Marc Martin: il corpo come campo di battaglia tra nudità e resistenza

Nel lavoro di Marc Martin, il corpo di Mathis Chevalier è una soglia: tra il visibile e l’invisibile, tra la sua epifania e la sua cancellazione, tra il desiderio e la censura. Non esiste una nudità che non sia, allo stesso tempo, un mistero e una rivelazione.

Con queste immagini Marc Martin è come se portasse riconsiderare lo sguardo, a chiederci cosa significhi vedere davvero, quando vedere è sempre anche un toccare.

Marc Martin non si limita a catturare il corpo di Chevalier: lo interroga, lo disfa, lo ricompone. Non lo celebra nella sua semplice esistenza, ma lo trasforma in scenografie viventi, in parabole carnali che parlano di desiderio, di potere e di vulnerabilità. Il corpo di Chevalier nelle sue immagini di Matias, non è mai un oggetto muto, ma una superficie di scrittura dove si stratificano memorie, tabù e atti di resistenza.

Se nella storia dell’arte il nudo maschile ha oscillato tra il sublime e l’invisibilità, Marc Martin lo restituisce al nostro sguardo senza le ipocrisie della contemporaneità. In Tomber des Nu(e)s, la sua collaborazione con Mathis Chevalier si fa esercizio di svelamento: un atlante visivo che smonta la rigidità dei canoni, che esplora la nudità con la stessa tensione di un gesto teatrale. Qui il corpo non è solo esposto, ma offerto alla luce come un territorio da attraversare, un campo di battaglia dove bellezza e imperfezione, forza e fragilità convivono in un equilibrio instabile.

Mathis Chevalier non è soltanto un modello, ma un co-autore dell’immaginario che si costruisce scatto dopo scatto. Ex campione di MMA, si porta addosso il peso di un certo sguardo sociale sulla mascolinità, ma davanti all’obiettivo di Martin il suo corpo si ammorbidisce, si espande, accetta di abbandonare la corazza della performance per accogliere il dubbio, l’incertezza. Così, nella reinterpretazione della Venere Rokeby di Velázquez, il classico e il contemporaneo collidono: la pelle liscia del modello originale lascia il posto a una peluria che diventa segno politico.

Marc Martin – D’ou viens-tu

Deuxième Round prosegue questa indagine con una libertà ancora più esplicita. Se Tomber des Nu(e)s evocava la scultura e la pittura del passato, qui il linguaggio visivo si emancipa dal riferimento per esplorare territori inediti.

I corpi diventano fluidi, la fotografia si avvicina quasi alla coreografia, in un gioco costante tra composizione e spontaneità.

C’è qualcosa di cinematografico nell’estetica di Marc Martin, un gusto per la costruzione dell’immagine che trascende la semplice documentazione. Il suo teatro è spoglio di artifici: la luce naturale, i dettagli imperfetti, gli spazi scelti con cura raccontano storie di esistenze vissute, di un corpo che non è mai sono anonimo ma sempre specifico, segnato da esperienze, da desideri, da memorie incise su di esso.

Le fotografie di Martin, in fondo, parlano di libertà.

Libertà di mostrarsi senza filtri, di sottrarsi allo sguardo normativo, di affermare la propria presenza senza doverla giustificare. In un’epoca in cui la nudità è stata addomesticata dai social network e relegata a un’estetica asettica, Marc Martin ci ricorda che il corpo è ancora un campo di battaglia, un luogo di lotta e di riconquista. E che la bellezza, quando sfugge al controllo, diventa un atto rivoluzionario.

Marc Martin – Poète et boxeur

Il tuo lavoro esplora spesso la vulnerabilità e l’intimità. Qual è il confine tra ciò che scegli di mostrare e ciò che preferisci tenere nascosto?
Nel mondo di oggi, spogliarsi significa decidere di esporre la propria vulnerabilità. Ma nonostante i continui richiami alla “libertà di espressione”, mostrare vulnerabilità e intimità sta diventando sempre più difficile. Poiché il sesso è intrinsecamente legato alla vulnerabilità e all’intimità, viene sempre più ridotto a una questione individuale, privato delle sue dimensioni sociali e politiche.

Eppure, ai miei occhi, il sesso è indecente solo se si sceglie di guardarlo in quel modo.

