Dopo l’esperienza a Sanremo e un tour di promozione per il loro “Nostralgia”, i Coma_Cose ci fanno scoprire “Un meraviglioso modo di salvarsi”.
Dal 2 febbraio 2021, prima serata di Sanremo 71, tutto sembra essere stato accelerato. La scalinata con gli abiti in rosso, il tour con le restrizioni ancora in vigore, l’approdo su una scena sempre più ampia. Tutto si è mosso in fotogrammi e suoni in x2, come ormai gran parte delle nostre conversazioni.
Fausto e Francesca, in arte i Coma_Cose, raccontano del momento in cui si sono resi conto di dover tornare a guardarsi in faccia per poter ritrovare le “Fiamme negli occhi” dell’altro. Nasce, così, “Un meraviglioso modo di salvarsi” (Asian Fake), ultimo disco uscito lo scorso 4 novembre e anticipato dal singolo “Chiamami”.
Le quattordici tracce del disco prendono la forma di una riflessione sul modo in cui viviamo i rapporti, riflessione che parte dalla loro relazione, musicale e lavorativa, e che si estende per somiglianze e divergenze a tutti.
Abbiamo avuto modo di chiedere direttamente a loro come, con questo album, hanno trovato il loro modo di rallentare e di salvarsi.
“Un meraviglioso modo di salvarsi” arriva dopo un periodo di stop successivo a Sanremo 2021. Cosa ha dato l’esperienza sanremese a voi e a questo nuovo disco?
Fausto: Sanremo è stato un momento propulsivo, un’esperienza bellissima che ovviamente ci ha dato tanto. Quando si finisce un tour e si finisce la promozione di un disco va da sé che, insomma, si ricaricano le batterie per fare il successivo.
Noi, invece, ci siamo guardati in faccia, ci siamo parlati. Abbiamo capito che poteva essere l’occasione per riflettere su chi eravamo noi. Alla fine, abbiamo deciso di staccarci un attimo, anche fisicamente, per ritrovarci come persone.
Quando abbiamo iniziato a scrivere il disco ci siamo rincontrati e abbiamo visto che c’era ancora quell’energia che ci auguravamo di ritrovare, non era scontato.
Qual è stato il vostro modo per salvarvi e da cosa sentivate la necessità di trovare salvezza?
Francesca: Io e Fausto, per quanto diversi, abbiamo questa cosa in comune che è il piacere della solitudine. Stando sempre insieme, lavorando insieme, è difficile anche ritrovare dei momenti per poter stare da soli con sé stessi e, quindi, questa solitudine ci ha aiutato.
Per il lavoro che facciamo è necessario stare con sé stessi, riflettere su tutta una serie di cose che stanno dentro di noi e anche fuori da noi. Penso che a volte prendersi del tempo per sé stessi davvero sia una salvezza non da poco.
Fausto: Abbiamo raccontato tanto di noi, c’è anche una narrativa a suo modo romantica intorno a quello che facciamo. Gli ultimi anni sono stati intensi, anni di disagi importanti, sentivamo la necessità di fare un disco guardandoci attorno, analizzando la società sempre col nostro punto di vista.
Volevamo parlare di quello che è al di fuori della nostra intimità e, per farlo, dovevamo ritrovare il nostro punto di vista.
Nel disco riflettete sul modo di vivere i rapporti. Quanto è cambiato il rapporto tra voi due dai vostri esordi? Come definireste questo cambiamento?
Francesca: Sicuramente siamo diventati un po’ più grandi di quando ci siamo conosciuti. Conoscendoci, ci rendiamo conto che a volte ci isoliamo dal mondo e dagli altri e… non saprei, come definiresti il nostro rapporto?
