Gli uomini di André Teymouri ci parlano del Medio Oriente.

André Teymouri ci porta a esplorare in modo insolito la sua cultura persiana da cui è legato fortemente, attraverso le su illustrazioni pulite, essenziali e fortemente maschili.

André non racconta le sue origini in modo convenzionale, perché i suoi uomini non sempre sono legati al mondo mediorientale ma attraverso il suo stile che lo contraddistingue, riesce a dare al soggetto le caratteristiche di quei paesi caldi e ricchi che di storia ne hanno e continuano a fare. L’arte di André è definita da linee blu che armoniosamente creano delle forme maschili, corpi, visi ricoperti di barbe pronunciate e peli che rivestono petti e corpi possenti. In modo garbato sono ricchi di eros dati dalla forte mascolinità che emanano i ritratti che André attraverso il suo minimalismo riesce a trasmettere. 

Il suo progetto artistico prende il nome di Eybaba, un’espressione comune persiana per dire “oh dai, “oh amico”. André è poeticamente legato alla sua cultura, che tanto è presente in se stesso e in ciò che crea e immagina.

Chi è André?

Sono un architetto paesaggista e artista di trentadue anni con sede a Colonia. La mia arte è specializzata in ritratti di uomini. È fortemente ispirata dal mio background persiano, che si riflette spesso nella scelta dei soggetti e del colore blu nelle mie opere.

Quando hai cominciato a creare?

Ho iniziato a creare arte fin da bambino, anche se i miei genitori non erano particolarmente creativi. Mi sono sempre divertito a disegnare e a creare oggetti di artigianato. Sapevo di voler intraprendere una carriera creativa. Così ho deciso di studiare architettura del paesaggio. Durante i miei studi, l’arte e il design erano sempre parte integrante. In quel periodo ho iniziato a dedicarmi anche alla grafica, alla pittura e alla tipografia, sperimentando molto con esse.

Durante la pandemia del Covid, ho iniziato a dipingere con gli acquerelli. È in questo periodo che è nato il mio progetto “Eybaba”. 

Il periodo di isolamento mi ha spinto a riflettere profondamente su me stesso e a esplorare la mia identità di persona queer con un background multiculturale.

Attraverso l’arte, ho trovato un modo per esplorare ed esprimere le mie emozioni e i miei pensieri. Questo viaggio di esplorazione artistica non solo ha dato forma al mio lavoro creativo, ma ha anche portato a una significativa crescita personale e a una più profonda comprensione di me stesso.

Chi sono gli uomini che ritrai? 

Alcuni degli uomini che ritraggo sono persone reali che mi hanno chiesto un ritratto, mentre altri sono puramente immaginari. I ritratti di fantasia sono per lo più creati da ricordi e momenti che ho raccolto di vari uomini. Per esempio, per strada, alle feste o nel mio feed di Instagram. Questi ritratti combinano caratteristiche specifiche come sopracciglia, barba, piercing o peli del corpo che mi affascinano e che incorporo nei miei ritratti. In questo modo, una fusione di caratteristiche di uomini diversi emerge in un nuovo ritratto.

Come scegli chi ritrarre?

In genere scelgo uomini che incarnano il tipo mediorientale/mediterraneo. Il loro aspetto è spesso caratterizzato da pelosità, barba e un’aura maschile pronunciata. Queste caratteristiche mi affascinano non solo dal punto di vista estetico, ma anche perché riflettono la mia identità culturale ed etnica.

Come mai la scelta della digitalizzazione? 

Mi sono imbattuto nella pittura digitale per caso. Nonostante lavori in digitale, tutti i miei schizzi e le mie idee partono ancora dalla carta. Il mezzo digitale offre il vantaggio di correggere istantaneamente gli errori e di eliminare l’esitazione che spesso si prova quando si ha a disposizione una tela o un foglio di carta bianca.

Tuttavia, ho scoperto che lavorare in digitale può talvolta limitare lo sviluppo del proprio stile artistico. I mezzi tradizionali come la carta o la tela introducono un elemento di casualità e spontaneità.

Quello che potrebbe sembrare un “errore” può inaspettatamente portare a nuove idee e direzioni creative.

Questa imprevedibilità è una parte cruciale della crescita artistica, più difficile da raggiungere nel mondo digitale.


Bianco e blu, cosa rappresentano per te questi due colori?

Il blu ha un significato molto speciale per me. È il colore preferito di mia madre. Ricordo anche i bicchieri blu con decorazioni dorate che mia nonna portò dall’Iran e che sono custoditi nella nostra famiglia come un tesoro.

Ma ciò che mi affascina di più è il Nazar, un simbolo protettivo profondamente radicato nella cultura persiana, anch’esso di colore blu. Per me rappresenta non solo la protezione dal malocchio, ma anche un legame con la mia eredità persiana.


Il bianco, invece, è semplicemente una tela bianca che funge da base per ogni immagine. Serve piuttosto a dare spazio e contrasto al blu per dispiegare la sua luminosa radiosità.

Cosa trovi affascinante in un uomo?

Ciò che mi affascina particolarmente di un uomo è l’insieme armonioso delle sue proporzioni e il rapporto equilibrato tra le diverse parti del suo corpo. Le caratteristiche speciali, come i tratti distintivi del viso o le imperfezioni, mi affascinano perché trasmettono non solo l’individualità, ma anche una storia o un carisma speciale.

Anche i capelli sul viso e sul corpo svolgono un ruolo importante, conferendo a ogni uomo un’espressione unica e una personalità sfaccettata. Non solo completano l’immagine complessiva, ma possono anche enfatizzare il suo stato d’animo, il suo carisma e la sua personalità. Soprattutto, trovo intrigante come i capelli diventino parte del carattere individuale di una persona e ne arricchiscano la presenza visiva.

I tuoi uomini hanno un aspetto molto mediorientale, quanto sei legato alla tua terra?

Sono per metà tedesco e per metà persiano, nato e cresciuto in Germania. Purtroppo non ho ancora avuto l’opportunità di visitare l’Iran. Pertanto, i miei unici legami con il paese sono attraverso il mio baba, le sue storie, le foto e la famiglia che vive lì.

Con l’avanzare dell’età, sento sempre più forte il desiderio di esplorare la mia identità persiana e il desiderio di visitare la mia “seconda patria” per essere più vicina alla mia famiglia e per comprendere meglio la mia cultura.

In particolare mi piacerebbe vivere le festività come il Nowruz, il capodanno iraniano. Nonostante l’attuale situazione in Iran, sono determinato a realizzare il mio desiderio di esplorare e approfondire la conoscenza delle mie radici persiane.

Che tipo di musica ascolti in questo periodo? 

I miei generi preferiti di sempre sono l’RnB e la musica latina. In questi giorni sto ascoltando alcuni giovani artisti persiani come PooBon e Arta.