Benee Nel 2020 ha conquistato il mondo con la sua hit “Supalonely”. Ora, a distanza di un album, è pronta a tornare con l’EP “LYCHEE’” che, come una spruzzata d’acqua fresca, anticipa la voglia d’estate e di quel sole tipico californiano con il singolo “Beach Boy” .
Immaginate: è il primo lockdown da Corona Virus, l’industria musicale è praticamente in stallo e voi comodamente seduti sul divano guardate da casa il vostro singolo “Supalonely” diventare virale a livello mondiale. Sarebbe un flash vero? Questo è quello che è successo a Benee e che le ha permesso di reclutare artisti del calibro di Grimes e Lily Allen per il suo album di debutto “Hey u x”, che ha affermato la sua solida identità musicale.
Stella Rose Bennett aka Benee torna con il un nuovo EP “LYCHEE”, anticipato dalle sonorità estive di “Beach Boy”, un brano che racconta di frivoli amori sul bagnasciuga e che porta con se un’energia più positiva rispetto al suo disco di debutto.
Gli ultimi due anni, a chi più a chi meno, ci hanno lasciato addosso una rinnovata voglia di fare, di evadere e anche di sorridere un pochino di più. Certo, c’è anche il suo lato più intimo in questa manciata di canzoni, tra cui spiccano le riflessioni sulla sua salute mentale nel brano “Doesn’t Matter”. Ci siamo fatti raccontare com’è nato “LYCHEE” e cosa dobbiamo aspettarci da questo 2022 che la vedrà finalmente tornare in un tour che toccherà anche l’Italia.
Ciao Benee come stai?
Bene, sto bene, sono a casa ad Aukland.
Il 4 marzo esce il tuo nuovo EP “Lychees” a poco più di un anno dall’album “Hey U X”, è cambiato il tuo modo di creare/comporre musica?
Uhhhh. Direi di sì. Ho chiuso “LYCHEE” alla fine del 2021 a Los Angeles lavorando con produttori diversi, credo che questa sia la principale differenza dall’album che era prodotto da Jos (Josua Fountain n.d.g.) con cui ho sempre lavorato. Per l’EP ho lavorato con Greg Kurstin, Kenny Beats e Rostam e quando ti trovi a lavorare con persone diverse si creano nuove alchimie, nuove energie, e poi c’erano le vibrazioni di libertà di Los Angeles dopo mesi e mesi passati ad Aukland per il Covid.
La cosa buona è che pur avendoci messo mano più persone il tuo lavoro resta coeso, la tua personalità intatta, cosa ne pensi?
Lo prendo come un complimento, è fondamentale per me che le persone capiscano quando stanno ascoltando una canzone di Benee. Sicuramente ho sperimentato molto con questo EP, spingendomi dove non ero mai arrivata, ma credo che il vero collante sia il mio modo di scrivere i testi e la mia voce.
Parlami di “Beach Boy” e delle sue sonorità estive che lasciano addosso la voglia di sdraiarsi al sole in spiaggia!
Sì! Il pezzo è nato con Greg Kurstin a LA e credo che già solo il fatto di essere lì dopo 2 anni di lockdown ha messo nel pezzo questa energia nuova elettrizzante. Volevo sperimentare non mettendo sempre me stessa davanti a tutto, e quindi nell’EP ci sono due canzoni con il testo inventato e sono “Beach Boy” e “Married to Myself” è stata una cosa nuova per me lavorare al caldo, mi sono divertita molto e ho ascoltato un sacco i Japanese House. E’ una canzone che vuole essere spensierata e farti sentire bene.
Chi ha ispirato il video? Te lo chiedo perché all’inizio per via del set, i tuoi capelli e le espressioni buffe mi hanno ricordato la prima Björk , mentre poi diventa uno show horror gotico anni ’80 a la “Elvira la strega”, me ne parli?
