BigMama, all’anagrafe Marianna Mammone (classe 2000) “è una bona di Avellino”, anzi di San Michele di Serino, che ha pubblicato il suo primo disco “Next Big Thing” prodotto da Crookers e RIVA, e no, non è un titolo a caso.
In occasione del Pride 2022 l’abbiamo incontrata per intervistarla ma anche per fotografarla in tutto il suo carisma e splendore, perchè sappiamo che le parole a volte non bastano, e dunque il servizio fotografico che accompagna l’intervista vuole essere un inno alla bellezza, in tutte le sue forme, alla femminilità, alla tra(n)s-formazione di se e alla lotta contro tutte quelle persone che non si sa perchè hanno paura di chi è diverso da loro.
Per Marianna la musica è stata la via, la sola che ha trovato e sfruttato per esplodere in tutta la sua personalità, una via di fuga in un momento molto buio e personale nel quale aveva bisogno di ossigeno per poter rinascere.
L’artista, sin dai primi singoli come TooMuch, Formato XXL e Così Leggera, ha sorpreso tutti con un flow e un’attitude da cui è impossibile non farsi travolgere. L’album di debutto Next Big Thing è composto da otto brani con un solo feat. accompagnato da una produzione, al massimo della sperimentazione, opera di Crookers insieme a Riva, Goedi e i B-Croma. Visti i tempi strettissimi per una che sta girando l’Italia con i suoi live, ci siamo fatti una chiacchierata mentre il makeup artist, Angel McQueen, le trucca il viso, bellissimo, per lo shooting.
Chi è Marianna e chi è BigMama?
Uh Gesù! Ma come chi è Marianna, amo? Marianna è una bona di Avellino, anzi di un paese vicino che ha 22 anni ma che comunque ha vissuto una vita molto difficile, che è cresciuta troppo in fretta tanto che oggi ne risente, e a salvare Marianna dalla chiusura mentale del paese dove viveva è stata BigMama. BigMama scrive cose che Marianna non riusciva a dire fino a che poi sono diventate la stessa cosa.
In che senso?
La persona che volevo essere, BigMama, adesso cammina fianco a fianco con Marianna il che mi permette di essere me stessa sempre sia sopra che sotto il palco, sia davanti che dietro le telecamere. Io sono io.
E come sei tu?
Abbastanza strafottente, ma non del tutto perché comunque me la prendo ancora per ciò che mi viene detto, però sono più forte, più sicura di me e dunque più menefreghista del pensiero di chi vuole farmi solo male e distruggermi. Oggi mi piaccio tantissimo, mi sono accettata ed è come se avessi trovato la pace dei sensi, finalmente.
Quando dici che te la prendi, lo fai perchè sei permalosa o c’è dietro qualcosa di più grande?
In realtà sono molto permalosa ma allo stesso tempo sono una che mette l’anima in tutto ciò che fa, pertanto quando, che ne so, posto un video, una foto o un pezzo e qualcuno sotto mi scrive cose terribili mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso e dentro di me inizia una tempesta emotiva.
Mi ricordo di una frase, diventata epica, di Anna Tatangelo che disse: “Quando la persona è niente, l’offesa è zero”. Non pensi?
Si, infatti subito dopo le pare che mi faccio penso che lo sfigato di turno non aveva altro da fare che venire a rompere i coglioni a me, anche se credimi il perchè di tutta la cattiveria che la gente tiene dentro non me lo so spiegare.
Il tuo nome d’arte ricorda quello di alcune cantanti blues americane, come Big Mama Thornton, mentre il titolo del tuo debutto, Next big thing, è un’espressione usata dai rapper statunitensi. Insomma, guardi molto agli USA. Quali sono le tue reference e perchè?
In realtà no, non è così ma questa domanda è il mio flagello da quando ho iniziato: Il mio cognome è Mammone e quindi BigMama è la peggiore traduzione che potessi fare, poi mi divertiva il fatto di aggiungere Big perché sono sempre stata grande, non solo di fisico ma di tante altre cose e Mama richiama sia il mio nome, Marianna che il mio cognome Mammone. Quindi no, niente ricerca ma solo vita vera.
Il tuo disco l’ho trovato molto ironico ma è anche un centrifugato di cazzimma e sperimentazione, come è nato tutto?
È frutto di tanto lavoro e di sperimentazione fatta in studio e non per capire cosa riuscissi a far meglio, quali testi mi somigliassero di più e alla fine il risultato è stato un mix di me stessa.
