Luce e oscurità coesistono da sempre nelle canzoni di Aime Simone rivelando tutte le complessità del cantautore, artista e produttore franco-norvegese che ha di recente pubblicato il secondo album “Oh Glory” (Beacause).
La vita di Aime Simone è sempre stata sotto i riflettori anche prima di fare il musicista, quando era la musa di Hedi Slimane e frequentava l’amico Pete Doerthy; finito quel percorso ha riversato la sua creatività sulla musica invadendo i suoi testi con la sua vita.
Il suo primo disco “Say Yes, Say” uscito nel 2020 è stato scritto e registrato in tre mesi come fosse un mixtape, per questo Aime Simone considera “Oh Glory” il suo primo album effettivo.
Un lavoro che sviscera l’amore, la catarsi, la ricerca della libertà e divulga la scrittura volta cambiamento; “Oh Glory” vi porterà ad intraprendere un viaggio visivo e letterario, musicato e popolato da personaggi reali e fittizi con riferimenti che spaziano dalle vibrazioni berlinesi dello “Zoo” alla Belle Époque, in un condensato di post-pop.
Lo abbiamo raggiunto su Zoom.
Ciao Aime, come stai?
Molto bene, sono nel mio appartamento a Parigi, è un periodo molto intenso ma anche di eccitazione perché sto promuovendo l’album.
Ci racconti il percorso musicale che ti ha condotto a pubblicare “Oh Glory”?
Sono sempre stato ossessionato dalla musica, ma ci sono diversi passaggi per quanto riguarda la mia arte. Ricordo che rubavo l’iPod ai miei genitori e ascoltavo musica per ore.
A circa 9 anni ho cominciato a rappare a fare clash a scuola e a 12 anni ho cominciato a suonare la chitarra dopo un viaggio in Norvegia, perché sono per metà norvegese; lì dopo cena si usava suonare la chitarra cantando tutti insieme e questa abitudine mi ha ispirato moltissimo.
Di ritorno a Parigi ho cominciato a scrivere canzoni a 15 anni e a 18 ho cominciato a viaggiare molto esponendomi a culture diverse, quando sono arrivato a Berlino sono rimasto folgorato dalla scena elettronica, dall’emo, dal clubbing.
Così le mie canzoni alla chitarra hanno cominciato a contaminarsi con queste sonorità elettroniche, o dai remix techno che sentivo agli after, e così si è formato il mio stile.
Presti molta attenzione anche all’immagine, la cover di “Oh Glory” sembra un mix tra un’immagine sacra e un dipinto di Klimt, me ne parli?
Grazie, mi piacciono queste referenze! Ma quello che ha creato l’immaginario di questo album sono due cose differenti, molto in contrasto tra loro, la prima è l’era Tumblr del 2010 che era molto dura, distopica, violenta, quasi post-sovietica, drogata, sexy ma anche sportiva con le macchine, i neon, il gotico.
Così a questo immaginario distopico ho aggiunto qualcosa di utopico, ho rubato dalla Belle Epoque, l’età dell’oro parigina, un periodo pieno di scoperte scientifiche, artistiche, e architetture stranissime, fu un’epoca incredibile.
Nella mia musica c’è un forte richiamo alla mitologia greca, egiziana, scandinava, mi hanno sempre affascinato le leggende e la simbologia.
“Oh Glory” è un titolo che può essere interpretato sia come un’esclamazione che come un disappunto, come lo intendi tu?
Puoi interpretarlo come vuoi, penso che ognuno abbia la sua definizione di gloria, di successo, per me la gloria è la possibilità di fare la mia musica, di passare del tempo con la mia famiglia, di stare bene con le persone a cui voglio bene. Fermiamo il successo materiale, pensiamo a star bene con noi stessi.
Hai viaggiato in tutto il mondo e hai vissuto a L.A., Vienna e a Berlino. Inoltre la tua famiglia vive in Svezia, pensi che tutte queste culture diverse hanno influenzato la tua musica?
Decisamente, se penso alla produzione o ai beat che produco penso sicuramente a Berlino come prima fonte d’ispirazione. Le chitarre e i riverberi hanno un sapore quasi western tipico di Los Angeles, ricordo quando vivevo lì ascoltavo tantissimo rock psichedelico e band surf. Quei suoni offuscati dal deserto che senti nei dischi di Lana del Rey.
Se invece penso a Vienna credo abbia influenzato l’aspetto artistico, Vienna è una città piena di musei, è prestigiosa per la moda. Quando inizio a lavorare a un progetto, il modo in cui mi approccio alla musica è come un corpo di lavoro, penso al significato, al suo simbolismo, alla sua iconografia. Con la musica mi piace creare strani mix ibridi ed estrapolare nuovi sapori.
“Oh Glory” è un album che parla dei diversi volti dell’amore, lo consideri un concept?
Credo che l’amore faccia parte del fare musica, è sempre presente sullo sfondo, ma per questo album l’amore per me è visto come il battersi per qualcosa o qualcuno che ami. E’ una transizione dall’essere stato vulnerabile e innocente a fare musica da solo nel mio salotto a Berlino e l’esposizione mediatica che ho trovato una volta arrivato a Parigi con i meccanismi dell’industria e una vita vera, con una famiglia e una figlia che va a scuola.
E’ stato un cambio di vita radicale per cui la mia visione artistica ha cominciato a risentirne, quindi ho sentito di doverla proteggere e darle lo spazio, il tempo e le attenzioni necessarie per farla crescere e questo album parla di questa transizione: da innocente e fragile a forte guerriero.
Ci sono dei riferimenti alla letteratura e a Caravaggio nei tuoi testi, me ne parli?
Caravaggio mi ha ispirato tantissimo con i suoi chiaroscuri, quando l’ho scoperto ho pensato che è riuscito a fare quello che sto cercando di fare io con la musica. La vita è difficile per tutti è un posto oscuro che non possiamo ignorare ma quello che dobbiamo fare è cercare la luce, l’ottimismo, le cose belle e combattere per loro.
Sei romantico?
Credo di avere una forte dualità, posso essere dolce e vulnerabile ma anche molto duro.
Senti, hai viaggiato in tutto il mondo e in Italia mai?
Sto arrivando! Il 27 novembre sarò a Milano e non vedo l’ora perché è una cultura che devo ancora esplorare. Ma ho dei fan italiani che mi seguono da quando ho cominciato a pubblicare musica e sono venuti ai miei live a Berlino o a Parigi. Son persone dal cuore caldo, sono vere e molto umane, anche per questo non vedo l’ora di suonare in Italia perché sarà la mia prima volta.
L’ultimo album di cui ti sei innamorato?
“Channel Orange” di Frank Ocean e “The Life of Pablo” di Kanye West son stati gli ultimi album che mi hanno appassionato, oggi sono meno ossesionato dalla musica, tendo ad ascoltare più le singole canzoni degli album.