Dopo un anno dal trionfo a XFactor, l’artista Sara Sorrenti in arte SARAFINE pubblica finalmente il suo primo EP, “UN TRAUMA E’ PER SEMPRE”. Un progetto che racconta la sua evoluzione personale e artistica, intrecciando suoni hard e vulnerabilità.
Dalla confusione iniziale del post-XFactor dove ha trionfato con MALATI DI GIOIA alla costruzione consapevole di un disco autentico, SARAFINE (Sorrento, 1998), si racconta senza filtri.
Tra live, sperimentazioni sonore e brani che affrontano temi complessi come l’abuso e la fragilità, emerge il ritratto di una musicista che sfida le convenzioni del pop. Non manca uno sguardo al futuro: nuovi live teatrali, collaborazioni con musicisti e il sogno di un tour suonato.
Come ti senti che dopo un anno dalla tua vittoria di XFactor hai finalmente pubblicato il tuo primo ep UN TRAUMA È PER SEMPRE, è stata una lunga attesa?
Non proprio, sono uscita da XFactor a dicembre 2023 e mi sono trovata catapultata in questo mondo nuovo senza un background in questa industria, quindi ho dovuto un attimo capire e adattarmi a nuove richieste, aspettative e quindi ho cercato di settare le mie priorità.
Ho deciso di andare in giro a suonare, volevo vedere le persone che mi seguono e anche chi mi ha scoperto grazie a questi numerosi live che ho fatto.
Nel frattempo scrivevo i miei brani, non avevo fretta, volevo un disco che avesse un senso compiuto, e che mi rappresentasse al 100%. Ho buttato giù diverse canzoni e poi da lì ho dedotto determinate scelte, un po’ come agisco nella vita, mi comporto in un determinato modo e poi cerco di capirne il perché.
Ora mi è più chiara la scelta della copertina “Frankenstein” anche se quando l’ho vista l’ho interpretata come tanti tuoi punti deboli che cuciti insieme ti danno consapevolezza e forza e a come componi le canzoni, che sono formate da tanti suoni e sample che tu cuci insieme…
Sai che mi hai dato una spiegazione che io non avevo percepito?!? Ho cercato di tradurre in immagini il concept dell’album, una sorta di zona di subconscio in cui io rivivo tutte le esperienze raccontate nel disco, come se ogni mio trauma fosse un pezzo cuciti da un filo di vulnerabilità che tiene insieme tutto quanto.
Una volta analizzate tute le mie problematiche pregresse ho accettato e abbracciato le mie vulnerabilità e mi sono riappropriata della mia identità.
Però quello che hai detto è interessante perché Io mi sento veramente l’anti-pop in quello che faccio, passo in modo anche isterico da un suono all’altro ma per me è fondamentale questo tipo di costruzione per aprire il racconto che voglio creare.
Lo stesso vale per la narrazione non solo per la musica, se pensi a “LA REGINA DELLA MACARENA” è una canzone che parla della mia passione per la musica latina cominciata quando ero bambina, ed ha anche un sound latino americano che non ti aspetti, è un lavoro che va ascoltato con intenzione è difficile farlo in modo passivo.
Ci sono diverse sonorità a sorpresa nell’album!
L’idea era quella di voler sorprendere e tenere le persone attaccate al racconto, parlo per chi saprà ascoltare.
E’ un lavoro high-energy che ti fa muovere i piedi ma se ascolti bene i testi, alcuni sono una legnata compreso quello di “LA REGINA DELLA MACARENA” che parla di un maestro troppo “affettuoso”, sono tornato indietro per capire se avevo recepito giusto!
In particolare questa canzone parte dalla mia percezione da adulta rispetto a quegli episodi, e poi ho avuto piacere nell’analizzare la mia visione di Vladimir che è il protagonista di quella vicenda e della canzone sotto due prospettive.
Quella più manipolatrice e perversa, dove canto:”Hola ballerina dolce come un’amarena, vedo che sei la regina della Macarena” in modo quasi seduttivo e poi l’aspetto umano e fragile di una persona che ha un desiderio discutibile, ma non ne può fare a meno, è un pezzo che mi spaventava all’ inizio ma poi suonandola live ho visto la gente impazzire.
Per anni ho nascosto le mie debolezze sotto al tappeto ma nel 2022 quando ho mollato il mio lavoro per dedicarmi alla musica, ho deciso di riconoscere me stessa e di conseguenza di essere giudicabile, criticabile e vulnerabile nelle mie scelte e mi sono ritrovata e riconosciuta, ho ritrovato la mia forza.
Parliamo di SCROLLA, cosa ti scrolleresti di dosso?
SCROLLA è il primo pezzo che ho scritto, ricordo che mi gasavo tantissimo con i drop, e urlavo e cantavo: “Ho pianto per rispondere al silenzio”. Solitamente prima scrivo della mia vita, poi mi metto a produrre e recupero cose scritte in passato.
