ma anche attraverso la loro rabbia con referenze schizofreniche che vanno da M.I.A. ai Joy Division ai KLF. Il disco crazy and fun della nostra chart.
10 – Noga Erez “KIDS” (City Slang)
Se abbiamo qualcosa che ci accomuna è che una volta siamo stati tutti bambini, e questo secondo album di Noga Erez vuole sostenere che lo siamo ancora a partire dallo scatto di copertina di “KIDS”, suo secondo album, che la ritrae in una giacca oversize per ricordarci che siamo cresciuti, anche se non lo volevamo.
Questo disco rappresenta l’infanzia di un bambino con il suo essere rumoroso, entusiasta, e strabordante energia fino a quando non gli si rimboccano le coperte e crolla addormentato senza forze.
Erez sa che la sua voce può essere potente e non solo in senso politico, ma anche musicalmente. Un album che suona come un pomeriggio all’area giochi di quartiere negli anni 2000, tra inni gioiosi, corse, ma anche spintoni e tirate di capelli.
9 – Magdalena Bay “Mercurial World” (Luminelle Recordings)
Non so se siete famigliari con i Magdalena Bay ma le confezioni synth pop sfocate e rococò del duo di Los Angeles, formato da Mica Tenenbaum e Matthew Lewin, hanno un potere magico: suonano come qualsiasi cosa con cui sei cresciuto, in qualsiasi momento tu lo abbia fatto. “Mercury World” mescola insieme diversi trend musicali: la pomposità della disco, gli effetti sensoriali dell’EDM, l’estetica retrò della vaporwave e la melodia goliardica della musica dei videogiochi ai synth anni ’80 con un pizzico di hyper-pop. Il risultato, si balla, si canta e ci proietta in una dimensione onirica ma terrena.
8 – Black Country, New Road “For the First Time” (Ninja Tune)
Un paradiso post-punk che ti vomita addosso le sue paranoie senza possibilità di fuga, i Black Country, New Road hanno catalizzato l’attenzione di critica e il pubblico con un mini album di 6 pezzi, in attesa del loro primo full-lenght in arrivo nel 2022 (trovate già qualche assaggio sulle piattaforme streming e suona davvero promettente).
I 7 elementi di questo collettivo si riuniscono a Londra ma sono originari del Cambridgeshire, sarà colpa o merito delle diverse personalità dei membri della band se riescono a mescolare in modo eclettico tante influenze, che vanno a formare un suono compatto originale e fresco.
Sono sicuro che questa giovane comunità saprà come farsi notare anche dopo questo “For the First Time” , anche se la prima volta non si scorda mai.
7 – Arlo Parks “Collapsed In Sunbeams” (Transgressive)
“Collapsed In Sunbeams” è stato uno degli album più attesi del 2021 e si è aggiudicato l’ambito Mercury Music Prize, sto parlando dell’esordio di Anaïs Oluwatoyin Estelle Marinho in arte Arlo Parks, londinese, classe 2000.
Canzoni che nascono da poesie, sussurrate, intime e scritte col cuore a mente libera, con una delicatezza che non si sentiva da tempo nel pop.
A questo aggiungiamoci il suo carattere deciso, il coraggio di dichiararsi bisessuale, e il suo essere cool senza nessuno sforzo, come si fa a non amare Arlo?
6 – Lil Nas X “Montero” (Columbia) 20 album 2021
Dal 2019, anno in cui ha infranto ogni record con il suo singolo di debutto “Old Town Road”, Lil Nas X si è cementato tra i pilastri della cultura pop, grazie anche hai suoi audaci look da red carpet, ai suoi video musicali flamboyant uniti alla sua personalità umoristica.
Tuttavia, la sua ascesa alla fama non è stata facile. Da quando si è dichiarato gay in occasione dell’uscita del suo primo EP, Lil Nas X ha dovuto affrontare persistenti contraccolpi da parte di coloro che si offendono per un uomo di colore queer, che mostra con orgoglio la sua sessualità.
Ma poi è arrivato “MONTERO“, l’album del riscatto, e Lil Nas X si è ripreso finalmente tutto il potere che la società gli ha tolto, una missione che aleggia nei testi significativi dell’album, che uniti a una composizione sonora inventiva e totalmente melodiosa lo incoronano il re del pop-rap.
5 – Wolf Alice “Blue Weekend” (Dirty Hit) 20 album 2021
“Blue Weekend“, l’atteso terzo album dei londinesi Wolf Alice arriva dopo “Vision of a Lie”, lavoro che si aggiudicato l’ambito Mercury Music Prize nel 2018 ma le aspettative sono state tutte ripagate, (anche da una seconda nomination per l’edizione 2021, ma il premio è andato ad Arlo Parks).
I Wolf Alice possono essere viscerali e taglienti, così come romantici e malinconici, sono queste le due anime della band, capitanata dalla carismatica Ellie Rowsell.
