Legittime curiosità su Lina Galore

Lina Galore, nome d’arte di Giovanni Montuori, è una drag Artist nonché vincitrice dell’ultima edizione di Drag Race Italia che l’ha lanciata nel firmamento delle personalità queer più influenti e amate di Milano, e non solo.

A metà strada tra un ragazzo di provincia e una pin-up anni ’50, Giovanni con la sua Lina riesce a farsi sentire attraverso look senza tempo, idee ben precise e parole estremamente intelligenti che ci portano a riflettere su chi siamo e cosa vogliamo davvero.

Per la cover del Pride Month di Toh! Magazine Abbiamo chiesto all’artista di raccontarsi e reinterpretare l’iconica copertina dell’album, altrettanto iconico, del 1987 “Rane Supreme” di Sua Maestà Mina.

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Il risultato è potente come lo è il nostro diritto alla libertà che rivendichiamo ogni giorno semplicemente essendo noi stessi, che poi è come dovrebbe essere!

Chi è Giovanni Montuori e chi è Lina Galore?

Giovanni Montuori è un giovanotto del Sud Italia che ha lasciato la terra natia per esplorare le passioni, le possibilità e le scoperte che una grande città come Milano avrebbe potuto regalargli. Lina Galore è, per l’appunto, una di quelle passioni, una di quelle possibilità e una di quelle scoperte.


Potrebbe esistere l’uno senza l’altra?

Credo sia abbastanza impossibile ormai. Lui è lei e lei è lui. Li distingue forse qualche look eccentrico e giusto un filo di trucco, ma hanno gli stessi ideali, condividono gli stessi punti di vista e nutrono la medesima passione per il potere politico, rappresentativo e sociale di ogni forma d’arte.
Lina ha aiutato Giovanni ad acquietare il suo rapporto col proprio lato femminile rafforzando, paradossalmente, la consapevolezza della propria mascolinità, per giungere alla conclusione che fra loro questi concetti non si escludono, non si combattono e, in fin dei conti, non hanno nemmeno chissà quale rilevanza. Sono estremamente grato a Lina per avermi portato in questo spazio di luce
e coscienza, quindi al momento mi sento di escludere un’ esistenza che non contempli la sua presenza.

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Quando hai capito che il drag potesse essere la tua strada?

Devo dire che il drag mi ha dato molte soddisfazioni, ma il momento in cui ho realizzato che per una volta non stavo perdendo del tempo inutilmente è avvenuto in piena pandemia. Durante il primo lockdown, chiuso in casa, giravo e condividevo dei contenuti social divertenti per esercitarmi con gli studi di stand-up comedy e teatro che stavo svolgendo privatamente. Un giorno nei dm trovo il messaggio di questa donna che mi chiede, semplicemente, di incoraggiare con un video suo figlio a non lasciarsi abbattere dall’insistenza dei bulli, a stare su e ad essere orgoglioso di sé stesso.
Ricevere il messaggio di una madre che ha letto in me la possibilità di poter salvare la cosa più cara al mondo per lei mi ha reso orgoglioso di quello che stavo facendo. Mi ha fatto sentire utile. La cosa divertente è che questo figlio, con enorme supporto della madre, è poi diventato a sua volta una drag queen (molto brava, fra l’altro).

Cosa non ti piace della comunità lgbtqia+?

Non c’è nulla che non mi piaccia della comunità LGBTQIA+. Come tutte le comunità, alcuni dei suoi componenti occasionalmente inciampano in delle dinamiche controproducenti, a volte contraddittorie e scomode. Se devo scegliere una di queste dinamiche opterei per l’attivismo performativo: l’indignazione a tutti i costi, la corsa allo scandalo e al dito puntato non mi mettono mai propriamente a mio agio. Sono una persona molto diplomatica, anche se decisa quando si tratti di contraddittorio, quindi cerco sempre di informarmi prima di espormi, perché l’esposizione ha una
conseguenza rappresentativa e di imitazione. Mi piacerebbe che questo fosse l’atteggiamento più diffuso in tutte le tipologie di comunità.

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Dress N°21

Cosa ami della comunità lgbtqia+?

La coscienza più pura del concetto di libertà. Sembra una risposta da romanzo rosa, lo so, ma invece ha una connotazione, per me, piuttosto tetra. Sappiamo cosa sia la libertà perché, dalla società in cui viviamo, siamo obbligati a desiderarla, poiché ne veniamo costantemente privati. Rincorriamo l’uguaglianza e la giustizia con la consapevolezza tipica soltanto dell’oppresso, e questo ci consente di usare una lucidità diversa rispetto alle comunità predominanti, tendenzialmente eteronormative e
maciste che hanno dunque una visuale a senso unico. Le nostre lotte sono oneste, inclusive, non opportunistiche, lucide e ragionate. Umane.

Ti ricordi la prima volta che hai “conosciuto” Lina Galore?

