Bartolomé Limón attraverso un ago penetra la pelle nera con un filo bianco facendo prendere forma ai corpi e alle scene di sesso a cui partecipano le comparse del film Cruising di Friedkin.
Bartolomé Limón reputa il ricamare con dare vita a qualcosa di interrotto che stava per andare perso. In questo modo nella sua opera Elegy for Cruising ha ridato vita ad delle anime perdute, creando un legame con la cultura queer di ieri e di oggi.
Non capita di incontrare tutti i giorni qualcuno che guardando e riguardando un film si sia soffermato sulle comparse; quelle persone anonime che hanno però hanno permesso di rendere una scena indimenticabile. Bartolomé Limón lo ha fatto creando un memoriale per loro, che sono improvvisamente scomparsi.
Elegy of Cruising di Bartolomé Limón è un arazzo, un immagine con cui ha vissuto per crearla per più di un anno. Prima di quest’opera Bartolomé Limónun ha lavorato sempre col ricamo, sui codici semiotici della bandana. Iniziò a ricamare e disegnare scene di sesso in relazione al colore del fazzoletto.
Bartolomé si lascia così trasportare dai codici e ripensa alle convenzioni di una società eteropatriarcale che soffoca altri modi di intendere la realtà.
Il “codice fazzoletto” era un mezzo di comunicazione non verbale con cui trasmettere i ruoli sessuali e i feticci. Una pratica che si è diffusa nei primi anni ’70, soprattutto nella cultura Leather o BDSM, da cui far pendere un fazzoletto di un certo colore dalla tasca posteriore aveva un significato. Il colore e la posizione destra o sinistra era un codice. Tutto questo avveniva prima dell’avvento dei social networks o dell app d’incontri. Fortunatamente ci sono artisti come Bartolomé Limón che documentano e rende manifesto il nostro patrimonio queer.
Consideri il ricamo un atto correttivo?
Ovviamente sì. Come ha affermato Bourgeois, il ricamo è un atto di riparazione, una sorta di redenzione.
È un modo per riparare oggetti rotti, che sono stati separati in molti modi diversi: fisicamente, culturalmente, psicologicamente…
Questo processo di riparazione deriva dal materiale dell’elemento principale che usiamo, un ago che sconfina e fissa, letteralmente, materiali, parti e forme diverse.
Cosa ne pensi del lavoro di Louise Bourgeois o Teresa Lanceta?
Li consideravo dei riferimenti essenziali per me. Mentre ero al college, sono rimasto scioccato da una mostra di Bourgeois intitolata “Sono stata all’inferno e sono tornata, e lascia che te lo dica, è stato meraviglioso”. A proposito, l’opera in quella mostra con lo stesso nome è stata quella che mi ha colpito di più. Un fazzoletto, ovviamente. Questo lavoro specifico di Bourgeois è il vero motivo per cui ho iniziato a ricamare come la mia principale pratica artistica.
A parte questo, mia nonna e mia madre erano solite ricamare un tipico artigianato d’arte spagnolo realizzato con la seta utilizzando fiori e oggetti naturali come disegni principali (“mantón de Manila”). Per quanto riguarda Lanceta, l’ho incontrata e ho avuto il piacere e l’onore di essere istruito da lei durante diversi workshop e seminari.
Come ti senti quando fori la pelle con l’ago? È un atto che nasconde la violenza e rischia di ferirti cosa ne pensi?
Mia nonna diceva sempre che non c’è un buon lavoro di ricamo senza bucarsi o ferirsi. Ed anche senza un po’ di sangue, ovviamente.
Come ho accennato prima, considero questa relazione tra il dolore e l’atto riparativo la chiave artistica essenziale del processo di ricamo.
Quell’idea mi ha portato a collegare il mio lavoro di ricamatore con le pratiche BDSM che sono la base iconica delle immagini che produco.
Quante volte ti sei punto mentre tracciavi scene di sesso di Cruising?
Molte volte, anzi, probabilmente più di 100 volte… Elegy for cruising (i pezzi che mostrano le comparse maschili e le scene di sesso del film di Friedkin) ci ho messo più di un anno per finirlo. Ciò rappresenta una grande quantità di possibilità di essere ferito da me stesso e riflettere su quei ricordi perduti, luoghi, piaceri e corpi anonimi.
