In occasione dell’uscita del suo primo EP, abbiamo fatto una chiacchierata con Assurditè per scoprire cosa si nasconde nel suo immaginario.
Durante il suo evento al Labrutepoque di Milano, Assurditè si presenta come il ritratto autentico del suo primo disco: energica, divertente e emozionante.
Il suo primo EP, omonimo, racchiude tutti i brani che l’hanno accompagnata durante il suo esordio con l’aggiunta di “Al terzo sbadiglio”, che vede la partecipazione di Giuse The Lizia. “Assurditè” – spiega – indica il suo approccio alla vita, un istinto che va oltre la convenzionalità per essere incanalato in ciò che è arte.
La giovane artista, infatti, si dedica anche a altre produzioni, opere figurative e sculture, nelle quali conserva comunque un’identità definita.
Dopo essersi esibita sul palco del MiAmi e aver concluso il suo “Vorrei che fosse un Tour” di quest’estate, l’uscita di questo primo disco dà una prima descrizione di un’artista in divenire e, per questo, le abbiamo chiesto qualcosa in più sulla sua personalità e sul suo modo di vivere e fare musica.
“Assurditè” a cosa è dovuta la scelta dello stesso nome sia per il tuo primo EP che per il tuo progetto artistico?
Assurditè è il mio ritratto musicale ed essendo il mio primo EP, dove dichiaro la mia visione artistica, non poteva avere un altro nome.
Come nascono le tue canzoni? Hai un metodo preciso?
Principalmente nascono piano e voce. Mi siedo davanti al piano e se ho qualcosa da dire la scrivo e contemporaneamente al testo scrivo anche l’armonia, è il mio metodo naturale. Mi è capitato anche di scrivere su base ma di solito preferisco il piano.
Oltre alla musica ti dedichi anche all’arte. Come comunicano questi lati della tua personalità?
Diciamo che ci tengo a dare un’impronta stilistica a tutte le cose che faccio. Adoro supervisionare ogni mio progetto in tutto e per tutto, dall’immaginario alla musica. Ultimamente sto dipingendo di meno, anche perché ho meno tempo.
Trovi un’impronta comune e sempre riconoscibile nelle tue creazioni nonostante gli ambiti diversi?
Sì! Diciamo che sia le mie canzoni che i miei quadri parlano di realtà ma la descrivono in modi diversi.
Hai dedicato un brano alla forza della parola, “1000 parole”. Come hai trovato la tua voce e il tuo dizionario di parole a te care?
Non ho cercato con un metodo preciso le mie parole e il mio modo di fare. Ogni volta che mi trovo davanti ad un piano a scrivere mi lascio andare nel modo più naturale possibile. Semplicemente: penso poco e agisco. Di solito trovo ispirazione da tutto quello che mi circonda, da quello che provo, e anche da una serie di ascolti che mi influenzano involontariamente.
In “Vorrei che fosse odio” sembri respingere con forza i tuoi sentimenti reali. Come affronti i sentimenti e come li incanali nella tua musica?
Se devo essere sincera la musica per me è pura terapia. La maggior parte delle canzoni che ho scritto le ho scritte in un momento di bisogno. Non sono una a cui piace far vedere le proprie debolezze e la musica mi aiuta ad esorcizzarle.
Ti definisci una cantautrice, cos’è per te il cantautorato oggi?
Il cantautore oggi è una persona che scrive e canta le proprie canzoni. Se penso al “cantautorato italiano” di sicuro non penso ai miei coetanei ma penso ai primi che lo hanno praticato. Le generazioni e gli stili poi cambiano e, per questo, per me non è definibile come un “genere musicale”.
Quest’estate hai girato l’Italia con il tuo “Vorrei che fosse un Tour”, quali sono le sensazioni che ti sono rimaste addosso di questa esperienza?
Vedere le persone coinvolte durante un concerto è una sensazione tanto appagante. Sul palco mi diverto e, se chi mi ascolta lo fa con me, sono la persona più felice del mondo. Ho ascoltato artisti meravigliosi con cui ho condiviso il palco in diversi festival e ho fatto opening act ad altrettanti artisti. Insomma, ho ascoltato un sacco di bella musica e questa è un’altra nota positiva del tour.
Qual è l’ultimo disco di cui ti sei innamorata?
“Harry’s House” di Harry Styles.
Nel mondo di Assurditè, quindi, che descrive l’oggi con sonorità Indie Pop e influenze R&B, osserviamo uno sguardo al passato che, però, non risulta nostalgico.
Nella voce di una giovane cantautrice che vive il contemporaneo, e lo rappresenta in più forme artistiche, possiamo ritrovare la leggerezza e la positività di cui la musica può renderci partecipi.