In «Too much» canti «Ormai è una vita che fai sempre l’offeso. Stai tranquillo, almeno tu non sei obeso». È un modo per esorcizzare l’obesità?
In realtà quando mi è uscita la rima ho pensato che fosse divertentissima però mi rendo conto che parlare di certe cose, specie in Italia, è ancora taboo, quindi si è anche un modo per esorcizzare l’obesità. Con questo non voglio dire che vedi uno in sovrappeso e gli urli obeso solo perchè io parlo di questo in una mia canzone ma è più un discorso sull’accettazione di sé. Io ho le palle di dire questo e molto altro.
Sul palco del 1 maggio hai detto: “Mai parlare male di qualcuno, poi magari te lo ritrovi che canta sul palco del Concertone”. Davanti a un oceano di gente, a chi erano rivolte quelle parole?
Devi sapere che non sono solo permalosa ma anche molto vendicativa, quindi immagina quanto potesse bruciare il culo a tutti quelli che mi hanno detto che non valevo nulla e che non sarei mai andata da nessuna parte e invece ero su uno dei palchi più importanti in Italia. Le mie parole, che purtroppo o per fortuna, sono piene d’odio nei confronti di chi per una vita intera mi ha trattato male servono a tutti per far capire chi sono e dove sto andando.
La tua etichetta ci tiene a dire che il tuo progetto e la tua immagine appaiano o sembrino trasgressivi, ma cosa significa per te la parola trasgressivo?
Mi sento trasgressiva sotto tanti punti di vista, non mi piace parlare di distinzioni di genere ma vengo dal rap dove è difficile farsi valere già perché sei donna in più con un corpo non conforme,È molto difficile fare le cose “normali” che fanno i miei colleghi perchè c’è sempre da giustificarsi, a me non frega un cazzo di giustificarmi, io seguo il mio sogno di cantare, quindi la trasgressione sta nel fare ciò che voglio come lo voglio io.
Ok, so che non ti piace parlare di distinzioni di genere ma voglio chiederti cosa pensi del fatto che il rap sia considerato da molti un genere un po’ omofobo e machista, seppur ho sempre pensato sia pieno di coole, tu hai avuto difficoltà a traghettarlo nel mondo LGBTQ+, e viceversa?
Si, ma anche no. Un uomo che tratta tematiche sessualmente ambigue, lo si addita subito: «Gli piacciono gli uomini, andrà con le trans», e via di commenti ignoranti di questo tipo. Io in quanto bisessuale, invece, vengo percepita come figa, perché ai maschi banalmente viene in mente una cosa a tre. In generale ci sono un po’ di artisti che provano a parlare di sessualità in maniera più aperta, ma sono quasi tutte donne: i pochi uomini che ci provano sono considerati come fenomeni trash. Per il resto la mia etichetta mi adora, io rispetto tutti e non me ne frega niente con chi vai a letto.
Nel tuo ep si trovano sonorità molto vicine al mondo club, poco sondati dal mainstream (alcune cose mi ricordano anche la cultura delle Ball). Cosa ti ha spinto a sperimentare la scrittura su questi suoni?
Ascolto musica club da quando ero piccola, è un genere che ho sempre amato in tutte le sue sfaccettature, poi da quando mi sono trasferita a Milano ho iniziato a frequentare club lgbt+ o friendly e ho capito ancora di più che il clubbing mi piace proprio tanto. Ad un certo punto ho pensato di metterci dentro anche il rap e le due cose insieme funzionano, specie ai live che sono la cosa che più amo in assoluto: quando parte un pezzo con una base club il pubblico si prende bene e in automatico mi prendo bene pure io.
Credo che tu sul tuo cv possa tranquillamente scrivere di essere una cantante ma anche una supermodel: come ti sei sentita nei panni di testimonial di grandi brand come Dr. Martens, Zalando e Crocs. Che percezione hai dell’attenzione che si sta prestando a temi a te molto cari?
Ne sono felicissima anche perchè da piccola i miei genitori mi dicevano che avrei potuto fare qualsiasi cosa ed effettivamente, non per menarmela, ma so fare davvero tante cose. Poi ci pensavo e dicevo si, posso fare tutto ma non la modella e invece eccomi sui manifesti in giro per le più grandi città del mondo. È stato molto gratificante per me, a prescindere dalla mia forma fisica e se le mie foto spingono le persone a riflettere almeno per un secondo allora sto vincendo la battaglia.
