Francamente: quando la musica abbraccia la queerness

Dopo l’esperienza travolgente di X Factor, Francamente, l’artista che ha conquistato il pubblico con la sua voce e il suo coraggio di esprimersi senza filtri si racconta a TOH! Magazine.

Francesca Siano, in arte Francamente, mentre si gode il sole di Palermo insieme alla sua fidanzata, ci parla della sua carriera, che affonda le radici in esperienze come la vittoria di Sannolo ’24 e la partecipazione a X Factor. Scopriamo come musica, attivismo e ricerca di identità si intreccino nel suo percorso, tra passato e presente. Nella sua musica, l’artista esplora nuove sonorità e affronta i temi della queerness e dell’empowerment femminile, senza mai sottrarsi al confronto.

Francamente toh magazine
Francamente Ph. by Nick Field

Ciao Franca, come stai?

Bene, sono a Palermo al sole!

Cosa fai in Sicilia?

La mia fidanzata è di Palermo, quindi sto un po’ qui!

Quindi hai lasciato Berlino!

Eh sì, ho ritrovato il sole, infatti la mia pelle mi dice: ma cos’è questa sensazione?! Ahahah!

Prima di X Factor c’è stata la tua vittoria a una manifestazione milanese che sta crescendo sempre più, che è Sannolo, nello specifico l’edizione del 2024!

Esattamente! Sannolo è stato il punto di partenza di molte cose.

Credi che Sannolo ti abbia dato la spinta per partecipare a X Factor?

Totalmente! Sono due cose per me molto legate. Innanzitutto, è stato il modo per tornare in Italia in modo diverso, dal 2021 vivevo a Berlino. Ho sempre scritto in italiano, contaminata dalla musica elettronica, ho fatto tantissimo busking a Berlino, perché adoro suonare per strada.

Fu un’altra artista, Rossana De Pace del collettivo di cantautrici di cui faccio parte anche io, a parlarmi di Sannolo, e a convincermi a partecipare, anche se io pensavo: “Adesso questi si vedono arrivare una candidatura da questa disgraziata che scrive da Berlino e non mi considereranno mai…” E invece è andata bene!

A Sannolo ho trovato un clima bellissimo, al di là della competenza c’è la passione nel fare quello che fanno. La cosa che più mi stupì fu l’alto livello di professionalità a fronte di un’iscrizione gratuita, a differenza di molti contest, e a me questa cosa stupì tantissimo.

Penso che X Factor non sia nient’altro che un Sannolo di proporzioni più grandi; averci partecipato mi ha fatto capire come funzionano determinati meccanismi, hai dei tempi da rispettare, non si può sforare, lo stesso avviene in tv ma con proporzioni diverse.

E poi molte delle persone con cui collaboro adesso le ho conosciute proprio attraverso Sannolo, è stata la mia tappa di ritorno in Italia da cui poi è cominciato tutto.

Qual è stata la tua reazione quando hai scoperto che facevi parte della squadra di Jake La Furia, considerando che siete agli antipodi uno dall’altra?

Ahahahah! È stata una sorpresa, letteralmente! Ricordo che agli home visit, a telecamere spente, gli dissi: “Io ho massima stima per te, sono cresciuta proprio nel momento in cui i Club Dogo spopolavano, che era il periodo delle medie, è chiaro che però ho sempre associato Jake La Furia a un mondo molto distante dal mio.” E lui mi ha risposto: “Ma perché dici questo? Io ti ho scelta per come canti.”

Poi è uscita la mia parte dell’attivismo e credo che in questo lui abbia avuto meno pregiudizi di me. Penso di essere caduta in quello che di solito tendo a combattere. Chiaramente, essendo io un essere umano, mi sono fatta molto ingannare da come si presenta. Poi è stato il primo a dirmi che determinate canzoni dei Club Dogo di 15 anni fa non le cantano più, perché si sono posti la questione del linguaggio e del sessismo.

Jake La Furia è una persona di un’apertura e di una personalità incredibili, è stato un incontro di mondi molto fecondo. Per me X Factor è stato prima di tutto un’esperienza umana.

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Hai definito sorelle i tuoi due primi singoli, “Parcadute” e “Fucina”. Continuerai con questo cantautorato elettronico che vira verso gli ’80s e che si può cantare e ballare?

Sono canzoni che danno una direzione, ma poi penso anche che la queerness porti verso un costante atteggiamento di apertura che si riflette anche nella musica. Per cui, di sicuro, sono un preludio e sono la direzione da prendere se penso a quello che sto facendo in fase di produzione.

