Jake Shears: l’ultimo party boy

Jake Shears è sempre l’ultimo a lasciare la festa; con gli Scissor Sisters faceva ballare gli etero su ritmi decisamente gay e oggi con il suo secondo album “Last Man Dancing” (Mute) crea un concentrato di pop disco queer che sfocia in un inno alla club culture.

E’ sempre stato un uragano di vitalità Jake Shears, impossibile scordarsi le sue esibizioni con i suoi Scissor Sisters che nella prima parte degli anni 2000 hanno travolto il mondo con il loro funky disco pop stravagante.

Jake oggi vive tra Londra e New Orleans, lo raggiungo su Zoom e mi trovo davanti il suo inconfondibile sorriso incorniciato da una chioma rosso fuoco, è contento e soddisfatto di questo nuovo capitolo musicale.

Un tributo alla musica dance che parte con il suo euforico pop travolgente per poi diventare un’ode agli irriducibili del clubbing, quelli che stanno ancora ballando mentre sorge il sole: gli edonisti della notte.

Ogni festa per riuscire ha bisogno di una lista di invitati e Shears ha riunito un cast di amici VIP per questo disco: Amber Martin, Le Chev, Kylie Minogue, Big Freedia, oltre ai monologhi di Jane Fonda e Iggy Pop.

Se il suo primo album omonimo nel 2017 ci portava un Jake Shears personale e intimista, “Last Man Dancing” in uscita il prossimo 2 giugno, è una celebrazione alla club culture che parte da Moroder e arriva alla house di Detroit passando per i Chemical Brothers, zero sentimentalismi, nessuna ballad, qui Jake è l’indiscusso padrone del dancefloor.

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all photos by Damon Baker

Ciao Jake come stai?

Bene grazie, sono nella mia casa di Londra.

Risiedi ancora in Inghilterra?

Ho abitato a Londra per 4 anni, ora la divido con New Orleans, una città che mi da tanto soprattutto per la sua scena musicale.

Come hai sviluppato il concept del disco?

Allora, “Voices” il pezzo con Kylie è stato scritto tanto tempo fa, lo tenevo da parte ma quando ho pubblicato il mio primo album solista, lei stava per uscire con “Golden” ma non riuscivo a trovarle un posto perché per me è una canzone molto speciale.

Amo quel pezzo ed è stato il punto di partenza dell’album, tutto si è sviluppato attorno a “Voices”, è elettronica, ha delle forti vibrazioni dance, da lì ho capito che avevo questo bisogno di tornare ad esplorare il mondo del clubbing.

L’album ha due anime, una più dance pop che si lascia cantare e una da after più strumentale che ti fa perdere completamente nella musica. “8 Ball” è il pezzo dove comincia questa incursione nel clubbing, la prima volta che l’ho ascoltata mi ha ricordato i The Chemical Brother di un tempo…

Wow! Grazie, è un bellissimo complimento, sai fare dischi come solista mi permette di sperimentare di più, di spingermi oltre, volevo che le persone potessero cantare e ballare alcuni pezzi ma allo stesso tempo sono un grande fan della prog music. Amo il rock che ti fa intraprendere un viaggio ed ho cercato di incorporarlo nella seconda metà del disco.

Anche se è un disco dance penso che sia molto facile capirne l’influenza prog, e i The Chemical Brothers hanno questa influenza, non dimenticherò mai la prima volta che ho ascoltato “Dig Your Own Hole” nel ’97.

“Too Much Music” è il singolo che ha aperto questa nuova era, il titolo ti porta in una direzione ma in realtà il significato è l’opposto…

Ahahahah! E’ divertente perché i titoli delle mie canzoni nascono da quello che sento in giro, da una conversazione che ho fatto o origliato, avevo quel titolo nel cassetto da tempo! “Too Much Music” è una delle canzoni che preferisco in assoluto.

Parlami del video un po’ alla Quentin Tarantino, ha un twist in contrasto con i ritmi del brano, chi lo ha diretto?

Lo ha diretto Calum Macdiarmid, ma sai che per me girare i video è una tortura?… Mi sento sempre in imbarazzo!

Ma come… sembri sempre così a tuo agio!