Quali sono le altre cose che sai fare?
Amò, che so fare? (Lo chiede alla sua fidanzata, che non vede l’ora di far conoscere a tutti. NDR) Marianna sa disegnare, cucire, cucinare molto bene.
Qual è il piatto che ti viene meglio?
La pasta! Amo preparare la carbonara e pasta patate e provola, le metto insieme. Sulla pasta non mi batte nessuno.
Poco fa mi parlavi di battaglie, ad oggi qual è la sfida più grande che hai dovuto affrontare e come l’hai superata?
Oh Gesù. Nel 2019 ho iniziato a non stare bene poi nel 2020 ho scoperto di avere il linfoma di Hodgkin, un tumore maligno nel sangue dunque ho fatto sei mesi di chemio e oggi posso dire che questa è stata la mia battaglia più grande. Ho cambiato il modo di vedere gli altri e me stessa. Purtroppo o per fortuna sono diventata più egoista perchè ho iniziato a pensare più a me stessa, perché oltre ai medici potevo aiutarmi solo io. Cadere così in basso e risalire di nuovo fino in cima è stato difficilissimo, ma ce l’ho fatta quindi se ho vinto il Cancro posso vincere tutto.
Torniamo a parlare di leggerezza: Dove e con chi celebrerai il pride quest anno?
Dove? A Milano, con chi? Con la mia fidanzata (che nel frattempo è diventata viola dall’imbarazzo. Ndr). Sarà quasi un coming out forzato. A me non me ne frega niente, lei la vive diversamente.
Beh avete tempo fino al due luglio per pensarci.
Si, io la butterò sopra un carro e urlerò “è leeeeei”
Senti, L’ultimo disco di cui ti sei innamorata?
Madòòòò, tanti. Cazzo non posso fare sempre lo stesso nome, ma non ci posso fare niente: tutti gli album di Salmo, dal primo all’ultimo.
È un pò il tuo punto di riferimento?
Si, assolutamente.
Come mai?
La storia è un pò strana: da ragazzina ascoltavo gli One Direction ed ero una di quelle fan un po’ tossiche, di quelle che doveva sapere anche a che ora andasse a cagare Harry Styles, altrimenti non eri una vera fan. Poi a un certo punto, quando ho iniziato ad ascoltare altro, ho scoperto Salmo di cui mi sono perdutamente innamorata. Ne ero ossessionata tanto che parlavo su Facebook con sua madre.
L’hai conosciuto?
Si, è un professionista con la P maiuscola. Un grande. Ti racconto una cosa che è successa al party di lancio della sua serie “Blocco 181”, dove ho anche una piccola parte.
Ah quindi anche attrice.
Si, ma è stata una cosa minuscola. Tornando al party, me lo ritrovo davanti e mentalmente mi ripeto: “Di qualcosa d’intelligente, di qualcosa d’intelligente” e invece mi esce un “Ciao amoooooo”, volevo morire.
Vi sentite anche adesso o è una relazione fan/artista?
È una relazione che esiste solo nella mia testa, anche se quando sono andata a vederlo live in una discoteca di Roma mi ha guardato dal palco indicandomi, poi scendendo mi ha salutata quindi sa chi sono. E già è una grande cosa.
Ma ti piacerebbe far l’attrice?
Si, anche se non ho pazienza perchè il cinema ha tempi molto lenti e lunghi quindi io dopo 3-4 film dichiarerei chiusa la mia carriera. Sono multitasking e mi piace far cose che fino a ieri non avrei mai pensato di fare.
Non voglio fare una domanda alla Simona Ventura che dice a Lady Gaga: “Ci sarà un tour?” Però insomma immagino che tu abbia davanti un sacco di live in giro per l’Italia.
Si, in questo momento sono nel pieno del tour ma anche degli esami all’università dove studio urbanistica quindi immagina che studio sul treno che mi porta al live e viceversa e vorrei morire.
Come concili le due cose?
Non le concilio. Alterno momenti di crisi d’ansia e pianti lunghissimi e voglia di morire che è la mia ricetta, che consiglio a tutti. Sai quando la musica era solo hobby era facile perché lo facevo ogni tanto, oggi è sempre più difficile ma tanto mi sto laureando quindi vaffanculo.
Art direction: Marco Cresci Photo: Ikka Mirabelli Words: Giuseppe Di Rosalia
Styling:Alex Vaccani Mua: Federico Terni Ph. assistant: Kalogna Stylist assistant: Alessandro Marzo
BigMama