In libreria dal 9 dicembre è uscito per Contrasto la nuova edizione di foto inedite a colori ritrovate nel 2017 nell’archivio di Lisetta Carmi, di recente scomparsa.
I travestiti. Fotografie a colori di Lisetta Carmi [Contrasto, pagg. 160 con 94 foto a colori, euro 39], a cura di Giovanni Battista Martini con testi di Juliet Jacques, giornalista, scrittrice e attivista per i diritti LGTBQ+ che ha raccontato in un memoir la sua esperienza di transizione, dello scrittore e psichiatra Vittorio Lingiardi e di Paola Rosina, che ricostruisce la storia del libro edito nel 1972.
Ma chi è Lisetta Carmi?
Nata nel 1924 a Genova in una facoltosa famiglia ebrea, Lisetta era una donna tagliente e brillante. Prima di essere una fotografa di successo, è stata una talentuosa pianista e insegnante.
Messa da parte la macchina fotografica, invece, è diventata una discepola del guru Babaji Mahavatar Himalaya, conosciuto a Jaipur, e da quell’incontro è nata in Lisetta l’esigenza di fondare un ashram in Puglia.
Sebbene le sue immagini siano state sottovalutate per diversi decenni, nell’ultimo periodo c’è stata una rivalutazione generale del lavoro di Lisetta Carmi come fotografa tanto che nel 2010 la sua vita è stata trasformata nel film Lisetta Carmi, un anima in cammino, presentato alla 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Le immagini compongono un corpus ampio e completo che permette una nuova lettura del lungo lavoro di Lisetta Carmi, morta a luglio 2022, con la comunità dei travestiti di Genova.
Alla fine del 1965, per la festa di Capodanno, Lisetta Carmi, grazie a un amico viene invitata in una casa di travestiti che vivevano e lavoravano nell’ex ghetto ebraico del centro storico di Genova.
La sera stessa comincia a fotografarli, dando inizio a un’amicizia e a una frequentazione che prosegue fino al 1971.
Carmi sfrutta la potenza comunicativa del colore per fare emergere la verità attraverso la concreta fisicità dei suoi soggetti la ricerca della verità è suprema linea guida di tutta la sua pratica fotografica. Non più oggetto di cronaca o di studio psico-sociologico, i personaggi che animano le sue fotografie a colori ci appaiono più vicini e reali, pienamente calati nella loro identità femminile.
Giovanni Battista Martini
Le foto documentano la lunga preparazione di trucco, pettinatura e le fasi della vestizione, dalle immagini in reggiseno e reggicalze fino allo scatto in cui finalmente queste persone si mostrano al mondo come vorrebbero essere accolte.
Essere rappresentate significa esistere, avere corpi, volti, nomi. L’obiettivo di Lisetta restituisce loro normalità e bellezza. «I travestiti svolgono un servizio sociale?
Sono l’espressione enfatizzata ed esasperata di un modo ormai superato (o in via di superamento) di considerare la donna come un bene di consumo?
Sono l’avanguardia paradossale e contradditoria di un modo nuovo di concepire (o di abolire) i ruoli assegnati all’uomo e alla donna? O sono tutte queste cose insieme?», scriveva Carmi.