Per questo considero rappresentare sessualità non egemoniche un atto politico. Che sia in modo esplicito o meno.

Marc Martin – Sur la route 3

I tuoi ritratti sembrano raccontare storie complesse in un unico scatto. Quanto spazio lasci all’improvvisazione rispetto alla pianificazione?
In realtà, pianifico raramente i dettagli. Ciò che mi interessa è che i miei modelli trasmettano una parte della loro autenticità nell’immagine finale. La mia prima fonte di ispirazione è spesso il luogo dello shooting: l’ambientazione aiuta a definire un’intenzione. Ma la vera storia, quella che regge, nasce dalla storia personale del modello. Una storia che sceglie di raccontare alla macchina fotografica. O di nascondere. Trovare la verità in un ritratto è un lavoro a quattro mani. Può emergere da uno sguardo, da una postura inaspettata. Le mie foto raccontano mezze verità, se non altro.

Marc Martin – Sur la route 6

Qual è stata l’ispirazione principale per il progetto Tomber des Nu(e)s? Ci sono stati eventi o influenze specifiche che hanno guidato il suo processo creativo?
Questo progetto ruota attorno a un unico modello, per permettere di esplorarne ogni sfaccettatura.
Tomber des Nu(e)s, si concretizza in un libro fotografico di 300 pagine e in una mostra alla Galerie Obsession di Parigi, è stato ovviamente influenzato dalla personalità del suo protagonista: Mathis Chevalier, un atleta e attore di 25 anni, perfettamente a suo agio nel proprio corpo e con una forte curiosità esplorativa. Avevo appena terminato la regia di Mon CRS, un cortometraggio sensuale (ma pensato per un pubblico ampio) in cui Mathis interpretava un poliziotto che si innamora di una donna trans. Credo che, conoscendo bene il mio lavoro, Mathis sentisse che non avevamo ancora davvero sfidato i tabù né spinto i confini del pudore. È stato lui a voler andare oltre, dando così inizio a un’avventura umana condivisa…

Marc Martin – La maison de fous

Come descriveresti la collaborazione con Mathis Chevalier? In che modo il suo background da atleta ha influenzato il lavoro fotografico?
Mathis e io proveniamo da contesti e generazioni completamente diverse. Ci ha uniti un’attrazione comune per lo spettacolo e il senso del grandioso. Come atleta ed ex campione di MMA, Mathis aveva un’attitudine naturale a mettersi in mostra. Ma ciò che mi ha colpito di più sono stati i suoi momenti di dubbio. Anche dal punto di vista fotografico.

Inoltre, non credo che essere attratti dagli attributi maschili sia un problema. I problemi iniziano quando si comincia a credere che essere uomo significhi essere superiore.

Marc Martin – La féria

La mostra sfida i tabù legati alla nudità e alla mascolinità. Quali reazioni speri di suscitare nel pubblico?
Mi piacerebbe cambiare la percezione degli uomini come meri oggetti di desiderio. La nudità di Mathis Chevalier nelle mie fotografie è uno strumento per andare oltre, per superare i cliché e gli stereotipi binari.

Marc Martin – Franc Jeu

L’aspetto teatrale e cinematografico è molto presente nelle tue immagini. Come bilanci poesia e provocazione nel tuo lavoro?
Non traccio una linea tra chi diffonde masturbazione e la masturbazione intellettuale. Trovo che poesia e pornografia si combinino perfettamente.

Marc Martin – Mathis au miroir

Qual è il ruolo del patrimonio artistico e delle citazioni visive nella tua fotografia, e in che modo contribuiscono alla decostruzione degli stereotipi di genere?
Nella nostra reinterpretazione della Venere Rokeby di Velázquez, Mathis Chevalier incarna l’odalisca languida, offrendo allo sguardo dello spettatore i suoi glutei. A differenza di quelli lisci della Venere originale, i suoi sono ricoperti di peli, un dettaglio sottile che richiama il diktat imposto alle donne sulla depilazione. Anche il simbolo del campione di MMA, disciplina spesso criticata per il suo machismo e l’omofobia, viene messo in discussione. In questo scatto, Mathis si espone—letteralmente e metaforicamente.