Mi scrollo di dosso il pianto per riprendere il mio spazio, rileggendo quelle parole mi sono rivista con tenerezza, ho ritrovato la rabbia e la frustrazione che avevo addosso.
Non riuscivo a uscirne ma poi ho preso coscienza e mi sono detta: “sono brutta e cruda” non si può essere ligi e perfetti né piacere a tutti, questo la gente lo ha avvertito, e sopra ogni mia aspettativa hanno empatizzato.
Lo scorso giugno hai cantato al Gay Pride di Napoli, com’ è stato?
Napoli è pazzesca quindi è stato incredibile. È una tematica che mi è vicina come dovrebbe essere vicina ad ogni essere umano, io a livello d’identità sessuale mi definisco fluida, però anche se non fosse stato così è una causa che mi sarebbe appartenuta in ogni caso.
Condividere e rappresentare la comunità LGBTQI+ è stato motivo di orgoglio nel poter dare una voce in più ad una situazione che non è normalizzata a livello di diritti e civilizzazione. In questo momento storico politico soprattutto. Io sposo quello in cui credo non potrei fare altrimenti.
Sono egoriferita da quando sono bambina anche con una visione vittimistica, ad esempio nel brano CAÙA dico “Mamma i bambini non vogliono giocare con me” perché fino ad un certo punto della mia vita, poi mi sono svegliata, pensavo che il mondo ce l’avesse con me.
In questo ci ho visto un segno di onnipotenza nei miei confronti, pur sentendomi vittima, fin che non ho capito che non è così perché tutti hanno i loro cazzi!
Ti rivedremo presto live?
Sì ma è ancora presto, lo devo preparare! Vorrei che fosse un tour nei club quindi me lo immagino molto cattivo e teatrale. Il tour dell’estate scorsa è stato un po’ una prima visione di quello che potrà essere, sul palco sono da sola e XFactor mi ha fatto prendere consapevolezza che quando salgo sul palco sono io ad occupare quello spazio, e ne sono responsabile e faccio quello che dico io.
Una CONTROL FREAK per citare il tuo ultimo singolo!
Esattamente! Hahahahah! In futuro però non mi dispiacerebbe cominciare a collaborare con dei musicisti perché avverto un fermento e una richiesta di musica suonata con gli strumenti dal vivo.
Perché finalmente si comincia a sentirne la mancanza!
E certo, è sparita! Quindi chissà un tour suonato magari arriverà, ma non ora.
Qual è il tuo background musicale?
Ti dico che fino ai 25 anni circa ero un’ascoltatrice casuale, poi ho cominciato a suonare in una band e ho scoperto la musica, ma non ho avuto nessuno in casa che mi ha indirizzato… mio padre ascoltava solo Paolo Conte e mia mamma la mattina mi piazzava Enya dopo aver lanciato cartelle in giro e noi tutti muti.
Poi per caso ho scoperto “Charlie Big Potato” degli Skunk Anansie e sono rimasta gasatissima e da lì ho capito che mi piaceva la musica un po’ più forte, aggressiva. Invece il primo album che mi ha regalato mio fratello, è stato “Lotus” di Elisa, che ho cantato tantissimo.
Poi c’è stata l’università, i centri sociali, ho scoperto la drum n’bass, la dub step, i Chemical Brothers, avevo capito che questo mondo mi entusiasmava.
Sono riuscita a tradurre tutto nella mia musica grazie a uno spunto che mi è arrivato guardando i Mondiali di Beatbox in loop station: sono rimasta folgorata dall’energia che si crea tra l’artista e il pubblico
E’ allucinante perché devi fare una costruzione di beat sul momento e bisogna essere in grado di catturare l’attenzione nell’immediato con il pubblico che ti accompagna in questa costruzione fino ad avere l’esplosione del suono.
Da lì è partita tutta la mia curiosità per la realizzazione della musica elettronica, prima suonavo la chitarra e cantavo cover folk di pezzi rock, e poi ho avuto una fase cantautorale. Dal 2014 al 2020 ho accantonato la musica e poi con il lockdown ho ricominciato.
Tuo fratello con il suo tifo sfegatato ha conquistato tutti a XFactor, è coinvolto in qualche modo nel tuo progetto?
Nella tifoseria! Ahahaha! Mio fratello ha una società di catering a Bruxelles ma ha un posto speciale nella mia vita privata e artistica perché è l’unica persona che condivide con me emotivamente tutto.
Ad XFactor 2023 voleva farsi sentire da me ma anche da tutti, e ci è riuscito! E’ una grande ispirazione per me, è più giovane di me e da solo ha avviato un’attività, è sempre stato un modello da seguire. E’ una figura fondamentale per me.
Qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?
“Sink-Along” deli ECHT! un gruppo belga che fa musica jazz electro suonata e sono pazzeschi.
SARAFINE SARAFINE SARAFINE