Lina è il frammento di un discorso amoroso, nata ad una festa di Halloween in casa di amici durante la quale io e il mio storico ex fidanzato (nonché mamma drag) abbiamo indossato i panni di Sabrina Salerno (io) e Jo Squillo (lei). Ricordo che, nonostante un trucco disastroso sia in termini di tecnica che di risultato, mi sentivo bellissima e ricordo anche che il mio compagno mi disse “sai che hai una luce diversa quando fai questa cosa? Provaci, divertiti”. Quello è stato, forse più che il primo incontro con Lina, l’inizio della gestazione.

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In base a cosa scegli un look per un tuo show?C

Non esiste una sola risposta. Capita che l’ispirazione mi venga ascoltando una canzone o guardando un film. Altre volte scarabocchio idee di look sui miei quaderni (lo faccio davvero tanto spesso) e costruisco lo show intorno a quel disegno. Diciamo che il mio processo creativo non è mai esattamente lineare. Se dovessi usare una metafora per descriverlo direi che è come un temporale: confusione, lampi, rumore, finché piano piano tutto scorre via, l’asfalto è pulito, torna l’ordine e l’aria diventa profumatissima. Anche se a volte dovrei ricordarmi l’ombrello…

Chi è, se c’è, la persona che ti ha ferito di più?

Ti sembrerà una risposta da rotocalco ma sono io la persona che mi ha ferito di più, non perché mi penta o provi vergogna per qualcosa che possa aver detto o fatto nella mia vita (ho un rapporto molto pacifico col concetto di “errore”, merito anche della mia psicanalista) ma perché mi è capitato di accogliere in me tristezza e malinconia legate a dinamiche rispetto alle quali avrei dovuto essere al di sopra. Esempio banale: mi è capitato di non sentirmi all’altezza di un ragazzo, di sentirmi rifiutato o messo da parte perché magari troppo eccentrico, o forse perché non rispondente a qualche aspettativa estetica o comportamentale. Avrei dovuto concentrarmi sull’autosufficienza emotiva e ricordarmi sempre, solo per fare uno dei tanti esempi, che il fatto che la mia “femminilità” sia un problema per un uomo, è un problema per me. Da evitare.

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Chi, o chi sono, le persone che più di tutti ti hanno sostenuto?

I miei amici, senza ombra di dubbio. Sono circondato da persone di cui riesco a percepire in modo cristallino l’affetto e il supporto, in qualsiasi contesto. E sono anche così fortunato da averne tanti.

Che relazione hai con i tuoi fan?

Mi viene sempre il riso d’imbarazzo quando li chiamo “fan” onestamente. È un termine che mette distanza, in qualche modo, fra me e persone come me, di base. Cerco sempre di ridurla questa distanza, di rispondere a tutti, di rendermi utile per quel che posso. E poi c’è da dire che sono una persona a cui piace, più di ogni altra cosa, ridere. Ogni scambio per me è un’opportunità per cavare fuori una risata quindi non mi sottraggo quasi mai. Dico “quasi” perché poi capitano anche le persone invadenti o moleste, ma niente di grave: a conti fatti ogni tanto di persone così ce ne sono
anche fra gli amici di cui parlavo poco sopra.

Durante Drag Race Italia eri la drag con le citazioni più alte e colte, sei cosi anche nella vita di tutti i giorni, qual è il tuo background?

Innanzitutto grazie. Bah, io nella vita sono uno che si appassiona molto a quasi tutto. Mi piacciono le canzoni sconosciute, i film d’epoca, la cultura web dei meme, i videogiochi, i cartoni animati (vintage e non), il revival, la moda… Diciamo che mi piace fare ricerca e trarre ispirazione anche e soprattutto da cose che l’arte l’hanno già fatta, a modo loro. Per celebrarle, riproporle e regalarle nuovamente al mondo, che magari non ha il tempo libero che ho io che sono un’umilissima Partita Iva.

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Cover Shoulders ADELBEL

Quando hai vinto Drag Race Italia hai parlato di una certa responsabilità civile nell’arte drag, puoi spiegare meglio questo concetto?

L’arte drag innanzitutto si differenzia da tutte le altre forme d’arte per il fatto che gioca col costrutto del genere e nel giocarci, come farebbe un bambino, lo deforma, lo distrugge e lo riassembla. Il primo obiettivo sociale, dunque, di quest’arte è proprio l’abbattimento di qualsiasi stereotipo o preconcetto legato al binarismo di genere. Ma la verità è che ci sono molti altri livelli di utilità socio-politica nel drag. Quando una persona osserva un artista su un palco e in qualche modo si rivede in quello che sta facendo e sente legittimata la sua esistenza e la validità della sua presenza
nello spazio sociale, allora il drag sta esercitando il suo potere più grande, quello della
rappresentazione. Far sentire le persone viste e valide, a prescindere da qualsiasi cosa, è il potere più grande di un artista drag.