Il regista del video è ROME, ed ha una mente davvero folle, la prima idea che mi ha portato parlava di un diavolo ad LA ma mi sembrava troppo dark. Così ho pensato “Voglio il mio momento da vampiro!”, mi sembrava un punto di vista interessante, divertente e anche carino. Io pensavo ad un video in spiaggia con qualche ragazzo e invece guarda l’unione di menti diverse cosa può fare! Ma lo amo, è strano e divertente. E poi io amo la saga di Twilight! Hey ma amo anche Björk!
Com’è stato lavorare con il produttore Greg Kurstin?
Folle! All’inizio ero nervosa, anche solo all’idea di incontrarlo, voglio dire ha prodotto “Fuck You” di Lily Allen, è un genio! Abbiamo parlato di beat, del mio modo di scrivere la musica e di come butto giù parole per un’ora, e poi faccio freestyle prima di strutturare un testo e capire cosa voglio dire o raccontare. Anche con Rastaman è stato più o meno lo stesso, entrambe mi hanno messo molto a mio agio. Sono i migliori, hanno lavorato con molti artisti, sono stata come una spugna con loro, ho assorbito tutto.
In “LYCHEE” troviamo anche “Doesn’t Matter”, uscita qualche mese fa è la tua canzone più personale, in cui parli apertamente di salute mentale. Perché hai sentito la necessità di raccontarli?
Per aiutare gli altri! Gli ultimi due anni sono stati molto difficili per me e per molte altre persone, e ho avuto momenti in cui mi sono sentita davvero giù, al minimo. “Doesn’t Matter” nasce durante uno di questi periodi in cui mi sentivo sopraffatta, ansiosa e bloccata. In concomitantza mi è stato diagnosticato un disturbo ossessivo compulsivo, che in realtà mi ha aiutato a capirmi meglio. Questa canzone riflette su come sarebbe bello sentirsi spensierati e quanto questo renderebbe più facile la vita. Le persone tendono a dirti di non preoccuparti o di non pensarci ma credo che se non hai mai sofferto di questi disturbi non puoi capire, io stessa ho avuto bisogno d’aiuto per imparare a gestire la mia ansia e la depressione, quindi ho scritto questo pezzo per dire agli altri che una via d’uscita esiste e che non sono sole. Purtroppo queste sensazioni sono diventate universali dopo la pandemia.”.
Cambi spesso look e in modo radicale, quanto ti occupi di questo aspetto?
Direi al 99%. Sono una freak control! E poi avere uno stylist che conosce i miei gusti e sa cosa voglio, sai in Nuova Zelanda non è così facile avere i capi dei designer difatti lei sta a New York così è tutto più facile.
Hai un designer prediletto?
In questo momento ti dico un designer neozelandese, si chiama Emma Jing e fa dei vestiti incredibili.
Quali sono state i tuoi riferimenti musicali mentre componevi l’EP?
Uhhhh… sono tanti e diversi, ho ascoltato molta techno e house music, quì in Nuova Zeoanda ci sono dei dj che fanno set assurdi e mi hanno sicuramente condizionato così come ha fatto la scena indie locale con le chitarre e i loro ruggiti. Come ho detto prima Japanese House che adoro, Keytranada è bravissimo ma ho ascoltato anche trap e emo music, forse dovrei fare una playlist!
Chi era il tuo idolo da teenager?
Mhhhh… James Blake! L’ho scoperto quando avevo 14 anni ed è sempre stato il mio numero 1!
Finalmente stai per partire in tour e sarai a Milano al Fabrique il 20 maggio, cosa dobbiamo aspettarci?
Ho una live band e credo che i nostri show siano piuttosto pazzi, io sono molto a mio agio sul palco, forse è il posto in cui lo sono di più! Sto lavorando ora a dei visual e abbiamo anche un palco figo con dei funghi giganti! Sono molto entusiasta al pensiero di tornare in tour con la mia band e ora ci siamo!
L’ultimo album di cui ti sei innamorata:
“Caprisongs” di FKA Twigs. “Papi Song”, “Jelousy” e “Honda” sono pezzi incredibili, credo che lei sia pazza! E poi amo Rosalìa, non vedo l’ora che esca il nuovo album sarà di sicuro il mio preferito.