Miracoli in formato musicale, chiusi in un disco e regalati a chi ascolta. I Tonno tornano, dopo il loro “Spinoff” del 2021, per farci sentire “Miracolosamente illesi”.
L’ultimo album dei Tonno, uscito lo scorso 18 novembre, ci restituisce l’immagine esatta del momento in cui ci siamo sentiti al riparo dopo essere stati tirati per la punta del cappuccio. Tutte quelle volte in cui, guardando alle nostre spalle, abbiamo avuto la sensazione di essere dei salvati, dei sopravvissuti. Quando l’istinto di andare oltre a ciò che ci succede prende la forma della consapevolezza di essere usciti “Miracolosamente illesi” da una nuova esperienza, da un nuovo dolore. Un disco, “Miracolosamente illesi” (Woodworm Publishing Italia/Universal Music Italia srl), che rinuncia all’anima low-fi degli esordi per dare maggiore rilevanza ai testi, cambiamento compiuto anche grazie alla produzione di Tommaso Colliva. Un album, anticipato dal singolo “Non lasciarmi andare”, fatto di collisioni, di rinunce e, appena sotto la superficie, di speranze.
Per questo, abbiamo fatto qualche domanda a Federico e Alessio, due dei membri del gruppo.
Quali sono gli eventi che vi hanno fatto sentire “Miracolosamente illesi” dopo averli vissuti?
Alessio: Il titolo fa riferimento a quegli eventi semplici che, però, hanno un grande impatto sulla vita. Un evento nello specifico… beh, pochi mesi fa, mentre stavamo registrando, mi hanno arrotato. Ho registrato le voci per metà del disco con un piede rotto. Potrei dire che, per me, il titolo è quasi didascalico.
Federico: Per esempio, a me e al chitarrista è finita una relazione, relazioni lunghe e con delle convivenze avviate. Il titolo, come l’album, parla di tutti quegli eventi che fanno parte della vita, che sono normali, formativi per ogni individuo e che, però, sono delle vere e proprie perturbazioni.
I Tonno non sono un progetto esclusivamente musicale ma anche visivo. Come nasce il parallelismo tra la vostra musica e le immagini che producete?
Alessio: È nato nel periodo in cui abbiamo fatto uscire il primo EP, nel 2018. Ci siamo lanciati con questa attività dei disegni semplicemente perché non avevamo foto di noi stessi, non volevamo apparire, quindi, senza volerlo, abbiamo scelto questa formula. Ci siamo accorti poi, col tempo, che l’aspetto grafico alle volte precedeva quello di scrittura delle canzoni. Questo “metodo” è qualcosa che portiamo ancora avanti, come credo si percepisca. Penso che traspaiano sempre alcune immagini centrali da cui poi si innesca l’intero testo del pezzo.
“Miracolosamente illesi” parte dal tema dell’abbraccio. Qual è stata l’ultima volta in cui vi siete sentiti realmente abbracciati e toccati da qualcuno?
Federico: Come ti dicevo prima, nel momento in cui io e la mia ex decidemmo di lasciarci. Ci siamo lasciati molto bene e, sul momento, ci siamo abbracciati.
Alessio: Io, invece, sono uno da abbracciati gratis per tutti, amici, fidanzata. Penso sia una pratica, quella dell’abbraccio, da fare in maniera costante come, non so, fare sport e lavarsi i denti.
In questo disco viene meno la vostra parte low-fi per una componente strumentale che accompagna e supporta i testi. Cosa vi ha portato a cambiare questo aspetto del vostro modo di fare musica?
Federico: Diciamo che il suono e l’estetica low-fi sono caratterizzanti della nostra prima uscita del 2018. È stato un tentativo. Da quel momento è nata l’odissea Tonno che ci ha portati quasi subito ad evolverci sotto il punto di vista del sound.
Alessio: Questo cambiamento è dovuto anche al lavoro col produttore, Tommaso Colliva. Noi ci siamo concentrati molto sulla scrittura delle canzoni, non ci siamo mai dati un genere, piuttosto, è sempre stato il risultato dei produttori con i quali abbiamo lavorato. Chiaramente, i primi dischi suonavano molto più “garage”, non per nostra intenzione, ma perché ci siamo affidati a produzioni diverse, realizzate nella sala dove tuttora proviamo.
Com’è iniziata la collaborazione con Tommaso Colliva, produttore del disco?
Federico: Eravamo a Milano, al concerto dei Selton al Magnolia, e per l’occasione lo abbiamo conosciuto. Si era dimostrato interessato al nostro progetto proprio perché lui solitamente non produce rock e voleva provare a lavorare su delle sonorità differenti.
Alessio: Ci siamo trovati in sintonia. Colliva voleva sperimentare, mentre noi volevamo fare uno step in più sulla produzione. Tommaso è stato molto bravo a cogliere il potenziale delle canzoni e a cucirci sopra un vestito sonoro che potesse farci vedere fino a dove potevamo arrivare strumentalmente.
Parlate, soprattutto in “Iron Maiden”, degli anni passati in provincia. Che ruolo hanno avuto questi luoghi per voi e per la vostra musica?
Alessio: Penso che gli anni in provincia siano stati fondamentali per tutti noi perché si riconnettono al momento in cui imparavamo a suonare. “Iron Maiden” parla di tutti i live, delle situazioni improponibili che uno si trova ad affrontare quando vive in queste piccole realtà. Mi sembra una situazione che nella musica di oggi si ripropone sempre meno, mi sembra che le generazioni più giovani abbiano una qualità mediamente molto più alta di quella che avevamo noi quindici anni fa. Noi, in un certo senso, siamo affezionati ai limiti che avevamo in quel periodo, i limiti che hanno forgiato il nostro sound, la nostra estetica. Ci teniamo a portarci dietro quello che avevamo ed eravamo quando abbiamo iniziato a suonare, quell’immaginario di musicista di provincia.
Nel disco affrontate anche il tema dell’abbandono, cosa avete lasciato andare e a cosa non volete rinunciare in futuro?
Alessio: Forse più si va avanti con l’età, gli impegni, il lavoro e più si lasciano da parte i desideri. Si diventa più cinici ogni giorno. Penso che la musica sia un po’ quello che abbiamo per tenere vivi questi desideri, qualcosa che ti consente di vivere in maniera serena una quotidianità che spesso può risultare insoddisfacente.
Federico: Esatto, riuscire a vivere una quotidianità e viverla in maniera artistica, creativa.
Qual è l’ultimo disco di cui vi siete innamorati?
Alessio: Di cui sono stato proprio innamorato innamorato, ti direi “Puberty 2” di Mitsky.
Federico: Io sono d’accordo! Però ti dico anche “L’amore e la violenza Vol.1” dei Baustelle.
Oltre all’uscita del disco, che sarà accompagnato dall’uscita del vinile il prossimo 9 dicembre, i Tonno hanno annunciato il loro “Miracolosamente in Tour”, una serie di date nei principali club italiani destinata ad arricchirsi. Con questo disco, i Tonno ci circondano in un abbraccio stretto, nel quale possiamo spogliarci delle paure e della rabbia per scoprire come, nonostante tutto, siamo usciti senza neanche un graffio anche dagli impatti più forti.