Ma non escludo che magari possa arrivare un’altra innovazione, una nuova ispirazione. Certo, sarà difficile scansare gli anni ’80, di cui ho una passione, anche per i colori e per il loro mondo che amo.

Quindi stai scrivendo canzoni nuove?

Sì, sto scrivendo, anche perché ho il privilegio di poterlo fare. Mi rendo conto che sono giorni tranquilli e sento tanto il rilascio dopo la contrazione muscolare di X Factor.

Non so quante delle cose che sto scrivendo rimarranno pensieri o si evolveranno in canzoni, è una cosa nuova per me. Non ho mai avuto del tempo nella mia vita in cui poter scrivere e basta, e per questo lo ritengo un privilegio.

Sui tuoi canali social parli molto di attivismo, ti esponi senza paura e parli anche di gender! In Italia di questi tempi… che paura!

Esatto: “Aiuto, arriva il gender!” Che poi sono persone che, se gli chiedi: “Ma sai cos’è?” Ti rispondono: “No!” Allora, come fai ad aver paura di una cosa che non sai cos’è?

Io ho tanta fiducia e vedo un desiderio non solo di cambiamento, ma anche di ascolto della realtà, perché non puoi dire che determinate persone non esistono o che determinati orientamenti sessuali siano meno validi di altri. Ci sono e basta, sarebbe come dire che i capelli biondi sono meglio di quelli marroni!

C’è un desiderio nelle persone di far emergere la realtà in tutte le sue sfumature.

Hai anche un modo molto giusto di rispondere, sempre inattaccabile!

Dopo X Factor, oltre ai follower, sono arrivati anche i nuovi haters e io credo che la questione migliore per risolvere le diatribe sia parlarne e non chiudersi in se stessi per colpa degli insulti, che non sono mai di chi li riceve.

Confrontarmi per me è sempre stata una cosa utile, sia con le persone vicine, ma anche con attivisti che fanno questo di mestiere.

Bisogna imparare a non farsi risucchiare in questo aspirapolvere d’odio e capire che nessuno di noi è costretto a scendere a un confronto con tutte e tutti. Se l’unico obiettivo di un individuo, e lo applico in ogni contesto, è quello di spargere odio senza dialogo, che resti lì dove sta.

Ci sono invece occasioni di persone che mi hanno chiesto cose che andavano al di là della loro comprensione, o semplicemente erano in disaccordo con me, ma lo hanno fatto in modo educato. Ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati in modo sano.

Sarebbe tremendamente democristiano se mettessi tutti d’accordo, ma non è di certo questo il mio obiettivo… È giusto che ci sia anche una controparte, ma la mia parte è così ricca di nutrimento che tende a fare ombra sul resto.

Francamente “Fucina” (Warner Music)

Insieme ad altre 3 cantautrici hai formato il collettivo “Canta fino a 10”, me ne parli?

Canta fino a 10” è nato nel 2021 a Torino, che è la città che ci ha unite, nonostante io all’epoca fossi l’unica torinese. È formato, oltre a me, da altre 4 cantautrici, Anna Castiglia, Rossana De Pace, Cheriach Re e Irene Buselli. Nasce da un’amicizia e da problemi che pensavamo essere singolari, tipo che quando salgo sul palco si dà per scontato che non sia in grado di accordare una chitarra, o fanno commenti sul mio corpo, o capita che mi senta a disagio perché il backstage è tutto maschile.

E invece ci siamo accorte che erano situazioni condivise, addirittura ci siamo rese conto che, nonostante avessimo voci diverse, venivamo tutte paragonate a Carmen Consoli. La verità è che noi cantautrici abbiamo una rappresentazione così piccola che quando fai la cantautrice, in automatico ti paragonano a lei, senza che il tuo timbro ci assomigli minimamente. Che poi, Carmen Consoli è la regina assoluta, è intoccabile.

Quando potremo vederti live?

Siamo in una fase di allestimento. Io ho un grande sogno di non esibirmi da sola, quindi sto facendo un lavoro di ricerca di persone che possano partecipare al progetto e abbracciare un certo tipo di ideali. Ma bisognerà attendere un po’.

Qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?

Chappel Roan perché mi ha riportata al presente. Io ho l’abitudine di buttarmi nei dischi vecchi, ma ascoltando Pink Pony Club per caso, mi ha fatto innamorare del suo album The Rise and Fall of a Midwest Princess. So che ha tanto spazio, ma spero ne prenda ancora di più.

Francamente Francamente Francamente