In questi giorni di danze e riflettori al Romaeuropa Festival, abbiamo intervistato l’artista artefice di “Yishun is burning”, Choy Ka Fai, per addentrarci nella sua ricerca capace di unire il mondo delle ballrooms alla spiritualità dell’Asia.
Le luci calde e cangianti illuminano i movimenti frenetici e precisi di un corpo che si dimena, in un rito di richiamo a sé stesso. Al REF, giunto quest’anno alla sua trentasettesima edizione, la ball culture e la spiritualità comunicano nella performance dell’artista Choy Ka Fai.
Il suo “Yishun is burning”, si propone al pubblico come un assolo, che vede protagonista il danzatore Sun Phitthaya Phaefuang (aka Aurora Sun), in grado di far incontrare la lunga ricerca dell’artista nelle radici dello sciamanesimo asiatico con il Vogueing.
Abbiamo deciso, quindi, di intervistare Choy Ka Fai per sapere come ha preso vita e come è stato strutturato il progetto presentato al pubblico del REF.
Come nasce “Cosmic Wander” e come vengono intrecciate le pratiche di danza e sciamanesimo tra loro?
L’idea del progetto Cosmic Wander è iniziata nel 2019, ero curioso delle possibilità di catturare i dati di movimento degli sciamani danzanti. Questo progetto propone diverse proposte alla mia ricerca sul corpo pos-tumano. La mia prima domanda è stata: “Se sono in grado di catturare in movimento lo sciamano che balla in trance, significa che posso digitalizzare la presenza del soprannaturale?”
Cosa ti ha portato a scegliere il voguing e lo sciamanesimo e a farli intrecciare?
Lo slancio inizia con un esperimento coreografico per interpretare le tradizionali forme di danza indiana di Baratanatyam con i vocabolari del voguing. È stata una risposta agli sciamani Yishun, che incarnano sia la dea indù Kali che la dea taoista GuanYin durante il rituale di trance. Il voguing è diventato la base per la nostra improvvisazione, ad esempio abbiamo sperimentato l’iconografia popolare raffigurante entrambe le Dee con movimenti multipli delle mani, nelle loro forme soprannaturali.
Qual è stata l’esperienza che ha più segnato il tuo modo di concepire questo lavoro durante il tuo lungo viaggio in Asia?
È stato straordinario incontrare gli sciamani in tutta l’Asia, per poter conoscere le loro pratiche, storie e adattamenti alle nostre società contemporanee. È stata un’esperienza trasformativa per me come essere umano e mi ha insegnato a essere sempre umile e rispettoso degli altri regni, della realtà diverse dal nostro.
Attraverso quali aspetti la cultura lgbtq+ si fonde con il mondo spirituale dell’Asia in “Yishun is burning”?
In molte parti dell’Asia storicamente, ci sono generi che non sono binari e ci sono anche molteplici forme della Dea Taoista Guan Yin – La divinità della compassione e della misericordia, può essere maschile, femminile o neutrale in diverse parti dell’Asia.
Vorrei anche ampliare la nozione di Queer nella mia performance, come proposto da Clare Croft, “che non si basa principalmente su costruzioni di identità sessuale, ma queer nel senso di “i piaceri e le difficoltà di muoversi tra identità multiple e stratificate”.
Come è iniziata la collaborazione con Sun Phitthaya Phaefuang?
Ci siamo conosciuti molti anni fa e ho iniziato a seguire il suo viaggio nella scena della moda e del ballo sui social media. È diventato molto eccitante quando Sun ha cercato di creare la sua comunità di vouging a Bangkok e nel sud-est asiatico. Quando ho scoperto lo sciamano Yishun, ho subito visto un universo parallelo, le comunità sciamaniche Yishun a quelle delle comunità Sun’s Vouging.
Nella performance è presente anche una parte video sviluppata in 3D. Come si fa a far interagire una danza così materiale e legata al corpo con un mezzo digitale?
Nella mia performance abbiamo sperimentato un motion capture in tempo reale del movimento del ballerino, in una visualizzazione 3D della forma soprannaturale di Dea.
Abbiamo iniziato chiedendoci: come danzerebbe una dea? Cosa possiamo vedere oltre la nostra percezione umana, cosa sarebbe umanamente impossibile e soprannaturalmente possibile? Come si possono ipotizzare queste possibilità in una coreografia post-umana.
Quali caratteristiche “spirituali e sovrannaturali” possono ampliare la visione del contemporaneo?
La spiritualità esiste per coloro che credono e, soprattutto, per coloro che cercano. Le sue funzioni sono simili in qualsiasi cultura e società. Esplorare la spiritualità sarebbe un mezzo per capire se stessi. Credo che le culture della danza possano dirci molto sulla nostra storia umana e sulla nostra condizione umana. La danza è sempre stata un modo che gli esseri umani usano per raggiungere la trascendenza e ne sono affascinato.
Quali emozioni e pensieri vorresti rimanessero nello spettatore?
Fin dalla tenera età, a Singapore mi sono stati inculcati gli insegnamenti della tolleranza razziale, definita come l’assenza di pregiudizio verso ciò che non piace agli altri in termini di pratiche, religione, ecc.
Quando ho scoperto lo sciamano di Yishun, ero totalmente ipnotizzato da quanto facilmente siano in grado di fondere le pratiche delle credenze indù e taoiste. Per me, non si tratta più di “tolleranza” all’interno di una società multirazziale, è un microcosmo molto progressista di armonia razziale. Spero di trasmettere lo stesso concetto nella mia performance.
Chi è il tuo role model?
Buddha, Gesù e Allah.
Con il suo “Cosmic Wander”, infatti, Choy Ka Fai ha documentato le pratiche di danza apprese durante il lungo viaggio in Asia e lo stretto legame tra esse e il mondo sovrannaturale dello stesso continente.
A trent’anni dall’uscita di “Paris is burning”, iconico documentario sul mondo delle ballrooms, “Yishun is burning” fonde temi contemporanei con tradizioni ancestrali.
In una performance artistica che unisce tecnologia visiva 3D e danza, “Yishun is burning” valica i confini di genere, identità e religione per raggiungere un terreno comune nel quale corpo e spirito combaciano a prescindere da ogni costrutto sociale.