Fausto: Secondo me non è cambiato. Come dici tu, si cresce, si cambia. È certo che la componente di lavoro ti sfalsa un po’, ma credo che siamo le persone che eravamo all’inizio. Questa relazione è iniziata che eravamo già adulti, ci siamo scelti, ci siamo voluti. C’è una maturità di fondo per cui, là dove non si avesse più la voglia di continuare quello che si ha, ci diremmo un fatidico ciao, però, per adesso, diciamo che teniamo botta.
In “Rumore sociale” attuate una riflessione pungente sull’ascolto e sulla presenza dei commenti degli altri nella nostra vita. Cos’è per voi il rumore sociale nella vostra vita?
Fausto: Oggi è difficile ragionare in modo lontano dai social. Credo che il web stia diventando un luogo in cui tutti parlano e in pochi ascoltano e, quindi, è un peccato perché una piattaforma che nasce per essere socializzante alla fine diventa qualcosa che ti allontana. Credo che dopo tantissimi anni di evoluzione dell’umanità non siamo pronti a ridurre tutto a un messaggino di alcuni caratteri e due faccine.
Francesca: Non eravamo programmati per questo.
Fausto: No, magari lo stiamo iniziando ad essere e fra altri 10 anni, magari, ci sarà una relazione con il web più consapevole e anche più educata. In questo momento, però, c’è tanto disordine e tanto rumore di fondo che appanna le orecchie e non si capisce più niente.
Artisticamente ed emotivamente i Coma Cose appaiono come indissolubili. Cosa significa per voi essere in due nella musica e nella vita di tutti i giorni?
Francesca: Per quanto riguarda la musica è molto difficile a livello tecnico. Abbiamo due range vocali diversi, quindi, è difficile farci convivere nella stessa canzone e nella stessa linea melodica. Bisogna sempre trovare un compromesso tra la voce di Fausto e la mia e, quindi, spesso siamo penalizzati un po’ entrambi, però, è anche una bella sfida.
Arrivati a un certo punto ci siamo detti: “Ma perché continuare a voler per forza convivere entrambi nella stessa canzone?”. E in questo disco, infatti, ci siamo presi degli episodi separati per poterci esprimere un po’ più al meglio.
Fausto: È cambiata la nostra visione della canzone di coppia e dell’espressione della canzone di coppia, abbiamo cambiato un po’ di archetipi. Questo disco racconta anche un percorso, un percorso umano e credo che sì, ci sentiamo rigenerati.
Il vostro tour sarà “Un meraviglioso modo di incontrarsi”. Qual è per voi la forma d’incontro più bella possibile?
Francesca: Visto che l’ultimo ricordo che abbiamo dei nostri concerti è quello dell’ultimo tour con tutte le restrizioni, l’idea di tornare di nuovo a fare concerti veri con le persone che stanno vicine e che condividono energia ci dà sicuramente una bella emozione.
Ci si abitua facilmente alle cose e ci si disabitua ad altre, quindi, mettere su uno spettacolo nuovo e condividerlo con le persone per noi è il tassello finale del nostro lavoro. La parte più bella è quella della condivisione con gli altri.
Qual è l’ultimo disco di cui vi siete innamorati?
Fausto: Adesso stiamo ascoltando molto “The Car” degli Artic Monkeys. Sono partiti da una forma totalmente lontana da ciò che fanno adesso, è come se si fossero emancipati, come se si fossero liberati. Sono totalmente in grado di fare quello che vogliono e questo è un grande privilegio per un musicista. Ci piacciono gli artisti eclettici, questo modello di artista che evolve e ti racconta la sua vita attraverso la musica. Forse rivediamo un po’ in loro quello che sta succedendo anche a noi.
In un brusio di fondo che ci confonde, i Coma_Cose ci invitano a scoprire un nuovo modo di incontrarsi e di vivere l’altro partendo, se si vuole, da abbassare il volume di questo rumore e ritornare alla velocità in cui ci si può sentire e guardare.
Con un nuovo disco e un tour che animerà i principali club italiani nella primavera 2023, con due date a Parigi e Londra, possiamo tornare a condividere dopo esserci ritrovati da soli.