Come ti è venuta l’idea di ricalcare cucendo le comparse del film su un pezzo di similpelle nera?
L’interesse principale che Cruising mi ha offerto è stato il fatto che, come parte di un prodotto della cultura mainstream, mostra, allo stesso tempo, il codice del fazzoletto con cui lavoravo in quel periodo. Poi, ho iniziato a leggere molto su questo film e ho scoperto in un’intervista a Friedkin, dove gli chiedevano delle comparse che aveva usato durante le riprese di Cruising, che erano persone che appartenevano alla scena Leather di New York. Friedkin riteneva che il 90% di quelle comparse sarebbe morto negli anni successivi a causa dell’AIDS.
Quindi, ho deciso di onorare tutti quei corpi e quelle vite perdute che hanno effettivamente dato vita a quell’atmosfera convincente che possiamo provare guardando Cruising. Un’altra importante informazione che ha ispirato questo lavoro appare nel libro di Jack Fritscher Mapplethorpe: Assault with a Deadly Camera. Parlando di Cruising, Fritscher ci racconta che molti di quelle comparse erano suoi amici intimi che improvvisamente sono scomparsi. Queste due idee sono state per me la base principale per creare Elegy for Cruising.
Cosa rappresentano per te quelle comparse?
Rappresentano per me una parte strappata della storia LGTBIQA+ ma rappresentano anche una sorta di futuro cancellato, corpi scomparsi, spazi chiusi e piaceri troncati. Allo stesso tempo, offrono l’occasione per riconciliarci con quanto accaduto in passato. Quindi, possiamo abbracciarlo e leggerlo dall’attuale prospettiva Queer per ottenere un futuro più liberatorio per la nostra comunità.
Mi parli delle tue bandane? Anche in questo caso si tratta di codici, secondo te esistono ancora codici come quelli o era una pratica tipica degli anni ’70, perché ora si può scrivere tutto direttamente nel proprio profilo di Grinrd, Scruff o di tutte le altre app?
Il mio lavoro con bandane e fazzoletti parte da quel punto, cerco di collegare quei codici degli anni ’70 con quelli attuali come linguaggio evoluto in un contesto diverso. Bandane e colori si sono espansi unendo emoji comuni sotto un significato sessuale.
Indipendentemente dal codice che usiamo o che preferiamo, la sopravvivenza di questi linguaggi significa che ci sono molti tabù da sfumare.
Quando hai imparato a ricamare?
Mia nonna e mia madre me lo hanno insegnato quando ero bambino. Tuttavia, è stato durante il mio periodo universitario che ho iniziato a ricamare a causa di una ricerca sull’arte tessile che stavo facendo per uno dei soggetti. Questa ricerca mi ha collegato ancora una volta con quella vecchia conoscenza familiare trasmessa dai miei parenti. E da allora ricamo.
Cos’è l’arte per te?
Probabilmente è la risposta più tipica, ma per me l’Arte è tutto. È il modo migliore che conosco per esprimermi e il più completo. Non posso farlo in nessun altro modo. Sono totalmente dipendente dall’arte.
Quali tabù secondo te dovrebbero essere superati che ancora esistono nella nostra società?
Qualsiasi tabù è una merda totale. Principalmente, perché i tabù sono un vero e proprio morsetto per i nostri desideri. E proprio i desideri sono un punto cardine del mio lavoro artistico.
Che idea avevi di com’era il cruising all’epoca e di com’è adesso?
Pochi giorni fa, stavo leggendo di com’era il cruising durante il periodo pre-AIDS. È vero che questa infezione ha cambiato alcune delle sue regole riguardo al modo in cui le persone interagivano, ma non nel modo in cui si comportavano. In effetti, l’AIDS ha aggiunto quell’idea davvero Queer che unisce il piacere con una pulsione di morte.
Per questo motivo, “Cruising” offre una chiara visione Queer nel modo in cui porta il piacere ai suoi limiti estremi. E questa concezione è in realtà l’essenza della pratica cruising mantenuta ancora oggi, rappresentando, appunto, il suo principale interesse per me.
A cosa stai lavorando ora?
Attualmente sto lavorando a un nuovo progetto che parte da “Elegy for Cruising” collegando il martirologio cattolico con le pratiche BDSM attraverso il binomio piacere/morte.