Il terzo giorno di Milano fashion week ss23 verrà ricordato come il giorno dei grandi debutti: da un lato Etro che segna il debutto di Marco De Vincenzo e dall’altro Missoni che vede Filippo Grazioli come nuovo direttore creativo. In mezzo i Gemelli di Gucci e di Sunnei e Paris Hilton da Versace.
Per la sua prima sfilata come nuovo direttore creativo di Missoni, Filippo Grazioli ha puntato sulla riduzione, proponendo una collezione interessante poiché seppur radicata nei classici della casa, è stata spogliata della tipica joie de vivre di Missoni a favore di un corpo più sexy, giovane e sull’attuale tendenza del minimalismo sexy degli anni ’90.
Ad ogni modo pare che Grazioli non abbia voluto mostrarsi completamente infatti la stessa versione della silhouette slanciata e avvolgente è stata riproposta, con variazioni solo nelle lunghezze.
Non mi sento di dare giudizi sullo show poiché il materiale è poco, posso dire che Grazioli è sicuramente è uno stilista esperto, che si è fatto le ossa da Hermès e da Givenchy con Riccardo Tisci: conosce il lusso e sa tagliare un vestito sexy e snello. Ci vorrà del tempo per entrare nel ruolo di direttore creativo di un marchio dal carattere così forte. Mi piacerebbe vederlo giocare con i codici della casa con un approccio più libero e audace, senza paura.
Il debutto di Marco De Vincenzo da Etro invece ha tutto un altro sapore, quello della novità: il designer siciliano, alla sua “prima” volta da direttore creativo per un brand che non porta il suo nome è stato grandioso e soprattutto senza nostalgia.
In passerella ad esempio non c’era il paisley, perché il “passato rischia di essere una trappola” ha detto il designer che ha scelto di puntare sul suo istinto e la sua capacità da couturier.
De Vincenzo non si è mai forzato piuttosto è sempre stato naturale il suo lavoro, e la ricerca continua del nuovo. Questo non vuol dire che intende cancellare la storia di un brand storico come Etro.
Inizio e chiusura della sfilata sono molto Etro, con i pantaloni in denim jacquard che aprono la passerella e gli abiti di pizzo con inserti di stampe che la chiudono.
Il cuore della collezione è molto De Vincenzo: gli abitini di maglia a trecce degradé Rainbow, che è una sua signature, i tubini di raso con le frange in duchesse. Il tutto indossato da zoccoli da Aladino, tra fantasie di uccelli e ricami di frutti esotici, camicie e short a righe che uniscono il dna del brand e lo stile della sua nuova guida creativa. Le borse, vero segreto del successo di De Vincenzo (ha imparato a farle da Fendi) andranno a ruba. Meraviglioso.
Alessandro Michele da Gucci porta in scena una sfilata visivamente carica di emozioni ma che però lascia sempre qualcosa di non risolto. Gli “esperti” del settore urlano al genio io dico che è solo un furbetto paraculo.
I vestiti, che sono la cosa più importante di una sfilata questa volta pare siano passati in secondo piano. Penso che i 68 look della collezione non avevano bisogno di doppi per avere un impatto: c’era la sartoria rigorosa, un finto abbigliamento sportivo, il solito sfarzo hollywoodiano e le cineserie ricamate.
La giacca di paillettes con scritto FUORI!!! fa riferimento a una rivista dei primi anni ’70 prodotta dal Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano e ha anche resuscitato una borsa di ispirazione equestre dei primi anni ’80.
Invece no, vince il gioco dell’esibizionismo di Michele, perchè per lui è più importante il contorno che il succo.
Anche da Sunnei c’era l’idea dei gemelli, il duo di designer formato da Loris Messina e Simone Rizzo raccontano che la loro collezione è una metafora di come la moda possa agire come una forza trasformativa, che è tanto magica quanto assolutamente folle ma al contrario della sfilata di Gucci qui i protagonisti erano assolutamente i vestiti non le modelle. In scena una serie di look intelligenti, tagliati in modo chiaro per un brand in continuo aggiornamento. Bravi.
Donatella Versace è una donna ribelle, intelligentissima, sicura di sé e anche un po’ diva. Questa piccola descrizione della designer serve a comprendere ancora di più la collezione ss23 andata in scena ieri.
Si parte con quattro look apparentemente gotici, poi è arrivato il colore monocromatico: fucsia elettrico e viola principesco, tagliato in un jersey liquido o un abito trasparente di raso, e abiti da sera in molte varianti: senza spalline con più frange sui fianchi o sinuosi con un cappuccio ad anello.
Un distillato di passato pop che sfiora Biba fino alle giarrettiere e i veli di pizzo in rosa, viola e giallo acido che sembravano strappati dal playbook dell’era “Like a Virgin” di Madonna tramite Stephanie Seymour in “November Rain” chiudendo con Paris Hilton per ricordarci che le donne sono le padroni del mondo.
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