Yeule lancia il pop nel metaverso

Musicista, artista, live-streamer e gamer no binary di 23 anni, Yeule viaggia in tutto il mondo senza mai uscire dalla sua camera/studio, luogo in cui ha registrato “Glitch Princess”, il suo secondo album che porta il pop in un universo parallelo.

“Per un periodo della mia vita ho pensato di essere un Evangelion dove dei mini-me stavano seduti dentro alla mia testa come in una cabina comandi a gestire ogni impulso del mio corpo”. Benvenuti nell’universo di Yeule pseudonimo di Nat Ćmiel, artista natə a Singapore ma d’adozione londinese.

Yeule per anni ha vissuto su internet tra alter-ego, gaming e viaggi virtuali, tanto che ad un certo punto si è dissociatə dalla realtà. “Glitch Princess” è il titolo del suo secondo album, in uscita il prossimo 4 febbraio per Bayonet Records, con cui ha creato un’entità musicale enigmatica e oscura, guidata da una voce onirica e un’estetica distopica, la cui produzione prende spunto da videogames, installazioni artistiche, fanzine e stream su Twitch, ancor prima che la pandemia rendesse la piattaforma popolare.

A quasi due anni dal suo debutto “Serotonin II” ho raggiunto Yeule su Zoom; mi appare con quel trucco cyber punk unico che lə contraddistingue e che si fa sempre da solə (puntualizza ndr). Durante la nostra conversazione Yeule non mi guarda mai diritto in faccia, ha il monitor girato di tre quarti lo fissa e sorride spesso, dietro di loro un letto con una coperta a scacchi bianchi e neri che mi riporta subito al film cult “Doom Generation” di Gregg Araki e la nostra conversazione parte da qui:

“Adoro Gregg Araki, capisco perché ti è venuto in mente è per il copriletto! Quella stanza è divenuta iconica, come il film. Ma tu invece dove sei?”

Sono a Milano a casa.

“OOOH! Che bella Milano, le moda, le sfilate, le sue vie inconfondibili, la trovo meravigliosa!”

Ci sei statə spesso?

“Sì! Con il mio visore e Google Maps, ho camminato per tutte le strade della città senza esserci mai statə. Spero un giorno di vederla dal vero, sono ossessionatə dall’architettura europea. Ho viaggiato ovunque virtualmente, ma nella vita reale non esco spesso di casa se non per andare alla St. Martins dove studio”.

Bellissimo che sei entratə alla Central Saint Martins, che indirizzo hai scelto?

Volevo seguire il corso di fashion design ma non sono statə presə, fortunatamente avevo allegato anche un portfolio artistico così mi hanno chiesto se fossi interessatə a seguire il corso d’arte e come avrei potuto non accettare!

Yeule Glitch Princess Press Shot 2
La prima traccia che anticipa il nuovo album in uscita a breve s’intitola “The Things They Did For Me Out Of Love”, un pezzo meditativo e ipnotico, sembra il flusso inconscio di un sogno, e dura 4 ore e 44 minuti. Me ne parli?

E’ la traccia che chiude l’album, quando stavo decidendo il concept del disco mi chiedevo come potessi trasformare in musica i pensieri oscuri che ho nel profondo della mia testa. Come hai detto tu volevo trasportare in musica i miei sogni e il mio subconscio, parlavo molto di questo a Danny (L Harle suo produttore e colonna portante della Pc Music), che ha capito subito il concept dell’album, così abbiamo deciso di’ntegrare musica ambient con glitch e distorsioni, che potrei chiamare avant garde pop. Ho utilizzato tutte le mie texture musicali preferite, così abbiamo pensato che questo flusso meditativo fosse perfetto per anticipare “Glitch Princess”.

Perchè dura 4:44 immagino ci sia un motivo…

Mi piacciono moltissimo i così detti numeri degli angeli (I numeri degli angeli sono sequenze ricorrenti di numeri che hanno un significato spirituale come 111, 222, ecc. n.d.r.), e il 4 è un numero che torna spesso nella mia vita, inoltre in Asia, soprattutto nella cultura cinese, simboleggia la morte. E’ una canzone che parla di crisi di identità e volevo uccidere ogni mio alter ego con questo pezzo.

Abbiamo parlato della traccia che chiude l’album passiamo a quella che lo apre “My Name is Nat Ćmiel” una sorta di presentazione che suona umana nei sentimenti ma robotica nella voce…

E’ stata una delle poche volte che ho scritto una canzone in modo maniacale, come quando scrivi sul tuo diario. Chi sono, cosa faccio, come mi chiamo, sono tutte le domande che mi facevo mentre la scrivevo. Hai presente quando sei un bambino e ti chiedono di fare una presentazione di te stesso con nome, cognome, genitori… ecco è stato lo stesso processo, ma è stato molto istintivo. Sono una persona molto timida, per me è stata anche una sfida confessarmi in questa traccia, credo che farla risultare così robotica sia stato il modo per esorcizzare il processo, non ce l’avrei fatta altrimenti.

Hai parlato di diari, è tua abitudine scriverli?

Sono ossessionatə dai diari, scrivo e disegno ogni giorno, questo è il mio quinto albo (mi mostra un quaderno pieno di disegni, frasi e anche collage, che rivela la sua spiccata vena artistica, tanto che ne vorrei una pagina a caso n.d.r.). Quando li guardo, capisco che mi serve anche per andare a costruire una sorta di pattern, i diari sono tutti diversi e mutano forma come i miei pensieri, non scrivo mai ne delle stesse cose, ne nella stessa forma. Lo chiamo “The journal project” e ne sono molto devotə.

Il glitch è un errore di sistema, come mai hai intitolato l’album “Glitch Princess”?