In un’altra foto, scattata in una palestra dall’estetica rétro alla Rocky Balboa, solleva Jona James, un giovane pugile trans, portandolo sul ring come un vincitore. Le cicatrici della mastectomia visibili sul petto nudo di Jona decostruiscono l’immagine della virilità classica negli sport da combattimento.

Marc Martin – Victoria

Qual è, secondo te, il significato della libertà corporea e dell’espressione attraverso la nudità nel contesto culturale e sociale odierno?
I social network, basati su valori puritani dominanti negli Stati Uniti, hanno degradato la nudità. Stiamo vivendo un’epoca di grandi regressioni, sia dal punto di vista umano che sessuale.

Il mondo della cultura, in generale, è più vincolato che mai: inserire scene di sesso non simulato in un progetto significa automaticamente relegarlo alla categoria dell’oscenità.

Eppure, ai miei occhi, la vera oscenità si trova altrove: nella mentalità ristretta e nella mancanza di tolleranza.

Marc Martin – Cabossés A
Marc Martin – Cabossés B

Durante gli shooting ci sono stati momenti inaspettati o situazioni divertenti che hanno influenzato il risultato finale delle foto?
Volevo rendere omaggio a Madonna con questo progetto, perché la venero come simbolo di liberazione femminile. Nel suo libro SEX (pubblicato nel 1992), faceva l’autostop nuda per le strade di Miami. Mathis ha ripreso quella posa iconica, nudo e sui tacchi a spillo, ma nei sobborghi in cui è cresciuto e dove è diventato campione.

E poi, con nostra sorpresa, i camionisti di passaggio hanno iniziato a suonare il clacson in modo che ci è sembrato davvero amichevole e divertito. Questa sessione ci ha lasciato ricordi bellissimi. E una sola fotografia, perché non ci siamo trattenuti a lungo. Non volevamo nemmeno finire in commissariato!

Marc Martin – On m’a traité-e de Pute

Qual è stata la reazione più sorprendente o inaspettata che hai ricevuto da qualcuno che ha visto il progetto?
Mi ha colpito profondamente la reazione delle donne. Molte di loro ci hanno ringraziato per aver proposto una nuova visione della nudità maschile.

Ricordo anche Enrico, un visitatore italiano presente all’inaugurazione a Parigi. Ha predetto che la mostra sarebbe arrivata in Italia e che avrebbe avuto un grande successo. Chissà, magari qualcuno che legge TOH! possiede una galleria in Italia e questa intervista gli farà venire voglia di ospitarci. Sarebbe la mia prima mostra in Italia. D’altronde, c’è qualcosa di molto romano nei tratti di Mathis Chevalier, specialmente quando reinterpreta il Fauno Barberini

Marc Martin Faune-s

E riguardo Deuxième Round, puoi dirci cosa troveremo al suo interno?
In Tomber des nu(e)s, abbiamo preso molta ispirazione dalle pitture e sculture antiche. In Deuxième Round, siamo andati oltre, nel senso di “più liberi”, distaccandoci da queste referenze. Deuxième Round è un’opera complementare al primo libro, con un tocco più contemporaneo. Si concentra meno sulla sua bellezza classica e più sul suo lato poliedrico. Esploriamo nuovi territori, inclusa la rappresentazione del nudo.

Marc Martin – Les jeux interdits

Il tuo stile sembra sovvertire il concetto tradizionale di bellezza. Qual è il tuo rapporto con le imperfezioni e come influenzano il tuo processo creativo?
L’imperfezione ha a che fare con l’essere disobbedienti. Oggi tutto deve brillare di una lucentezza perfetta.

Mi piace mettere in luce cose che sono svalutate e sottovalutate. Per esempio, viviamo in un’epoca tirannica di pulizia e igiene. Nessun odore è consentito! Laviamo e lucidiamo tutto finché non sembra impeccabile.

Ma cosa stiamo cercando di nascondere dietro tutta questa brillantezza? Il mio profilo Instagram si chiama things_that_stink, e non è un caso. Amo tutto ciò che emana vita. Nella nostra società piena di oscenità nauseante, chiediamoci veramente cosa è disgustoso!

