Al PAC Milano fino al 14 settembre 2025 – a cura di Diego Sileo.
In un’estate che sembra tutta da fuggire, I Only Want You To Love Me è invece la mostra da restare. Un pugno nello stomaco – ma con eleganza.
Al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, fino al 14 settembre, prende forma una delle esposizioni più potenti e necessarie viste ultimamente in città. A firmarla è il duo artistico Lovett/Codagnone, ovvero John Lovett e Alessandro Codagnone, coppia nella vita e nell’arte, la cui ricerca (attiva dal 1995 fino alla scomparsa di Codagnone nel 2019) si muove su quei territori incandescenti dove amore, potere, identità e desiderio si incrociano e si sfidano.


Il vocabolario visivo e teorico dei due artisti attinge a piene mani all’immaginario leather e sadomasochista, ma non per pura provocazione:
il loro è un lessico radicale, politico, usato per smontare il patriarcato, destabilizzare la norma e far esplodere la molteplicità dei corpi e dei desideri.

Una pratica che trova affinità con l’Antiteatro di Rainer Werner Fassbinder, il Teatro della Crudeltà di Artaud, e che si iscrive in una genealogia di pensiero queer critica e militante.


È in mostre come questa che Milano mostra il suo lato migliore – quello che osa, che si confronta, che accoglie le identità complesse senza cercare di normalizzarle.
E allora viene da chiedersi: perché non ce ne sono di più? Perché le grandi città, specie in Italia, faticano ancora ad aprirsi a narrazioni che non siano rassicuranti?
I Only Want You To Love Me ci ricorda che la cultura serve anche a rompere le scatole, a scardinare la morale borghese, a raccontare vite che esistono davvero ma che ancora fanno paura.





E se passerete l’estate in città – invece di cercare refrigerio altrove – fatevi un favore: entrate al PAC. Non è solo aria condizionata, è aria nuova.
È il tipo di arte che non si limita a piacere, ma che ti guarda dentro e ti costringe a fare lo stesso.




Ben venga una Milano con più mostre come questa. Ben venga una cultura che non ha paura di sporcarsi le mani con la realtà.
A cura di Alessandro Marzo
Fotografie di Alex Vaccani