Gaspard Girard d’Albissin è uno di quegli artisti che ti colpiscono con un fascino sottile e carico di mistero. Il suo universo visivo è pervaso da una sensualità sospesa, dove ogni dettaglio – dalla luce ai materiali – sembra sussurrare qualcosa di intimo e segreto.
L’arte di Gaspard si nutre di molteplici elementi: moda, lusso, design, ma anche di un feticismo ben riconoscibile, come quello per i capelli. Una vera e propria ossessione nel rappresentarli lucenti, illuminati da una luce magnetica. Anche i gioielli ricorrono spesso nei suoi lavori, preziosi come i tessuti dei divani che sembrano appartenere a raffinate dimore parigine, evocando un’atmosfera di opulenza, ma anche un seducente senso di oscurità.

Da dove provengono le tue immagini? C’è una ricerca digitale dietro o sono frutto della tua immaginazione?
Uso sempre la fotografia come punto di partenza per i miei dipinti. La maggior parte delle immagini proviene da internet. Non è una scelta deliberata: non pongo limiti alle fonti. Alcune foto sono di amici, altre persino mie. Ma online c’è una tale abbondanza di soggetti potenziali che finisco per attingere soprattutto da lì.

La luce artificiale ha un ruolo centrale nelle tue opere, al punto da sembrare quasi un personaggio. Come descriveresti il tuo rapporto con la luce?
Mi piace come hai definito il ruolo della luce artificiale: è davvero un personaggio, forse addirittura il protagonista. Scelgo i soggetti proprio per il modo in cui interagiscono con una luce intensa e innaturale.


Nelle tue opere il tempo sembra essersi fermato, anche se si percepisce un’attesa… C’è qualcosa che stai aspettando nella tua vita?
All’inizio volevo fare il regista, ma non ho alcun senso del ritmo. Forse è così che esprimo il tempo: creando immagini estremamente statiche, illuminate in modo quasi teatrale, ma cariche della sensazione che qualcosa stia per accadere.
Sì, sto sempre aspettando qualcosa.

Quanto di te stesso – della tua intimità, delle tue fragilità, ma anche della tua forza ed energia – c’è nei tuoi lavori?
Metto quasi tutta l’energia che ho nella pittura e in ciò che la circonda. Non ho molto da nascondere. Si può dire che sono completamente presente nei miei dipinti.

Che rapporto hai con elementi come gioielli, fiori e capelli?
Come dicevo, scelgo i soggetti soprattutto per il modo in cui reagiscono alla luce artificiale. Capelli, gioielli e fiori hanno una risposta visiva molto intensa sotto certi tipi di luce. E poi, se collocati in certe situazioni, possono facilmente assumere un’aura enigmatica.
Il mistero, per me, è sempre un valore nell’arte.

Anche se in modo non esplicito, trovo che i tuoi lavori emanino una forte carica erotica. È così?
Sì, l’erotismo – come il mistero – è un ottimo modo per catturare l’attenzione delle persone.

Se ti dico “sesso”, cosa ti viene in mente in relazione all’arte?
La prima immagine che mi è venuta in mente è «La Venere allo specchio» di Velázquez, ma solo perché guardo troppi quadri di Velázquez. Poi, stranamente, ho pensato a un’opera in cui non c’è nessuno: «A Bigger Splash» di Hockney.

Hai appena concluso una mostra presso la galleria Prima di Parigi. Raccontaci com’è andata.
È stata un’esperienza bellissima. I galleristi sono stati straordinari: mi hanno persino lasciato scegliere il titolo della mostra. È stata la prima volta che mi è successa una cosa del genere!

Hai nuovi progetti in cantiere?
Mi hanno contattato un paio di gallerie. Vedremo cosa succede.