Il nuovo album come anticipò il primo singolo estratto “The Last Man on Earth” ha un suono più lucido e ampio, in cinemascope, ma notturno e malinconico, che porta con se testi che sembrano scritti durante quegli attimi di riflessione personale, che tutti abbiamo affrontato almeno una volta nel 2020.
4 – Olivia Rodrigo “SOUR” (Sony)
“God, it’s brutal out here” urla Olivia Rodrigo in “Brutal”, la traccia che apre il suo fortunatissimo debutto, il suo biglietto da visita per affacciarsi allo spietato mondo del pop, di cui nel 2021 è stata protagonista indiscussa, sentiamo giù l’odore di Grammy.
Californiana, Olivia è entrata al primo posto della Billboard chart la prima settimana del 2021 con “Driver’s License” senza mai più abbandonarla ma come si può resistere a questa ballad straziante e perfetta, arrivata al momento giusto?
Rilasciare un album di successi al primo tentativo non è da tutti, ma Olivia Rodrigo con “Sour” ci è riuscita e lo ha mandato in cima alle classiche singolo dopo singolo, (“Good 4 U”, “Deja Vu”, “Traitor”). Rodrigo a soli 18 anni è una cantautrice che sforna hit killer e che ha già imparato tutti i trucchi del mestiere.
3 – Self Esteem “Priorities Pleasure” (Fiction) 20 album 2021
Rebecca Taylor aka Self Esteem, con il suo secondo album “Priorities Pleasure” espelle anni di dubbi su se stessi, comportamento sconsiderato e autodistruzione in canzoni che trasformano questi problemi seri in una celebrazione dell’autostima, della sorellanza e del piacere.
Un album che resta in bilico tra pop più o meno dopato e musica gospel, che crea qualcosa di nuovo che non ci aspettavamo. Provate a lasciarvi andare e perdetevi in questo album-manifesto e vedrete che vorrete un po’ più bene anche a voi stessi. L’album rivelazione del 2021.
2 – Lorde “Solar Power” (Universal) 20 album 2021
“Solar Power”, l’attesissimo terzo album di Lorde ha avuto reazioni contrastanti, come se si avesse paura di esprimere il giudizio nei confronti del lavoro di un’amica che vi ha sorpreso aprendo le tende, e facendo entrare la luce del sole nella sua camera a tinte dark.
In un certo senso possiamo dire che Lorde o come lei si definisce ironicamente nella title track “Solar Power”, un “Gesù più carino” è cresciuta e maturata in fretta per via del successo, e al suo terzo album, dopo il pluripremiato “Pure Heroine” e l’acclamato “Melodrama”, ci rivela una nuova se stessa che ammette nei suoi testi di non saper fare miracoli, ne di poterci salvare dagli eventi della vita.
Lorde è positiva, è solare, è felice e in forma come non è mai stata, lei stessa si compiace del suo nuovo aspetto fisico, dovuto a vita sana, yoga, e dall’aver gettato il cellulare nell’Oceano consigliata dalla sua terapista, visto che ci passava davanti tre quarti della sua giornata.
A livello di testi “Solar Power” è un album “sexy, giocoso, selvaggio, libero e che vibra al suo massimo livello con l’arrivo dell’estate” come Lorde stessa lo ha descritto, è anche uno statement contro i lati negativi del successo raggiunto in giovane età e di quanto possa questo essere nocivo e manipolatore, tematica che ha recentemente sviscerato anche Billie Eilish nel suo ultimo lavoro “Happier Than Ever”.
Musicalmente invece “Solar Power” è un disco che guarda al passato con un modern touch, l’opposto di quello che ci si aspetta da Lorde da sempre fautrice del suono di domani, qualcosa che quando arriva ti spiazza e ti fa drizzare le orecchie, ma se ci pensate un attimo anche “Solar Power” lo fa a modo suo.
Fare qualcosa d’inaspettato è un rischio, ma per me è anche un gesto moderno, quindi oggi quando ripensate all’estate mettetelo su e se siete tra quelli che non lo hanno capito beh… vi ricrederete.
1 – Billie Eilish “Happier Than Ever” (Universal)
Vi dico subito perché “Happier Tha Ever” merita la posizione N.1: perché è un album che afferma pienamente Billie Eilish come uno degli artisti pop più significativi della sua generazione e lo fa senza ripetere un solo trucco dal debutto che ha sconvolto la sua vita.
Un album sospeso tra passato e futuro, è come la scena sognante dei papaveri de “Il Mago di Oz” che incontra le luci strobo del motor show di “Titane”, è un rave sotto Ossitocina, è la sopravvivenza al successo, a un amore tossico, è un viaggio sussultante e inaspettato e trionfale nel suo portare un suono così caratteristico come quello di Billie in nuovi territori, con sicurezza e classe. E poi c’è “Happier Then Ever” una canzone arrabbiata e liberatoria con un finale epico che fa piangere, urlare e rinascere come non facevamo dagli anni 2000.
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