Han Kjøbenhavn è il designer più cool di Copenaghen, l’abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.
Quando si pensa a Copenaghen non si pensa di colpo alla moda, poiché la città danese porta alla mente gente sorridente che va in bici senza pensare che un autobus possa metterli sotto, cosa che chi usa la bici a Milano (io) pensa più o meno sempre. Ma questo è un altro discorso. Tornando a Copenaghen e alle bellezze del posto, c’è molto della vita nella capitale culturale danese che viene regolarmente ignorata, come la moda appunto.
Però, fondatore e direttore creativo di Han Kjøbenhavn , la voce della moda alternativa più cool della città, Copenaghen è tutto, tanto da chiamare il suo brand con il nome della sua terra natia.
Han Kjøbenhavn è stata fondata nel 2008, e le radici del marchio si basano sulla cultura del design danese, dopotutto il nome Kjøbenhavn significa Copenaghen. Il marchio tenta di distruggere o quanto meno di sovvertire le regole confortevoli della classe media dimostrando anche altri aspetti del modo di vestire danese, grazie alla creatività e alla narrazione che sono le basi di Han Kjøbenhavn poiché Jannik vuole far viaggiare le persone con tutti i sensi, sensi che vengono amplificati con i suoi pezzi.
Il brand Han Kjøbenhavn è famoso per il suo approccio apparentemente difficile ma all’avanguardia all’abbigliamento, crede nell’interazione con la propria community e nel forgiare relazioni con una libertà emotiva che è grezza, onesta e personale nella sua forma. L’energia e la dinamica derivano dai contrasti e dai conflitti, che sono importanti pilastri culturali per Han Kjøbenhavn nella sua missione di fornire opportunità per esprimere se stessi e abbracciare la propria individualità. Il brand è riconosciuto anche per i suoi cortometraggi irriverenti, le runway e le performance scenografiche. Dopo aver partecipato per 10 anni consecutivi alla settimana della moda di Copenhagen, Han Kjøbenhavn ha debuttato a Parigi, presentando per due stagioni consecutive, prima di unirsi alla settimana della moda di Milano nel gennaio 2020. Nel corso del suo sviluppo, il marchio ha lanciato progetti di collaborazione con marchi come PUMA, Schott e Airtox.
Per il prossimo inverno il brand ha puntato sui contrasti netti, linee dritte silhouette aderenti sono elegantemente combinati con forme voluminose che enfatizzano la direzione creativa voluta da Jannik Wikkelsø Davidsen. Darkness, l’oscurità, è la fonte di ispirazione della collezione: “Il buio evoca emozioni. E poi si tratta di dare forma a queste emozioni in oggetti affascinanti e interessanti”.
Per la nuova collezione, presentata ieri, durante la fashion week milanese abbiamo visto cammninare lente, solenni, le modelle di Han Kjøbenhavn come venissero da un’altra dimensione. La pelle è ovunque, i volumi sono estremi, punk e disegnano spalle maxi o gonne amplissime che oscillano come pendoli. Tubi d’acciaio hanno creato forme, espandendo il corpo donandogli nuove superfici.
Il total black e il total white definiscono un’atmosfera incontaminata, mentre le piume che arricchiscono il collo di una giacca attestano che queste creature sono infine atterrate sul pianeta Terra. Mentre tailleur sartoriali parlano di una vera e propria invasione della quotidianità, che viene trasformata dal designer danese in qualcosa di totalmente nuovo.
Ciao, hai iniziato nel 2008 fondando un marchio di occhiali, cosa ti ha spinto a espanderti a una linea completa di RTW e accessori?
È stato un processo lento e organico, ma quando ho assunto il ruolo di direttore artistico nel 2017 è lì che abbiamo iniziato a plasmare davvero ciò che vedete oggi. Non solo sulla passerella, ma in tutta l’azienda e in tutto ciò che facciamo.
Kjøbenhavn significa Copenaghen, quanto è importante per te il luogo da cui provieni?
Le radici, il nucleo è sempre importante. Copenaghen mi ha plasmato, qui sono nato e cresciuto – detto questo, penso che sia importante anche uscirne. Portare il proprio DNA in tutto ciò che si fa, avere storie personali da raccontare, ma assicurarsi di farlo in un modo che non abbia solo una portata locale è fondamentale per me.
Il tuo marchio sembra essere più incentrato sullo storytelling e sulle emozioni delle persone, quasi usando la moda come mezzo per distogliere l’attenzione. Me ne puoi parlare?
È vero, ma non un caso. La moda, la creazione di oggetti belli sono il mio obiettivo principale – ma penso che tutte le forme, tutti i design devono nascere da qualcosa di personale, devono avere una storia e un senso più profondo per diventare più della forma che si vede. Quindi sì, le storie sono estremamente importanti per me, perché è lì che creo le emozioni dell’intera collezione.
Come definiresti la tua estetica?
Non sta a me definire come le persone interpretano quello che faccio. Penso che troppi creativi usino troppe parole per descrivere ciò che stanno cercando di fare o di ottenere con certe cose. Alla fine della giornata, il mio obiettivo è quello di creare bellezza e la giuria è fuori. Penso che i disegni debbano parlare da soli e non posso essere io a dir alla gente come pensare o sentire.
È vero che pensi ai modelli come a personaggi che interpretano uno specifico stato d’animo?
Si, è un modo per diversificare un concetto – molte persone pensano in modo molto lineare, il che a volte limita l’evoluzione del processo creativo. Io penso a un concetto più grande, come i personaggi di un film – tutto è una storia, ma c’è un cast diverso che guida la storia con ruoli diversi ogni volta.
In che modo il buio evoca emozioni?
Per me c’è tanta profondità, tanta tensione, dà indicazioni visive, sento di più, vedo di più. È uno spazio molto creativo e potente per me.