Sui social hai recentemente dichiarato di essere in PReP, che riscontri hai avuto? Non pensi che in Italia se ne dovrebbe parlar meglio e di più?

In termini di riscontro non c’è stato particolare scalpore. Ho la fortuna di interfacciarmi ad una community responsabile, che mi conosce ed è usa a discorsi di responsabilità e coscienza sociale ma mi rendo conto che questa sia solo l’ennesima delle mie fortune. Assolutamente sì, ritengo che bisognerebbe parlare molto di più della PReP anche sui canali più mainstream e generalisti, evitando dunque di relegare l’argomento a una conversazione con brochure e volantini. I social sono stati un ottimo strumento divulgativo negli ultimi anni per quest’argomento, spero se ne parli sempre di più.

Il tuo makeup è ormai una iconico, dove hai colto l’ispirazione?

Le mie due più grandi fonti di ispirazione sono Klaus Nomi e Divine, a cui col tempo si sono aggiunti personaggi reali e immaginari da molteplici universi: le pin-up degli anni 40, le femme fatale à la Bizarre, le cattive dei cartoni animati o dei videogame, ecc.

Durante lo shooting per la pride cover di Toh! Magazine Lina e Giovanni erano molto emozionati, cosa rappresenta Mina per voi?

Mina è una di quelle icone della cultura italiana che mi ha sempre molto affascinato. Messa da parte l’incredibile dote vocale, le sue canzoni sono sempre una finestra sull’animo umano estremamente illuminata, che offre una visuale chirurgica di sentimenti, interazioni ed esistenze. Certo, è più probabile vedere Lina Galore esibirsi su “Cubetti di ghiaccio” che su “Il corvo”, ma questa è un’altra storia. L’ispirazione scelta per questi scatti, però, ha un significato molto particolare. Nei ritratti di Mauro Balletti, Mina gioca col concetto di femminilità e mascolinità in un modo poetico e
grottesco (nell’accezione più positiva possibile del termine) regalando una fotografia suggestiva e surreale, che rompe gli schemi. Mi emozionava reinterpretare proprio questo intento a mio avviso molto nobile.

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Qual è il tuo punto di vista sull’attuale governo e sul fatto che ancora una volta in Lombardia sia stato negato il patrocinio per il Pride?

Le recenti elezioni europee hanno dimostrato ancora una volta quanto la coscienza sociale della nostra nazione sia atrofizzata. Raggiungono la ribalta personaggi che fanno della discriminazione un modus operandi istintivo e naturale, questo è ovviamente gravissimo. Mi rincuorano, però, i dati relativi al modo in cui la popolazione più giovane, proprio in queste elezioni, abbia dimostrato di voler sfuggire a meccanismi non equi e poveri di attenzione civica e civile. Il mancato patrocinio da parte del Comune di Milano alla manifestazione del Pride è contemporaneamente sia sintomo
dell’atmosfera sempre meno inclusiva del panorama politico italiano che dell’assoluta necessità di un evento di questo genere, sperando sia sempre più partecipato.

Sei mai stato vittima di discriminazione e/o bullismo?

Conosco storie di persone che hanno subito grandi ingiustizie, nella loro vita, non solo per l’orientamento sessuale o per l’identità di genere, ma anche semplicemente per il loro aspetto. Non paragonerei mai il disagio che nella vita io possa aver provato per questo o quell’altro contesto alle storie di queste persone. Quindi mi sento di rispondere di no.

Che rapporto hai con la tua famiglia?

Il nostro è un rapporto molto sereno e progressivamente sempre più onesto e cristallino. Vengo da una famiglia molto umile del Sud Italia con cui mi sono scontrato più volte per via di punti di vista differenti scaturiti dal contesto sociale in cui le nostre esistenze si sono dispiegate, ma fortunatamente molto aperta al dialogo. E se c’è dialogo c’è crescita. Sono molto fiero della mia famiglia e provo nei suoi confronti una enorme riconoscenza.

Che musica ascolta Lina Galore?

Di tutto. Dal rock alla techno, dall’italodisco al country, dal pop alle meteore più sconosciute italiane o straniere.

C’è un posto dove ti piacerebbe esibirti?

L’ho già detto, ma lo ripeterò finché non si avvererà: mi piacerebbe esibirmi a Sanremo accanto a Elio e Le Storie Tese, con loro in gara, per la serata cover a proporre una bella reinterpretazione del Gioca Jouer di Cecchetto.

Una cosa che non hai mai detto a nessuno ma che in realtà vorresti urlare?

Il capitalismo ci ha rovinati, però che belli i soldi!

Lina Galore Lina Galore Lina Galore

TEAM CREDITS

Production: Marco Cresci

Photographer Alessandro Esposito
Stylist Alex Vaccani
Hair Stylist Kiril Vasilev @ Greenappleitaly
Stylist assistant Alessandro Marzo
Photographer Assistant Ludovico Piccinini
Hair Stylist Assistant Alessandro Firenze