Con il nuovo EP Estranea (Asian Fake), Luzai conferma la sua natura ibrida e in continua trasformazione.
Artista, performer, autrice e producer, Luzai porta avanti un linguaggio personale che unisce musica, danza e immagine, in un’unica visione sensoriale. Cresciuta tra due culture, ha trovato nella musica uno spazio autentico in cui raccontarsi. In attesa del suo tour, in partenza dal MiAmi, abbiamo parlato con lei di caos mentale, corpi che parlano, guarigione e ispirazioni radicali, in un viaggio che è prima di tutto una dichiarazione di esistenza.

Ciao, ci racconti cosa ti ha avvicinato alla musica, cosa ha fatto scattare il clic?
È successo durante il lockdown. Credo sia stata più una necessità che una scelta. Avevo appena finito gli studi e non mi sentivo me stessa. Crescendo tra due culture, quella camerunese e quella italiana, spesso mi sembrava di non avere uno spazio mio, dove potermi esprimere liberamente. La musica è diventata quel luogo.
Il clic è scattato quando ho capito che con il suono riuscivo a raccontare cose che con le parole non trovavano voce. È stato terapeutico prima ancora che artistico. Ho iniziato guardando tutorial su YouTube per capire come si fa musica, e poi ho cominciato. Ho avuto anche la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me e mi hanno aiutata a crescere.
Hai intrapreso un percorso che è un viaggio alla scoperta di te stessa, e mi sembra in costante evoluzione.
Assolutamente. Ogni progetto, ogni brano è una tappa. Non penso mai di essere “arrivata”, piuttosto continuo a scavare. La mia identità è fluida, come il mio suono. E anche le domande che mi faccio cambiano. Il viaggio artistico e quello personale coincidono, e l’evoluzione è naturale, quasi inevitabile.
Parliamo di “Testa”, un brano cerebrale, ipnotico. Dici che non prendi pillole, ma ascoltarlo è come averne presa una. Poi parte quel beat drum’n’bass che ti tira dentro, quasi trip-hop. Come nasce?
“Testa” è nata in studio. Avevo bisogno di rappresentare quel caos mentale, ma senza moralismi. La frase sulle pillole è ovviamente una provocazione: nel brano poi dico chiaramente che le ho prese.
Testa è un pezzo sul disturbo, sull’implosione, ma anche sulla resistenza. Quel beat drum’n’bass rappresenta l’esplosione dopo la compressione, l’urlo dopo il silenzio.
L’ho prodotto insieme a Francesco Fantini, lavorando su stratificazioni sonore che ipnotizzano e destabilizzano.
“Humana” è stato il primo tassello di un EP, il tuo secondo. Come ti vedi cambiata artisticamente?
Mi sento più consapevole. Con “Humana” ho scelto di mostrare la mia vulnerabilità, ma con forza. Nel primo EP Uzaycercavo uno spazio.
Con Estranea, invece, ho deciso di occuparlo. Ho smesso di chiedermi se quello che facevo andava bene, ora mi chiedo solo se è vero. La scrittura è diventata più viscerale, la produzione più solida.

Luzai è un progetto che va di pari passo con le immagini, ma anche con la tua danza. Sei molto performativa. Come gestisci la parte artistica? C’è un lavoro notevole dietro, si vede…
Sì, per me il corpo è parte del racconto. La danza, la postura, la gestualità… tutto comunica. Lavoro con un team visivo e coreografico, ma tutto parte sempre da una visione mia.
Il colore viola, che è anche il mio preferito, le texture, i movimenti… sono estensioni del suono. Ogni performance è pensata come un rito sensoriale, tattile, emotivo.
Parlami dell’artwork di “Testa”, con la scala usata come stampella. È molto suggestiva. È dura, è oscura, come il pezzo.
La cover rappresenta frattura e guarigione insieme. Quella scala-stampella è una provocazione: ti sostiene, ma ti limita. È il peso della mente e allo stesso tempo il desiderio di camminare nonostante tutto.
Un’immagine dolorosa e fiera, come me in quel momento. Fa parte di un immaginario visivo che vuole essere diretto, simbolico, a volte disturbante. Per me scrivere è anche un percorso di autoguarigione.
Quali sono gli artisti che ti hanno aperto questo mondo?
Tantissimi, ma sicuramente SOPHIE, FKA twigs, Arca ma anche Charli XCX, Sevdaliza, Doechii… E ovviamente Björk, che per me è una maestra nel concepire l’arte come un’esperienza sensoriale completa.
L’ultimo album di cui ti sei innamorata?
Alligator Bites Never Heal di Doechii. Lo amo.
LUZAI DAL VIVO:
23.05 – MI AMI – MILANO
31.05 – POPLAR UTOPIA – ROVERETO (TN)
14.06 – PARADISO FESTIVAL BY MONINGA – MODENA
20.06 – TRANSATLANTICA FESTIVAL – ANDORA (SV)
04.07 – VIDEOCITTÀ – ROMA
19.07 – DIORAMA FESTIVAL – PARCO COLLE DEL TELEGRAFO – PESCARA
24.07 – RIVEROCK FESTIVAL – ASSISI (PG)
25.07 – NEXT PLEASE! FESTIVAL – SCHIO (VI)
31.07 – RESET FESTIVAL – BELLUNO
12.09 – LIVE ROCK FESTIVAL – ACQUAVIVA (SI)