Credo sia perché ho sempre bramato gli opposti, la perfezione sistematica, le cose che rivendicano una struttura, mi definirei un’artista meticolosə. Il glitch è una falla del sistema ma per come la intendo io non è solo a livello tecnologico ma anche emotivo. Ho un sistema quasi ossessivo nell’approcciarmi alle cose, nell’impararle o nell’esibirmi, ma allo stesso tempo amo le distorsioni, sono bellissime. Al liceo ero espertə in astrofisica una materia che mi affascina da sempre: spazio, forza di gravità, buchi neri, molecole, protoni, elettroni e plutoni e l’origine della vita, ne sono ossessionatə.

Yeule Glitch Princess
Una delle canzoni che preferisco del disco è “Electric” mi piace come la tua voce ti porta lontano con il falsetto che cresce e ti avvolge fino a non sembrare più umana. Me ne parli?

Sono sempre statə attrattə dalle manipolazioni vocali, e mi piace giocare con i suoni artefatti, usare la voce umana ma portarla al livello successivo facendola sembrare prefabbricata, digitalizzata. E’ una sfida cantarla dal vivo ma l’ho provata più volte e ci posso riuscire.

So che siete grandi fan della saga “Final Fantasy” e che ha ispirato la vostra arte. Mi sapreste dire , come mai è fonte d’ispirazione per così tanti artisti e in modo così diverso? Penso a Grimes, Owen Pallet, Arca o a Woodkid, solo per citarne alcuni…

La risposta è molto semplice, perché è un universo totalmente immersivo e intricato, se guardi profondamente in “Final Fantasy” ti accorgerai che il concetto è la morte, pensa a tutte le persone coinvolte per creare questo mondo quanti dettagli hanno introdotto, è stato come creare un universo nuovo. Credo che come artisti riconosciamo e sviluppiamo una sorta di devozione verso questa alternativa alla realtà, così intricata e iconica. Pensa quante persone hanno vissuto in questo mondo che nella realtà non esiste, tutte insieme, non è qualcosa di folle!?

Il tuo nome d’arte stesso deriva da Final Fantasy giusto?

Il nome “Yeule” deriva da una veggente in Final Fantasy XIII-2, Paddra Nsu-yeul, gli sviluppatori di questa saga creano mondi così incredibilmente dettagliati in cui puoi fingere di vivere e le immagini dei luoghi all’interno di questi mondi a volte si insinuano nei miei sogni. A volte dimentico che i personaggi all’interno non sono reali e ho ricordi di queste lunghe avventure con i miei “amici”, che sono i personaggi fittizi di un gioco.

Hai realizzato tu la cover di “Glitch Princess”?

E’ una collaborazione con la Neo Crew che ha realizzato tutti i render dell’album, le referenze che gli ho dato sono state le parti del mio corpo tra cui la spina dorsale, perché fanno parte di una visione che ho avuto, ma è fortemente ispirata da Neon Genesis Evangelion, ma non volevo fosse ne risultasse una copia. Siamo grandissimi fan della saga perché è fortemente influenzata dalla psicologia, dalla religione, dall’estetica cyber punk e dal sacrificio, ci sono questi bambini che entrano dentro dei robot giganti rischiando la vita per salvare l’umanità, è una cosa piuttosto dark e inquietante non trovi? Quando ero più giovane pensavo davvero che questo corpo fosse un Evanagelion e che io fossi sedutə dentro alla mia testa a comandarmi. Ho vissuto molto tempo fuori dal mio corpo.

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La cover di “Glitch Princess” di Yeule in uscita il 4 febbraio (Bayonet Records)
Parliamo di stile e del tuo make up così personale, come nasce?

Capelli e make up sono il mio territorio, anche quando ho fatto shooting per importanti magazine ho sempre curato io questo aspetto, perché penso che nessuno possa realizzare quello che sta nella mia testa. Quando lasciavo fare agli altri non ero mai contentə. Quindi mi sono forzatə ad imparare, onestamente non sapevo come farmi un eye shadows a 15 anni per esempio, ma ho studiato molto su Internet.

Hai da poco rilasciato il video di “Friendly Machine” e devo dirti che mi ha ricordato “Violently Happy” di Björk, è stata una tua ispirazione?

Ahhhh! Per la tv?! Onestamente quando l’abbiamo girato non ci ho pensato, ma amo Björk tantissimo e ha ispirato molto il mio lavoro. Questa è una delle cose incredibile del fare arte vedi? In un livello subconscio avevo questa idea correlata al video di Björk, ma credo anche che al giorno d’oggi sia impossibile avere delle idee veramente originali, puoi avvicinarti abbastanza ed esprimere qualcosa che per te è simbolico o significa qualcosa, ma poi ti rendi conto che è una sovrapposizione ma ciò non significa che sia una copia.

Ti lascio con una domanda che faccio sempre, l’ultimo album di cui ti sei innamorata:

La musica per me è come un’identità, quando penso ad album penso ad un corpo ad esempio “Depression Cherry” dei Beach House è una donna incazzata che mi urla addosso se non dico che l’ultimo album di cui mi sono innamorata è “Depression Cherry” dei Beach House.

Yeule Glitch Princess Press Shot 1

*Poco dopo la nostra chiacchierata Yeule ha realizzato a sorpresa The Code un profumo in edizione limitata in collaborazione con Urania’s Children nota compagnia di profumi gender fluid.

Secondo quanto riportato nella sua descrizione: The Code è un’essenza di assimilazione; l’ethos transitorio e imbottigliato di “Yeule”. Il profumo consolida il sé frammentato in un tutto unico e completo.

The Code funziona come un toccasana per i sintomi umanistici che inibiscono le prestazioni neurologiche causate da divisioni di persona, molteplicità condizionale e/o frammentazione dell’anima.

The Code by Yeule