Marc Martin – L’homme aux bains

Molti dei tuoi progetti sembrano essere legati alla memoria e al desiderio. Qual è il ricordo più vivido che hai catturato attraverso l’obiettivo?
Le generazioni precedenti hanno lottato per la nostra libertà. O per una maggiore libertà. Valutiamo il loro lascito, e dobbiamo continuare quella lotta. Il mio progetto sulla storia dei bagni pubblici come luoghi di “cruising” gay, prima che bar e app diventassero un’opzione (Public Toilets, Private Affairs), mi ha fatto (e ha fatto agli altri) riflettere su come i nostri predecessori stessero resistendo alla norma.

L’omosessualità era considerata un reato, ma il desiderio di questi uomini di incontrarsi con altri uomini li portava a sfidare le regole in questi spazi pubblici. Preparando questo progetto, ho avuto accesso a gabinetti ancora esistenti ma ormai chiusi da tempo nella metropolitana di Parigi.

Ho portato il mio amico Jean-Pierre, che allora aveva 75 anni, a visitarli con me. Lui era stato un frequentatore abituale e questo era il posto dove aveva imparato a scoprire la sua sessualità. 

Vedere i suoi occhi soddisfatti nel trovare questo luogo intatto mi ha toccato profondamente: “Ricordo tutto, anche l’odore”, mi ha detto. Un odore di urina che ovviamente era sparito mezzo secolo dopo. Questo ha rafforzato la mia convinzione che il sesso abbia a che fare con la liberazione, che è un tema centrale nel mio lavoro.

Marc Martin – L(‘)arme(s) d’Achille

Se potessi immortalare un momento o una persona del passato, chi o cosa sceglieresti e perché?Scelgo l’amore! Tutto il mio lavoro riguarda l’amore. Le persone innamorate, che siano coperte di fango o di merda, sono sempre più forti e più belle degli odiatori. Trovo molto difficile comprendere l’odio.

Parigi sembra essere una parte integrante della tua identità artistica. In che modo la città influisce sul tuo lavoro? Ci sono luoghi che ti ispirano particolarmente?
Lavoro sia a Parigi che a Berlino. Le città eleganti o pittoresche non mi impressionano affatto. Mi piacciono la patina, le piastrelle giallastre e le pietre antiche. Amo i luoghi che non cedono facilmente alla modernità.

Marc Martin – Ni queue ni tête

Come percepisci l’equilibrio tra fotografia analogica e digitale nel tuo lavoro? Ti affidi ancora alla pellicola o preferisci la flessibilità del digitale?
Entrambe le tecniche si combinano bene, e le ho già utilizzate entrambe in Beau Menteur. Attualmente sto esplorando una serie intera utilizzando pellicole Polaroid obsolete. Il risultato è completamente casuale, è proprio per questo mi piace tanto degli snapshots: non riuscire a controllare tutto.

Marc Martin – Troisième mi-temps 3
Marc Martin – Troisième mi-temps B

C’è un progetto futuro o un tema inesplorato che ti piacerebbe affrontare, qualcosa di completamente diverso da ciò che hai fatto finora?

In un momento in cui molte persone si chiudono in se stesse, quando i governi cercano di minare i diritti fondamentali, quando le minoranze sono sempre più minacciate, la mia nuova mostra Mauvaises Vies esplora l’idea di un “luogo sicuro” e della felicità negli spazi pubblici e privati. Ho progettato una scenografia a LaVallée a Bruxelles, una ex fabbrica trasformata in uno spazio di creazione artistica, composta da una serie di alcove in cui persone con background, storie e esperienze diverse si godono la vita insieme. Trans e cis, bianchi e razzializzati, giovani e anziani, si ritrovano in un miscuglio di vite visibilmente felici.

Marc Martin – Sans titre 3

Nel mondo della moda si dice che la felicità non sia fotogenica; si racconta che insegnano alle modelle a sembrare altezzose e disinteressate, a fare il broncio per sembrare sexy. In questa mostra, mostro esattamente l’opposto: mostro la felicità come una potente arma contro i guastafeste di questo mondo. Liberi dal body shaming e dalle regole estetiche, liberati dal giovanilismo e dall’ageismo, mostro feticisti, sex workers, persone con disabilità, ecc., che fioriscono nel loro auto-realizzarsi. Perché tutte le vite sono uguali e contano. Non vedo l’ora di vedervi tutti a LaVallée il 9 maggio per l’inaugurazione. La mostra coincide con la settimana del Pride belga.

Marc Martin – sans titre 4

www.marcmartin.paris
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