Alessandro Malossi, provocare attraverso il surrealismo

Alessandro Malossi è un artista che non conosce un mezzo o una strada, continua a scoprirne sempre più d’interessanti e funzionali per la sua creatività.

Spaziando dalla pittura, al tatuaggio e alla Digital Art, Alessandro Malossi esprime la sua arte in varie forme, contesti e basi. Sempre alla ricerca di nuove forme di comunicazione e nuovi modi per poter esprimere al meglio se stesso e i suoi interessi. Alessandro comunica, provoca e sicuramente si diverte perché fa divertire l’osservatore, ma fa anche riflettere toccando temi forti e contrastanti.

Alessandro Malossi ha creato un suo tipo di comunicazione visiva che sicuramente prende radici da forme d’arte esistenti, ma che ha reso proprie e uniche attraverso la sua sensibilità e la sua ricerca intellettuale e visiva. Un connubio o un contrasto di elementi commerciali a concettuali e più ricercati che mescolandosi creano immagini d’impatto che sicuramente rimarranno nella mente di chi le osserva, è ciò che Alessandro crea.

Quando e come hai scoperto che l’arte scorreva dentro di te? 

Fin da quando ero bambino, penso sia qualcosa che ho dentro dalla nascita.

Ricordo che mia madre mi sgridava perché a due anni disegnavo sui muri di casa coi pennarelli.

Con quale tecnica o mezzo hai inaugurato il tuo percorso artistico?

Ho iniziato con la matita, approfondendo la tecnica al liceo. Studiavamo realismo, eravamo praticamente costretti a utilizzare solo quella. Col tempo poi ho scoperto la pittura e l’arte digitale.

Sei un artista poliedrico che spazia e si collega a diversi mondi, c’è però un messaggio o un leitmotiv che collega il tutto? Se si quale?

Si e no. Sono molto intuitivo, le idee che ho sono fulmini dal cielo. Intorno a queste idee spesso costruisco un tema più approfondito.

Sicuramente mi piace trattare temi attuali, provocando lo spettatore attraverso il surrealismo.

Ricordi le prime reazioni del pubblico vedendo i tuoi lavori? Quali sono state?

Ho iniziato a condividere i disegni che facevo su FB e proprio grazie a questo ho iniziato a farmi conoscere. Creavo soggetti surrealistici che sembravano veri, forse è stato proprio lo stupore innescato a rendere quei lavori virali.

Com’è avvenuta l’dea di utilizzare come tela la pelle delle persone, realizzando dei tatuaggi? 

Non da me, io anzi avevo paura! Sono stato spronato dai miei amici che, sapendo che disegnavo bene, volevano che iniziassi a tatuare. Così ho preso coraggio e alla fine è diventata una passione pure quella.

Spesso chi va a fare un tatuaggio ha le idee ben chiare di cosa farsi ritrarre sul proprio corpo. Poche volte però capita che a tatuare sia un artista come te con un trascorso che abbraccia diverse forme d’arte. Com’è stato confrontarsi con il cliente e decidere come e cosa realizzare in base al tuo stile ma rispettando le sue esigenze?

Ho sempre avuto fortuna, il cliente si è sempre fidato di me, forse perché aveva stima, o almeno spero.

Ho sempre provato a leggere nel pensiero le idee di chi tatuavo munendosi di tanta pazienza fino a ottenere un risultato convincente.

O forse io sono molto convincente (scherzo).

Ci parli un po’ delle tue collaborazioni con il mondo della moda?

Sono venute da se, ho iniziato con Levi’s perché un giorno dipinsi una giacca a tempo perso a casa e la postai, taggando il brand (Levi’s). Loro mi contattarono chiedendomi di realizzarne una ventina per un evento a Milano con Carla Sozzani. Da lì, si è sparsa la voce e ne sono arrivati tanti altri.

Cosa ti trasmette contaminarti con realtà commerciali più che concettuali?

In realtà il mio scopo è proprio quello di rendere concettuali le realtà commerciali, o almeno provare a farlo. Proprio in questo sta la mia provocazione: uso soggetti conosciuti da tutti ma stravolgo completamente la loro forma o la loro utilità.

“NOAH” è la tua prima serie di opere digitali, dove hai dato un nuovo aspetto  alla storia dell’arca di Noè. Un aspetto sicuramente provocatorio dove gli animali super griffati da loghi molto noti della moda, sembrano dover imbarcarsi al front row di una sfilata. Ci parli di questo progetto della tua interpretazione a un classico della storia cattolica?

Il lampo mi arrivò circa due anni fa quando tornai a casa e accendendo la TV trovai un documentario su Noè e i suoi animali.

Cosi mi misi a progettare la mia di arca, decisi di unire tutti i miei interessi in un unico lavoro, per realizzare una serie di opere che mi rappresentassero a pieno.

Utilizzando però sneakers che formano animali, come se al giorno d’oggi ai bambini venisse raccontata una favola volta a salvaguardare il materialismo anziché le creature.

I tuoi lavori non smettono di cambiare collocazioni, hai anche realizzato l’artwork per il primo singolo di Aron Piper. Avresti mai pensato di vedere un tuo lavoro su un disco?

In realtà no, ma ho scoperto che mi piace molto, sia perché posso conoscere persone interessanti (ascolto molta musica), sia perché è come se tatuassi in qualche modo questa persona, lasciandogli qualcosa di significativo per sempre, anche se non su pelle.

Il periodo di emergenza COVID è sicuramente stato un periodo inaspettato, diverso e personale per ognuno di noi. Tu durante questo periodo hai creato un nuovo progetto, diverso, d’impatto, dove un susseguirsi d’immagini esprimono significati, provocazioni e riflessioni. Ci parli di questo tuo nuovo percorso stilistico? 

Senza il Covid, tra l’altro arrivato pochi giorni dopo aver appena firmato un contratto con la mia attuale galleria IMAGO Art Gallery, non mi sarei mai fermato a dedicare tanto tempo a quello che in realtà ho sempre avuto in mente. Così, appena iniziata la quarantena, ho preso un iPad e le mie capacità di realizzazione, avendo una base pittorica, sono cresciute esponenzialmente rispetto all’usare il mouse del PC. 

Quanti Crispy MC Xanax avremo bisogno nella vita?

Come dice un vecchio detto, un Crispy MC Xanax al giorno toglie il medico di torno.

Potrebbe essere una nuova collab come Gucci e Balenciaga o Fendace?

Sarebbe meraviglioso ma non credo sia possibile, anche se fosse per me direi sì, sarebbe una genialità a livello di marketing.

Che immagine attribuiresti a TOH! ?

Fresca e attuale, un po’ come i miei lavori, forse è per questo che ci siamo trovati!