Non so perché, è sempre stato così, lo trovo umiliante… so che posso salire su un palco per esibirmi di fronte ad un’arena gremita di gente, ma se mi metti in una stanza con regista, cameraman, luci a fare il lip synch è una cosa che mi porta fuori dalla mia comfort zone e non mi piace. Mi fa sentire stupido.

Abbiamo parlato di Kylie e del vostro legame speciale, ma cosa mi dici degli altri guest del disco?

Quando mi sono messo a lavoro sul disco, ho capito che mi sarebbe piaciuto fare un passo indietro in alcuni pezzi e lasciare spazio ad altri artisti.

Amber Martin è una delle mie più care e storiche amiche, è una performer incredibile, avevo il demo del pezzo ma non mi sentivo di cantarla io, durante una giornata piovosa a New Orleans mi ha detto che le sarebbe piaciuto che le scrivessi un pezzo.

Così ho subito pensato a quel demo che è diventato “Devil Came Down the Dancefloor”. L’abbiamo registrata il giorno stesso nel mio salotto e la canzone ha preso subito vita, sembrava fatta apposta per la sua voce.

Big Freedia è un’altra icona di New Orleans oltre ad essere un’incredibile performer, avevamo già scritto insieme delle canzoni per lei, e un giorno a casa mia è nata “Radio Eyes”.

In futuro mi piacerebbe poter pubblicare canzoni a mio nome ma cantate da altri artisti.

Amo scrivere canzoni, per altri, per i musical, non è importante per me essere al centro, non ho quel tipo di ego, mi importa solo fare bella musica.

Hai dichiarato: “quest’album è per quelli che restano”, cosa intendi?

Per gli irriducibili, per chi lascia il party per ultimo.

Il mio momento preferito della serata è quando se ne sono andati quasi via tutti ma la musica continua a pulsare, e sono rimaste non so, solo sette persone che si stanno davvero godendo la musica lasciandosi trasportare da essa.

Questo album parla davvero degli ultimi che abbandonano il dance floor. A New Orleans adoro fare party a casa mia dove faccio il dj, mi piace far divertire gli altri, lasciargli un bel ricordo, vedere che si divertono. Penso di essere bravo come intrattenitore sia in casa che su un palco.

Sei d’accordo se dico che “Last Man Dancing” è un album queer che fa ballare gli etero?

Si!!! Se vai a ballare in un gay club ascolterai sicuramente le hit delle donne del pop. Ho sicuramente un seguito gay ma credo che gli uomini gay siano più interessati alle loro dive e io non sono una di loro. Ma è ok perché credo che la mia musica sia per tutti!

Inoltre questo album non è per tutti, quando arrivi alla fine ne capisci l’intensità, so che è molto, è heavy, è rumoroso, ma se trovi difficile la fine potrai goderti il pop dell’inizio, è un album che può accontentare tutti.

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Da sempre sei un ambasciatore dei diritti lgbtq+, in Italia l’estrema destra è al governo e a loro non importa dei nostri diritti, non abbiamo una legge che ci possa proteggere, non abbiamo un matrimonio paritario, è un momento spaventoso e non sappiamo cosa verrà dopo, siamo abbandonati a noi stessi… hai un suggerimento?

Credo che la lotta per i nostri diritti non finirà mai, cambierà e si evolverà ma è come il gioco della talpa, hai presente il gioco del luna park in cui devi schiacciare con un martello la talpa ma ne salta fuori subito un’altra? Ecco sarà sempre così, ci sarà sempre qualcosa per cui combattere in ambito diritti.

Tornare dall’Inghilterra all’America non è stato facile perché non è messa molto meglio con le leggi che stanno approvando a sfavore della comunità LGBTQ+.

New Orleans non è una città sicura, è la città con il più alto numero di armi, è la capitale degli omicidi, e fa paura. Credo che sia importante per noi trovare cosa ci rende felici nel nostro spazio sicuro, senza dare mai nulla per scontato.

Perché ti sei trasferito proprio a New Orleans?

Perché ho sempre avvertito una forte connessione con la musica del luogo. Suonando a New Orleans con gli Scissor Sisters mi sono reso conto che tutte le mie referenze musicali vengono da lì e mi sono innamorato con la storia della città e delle sue persone.

C’è una felicità e una gioia a New Orleans che non ho mai visto da nessun’altra parte. E’ un luogo meraviglioso con cui mi sento fortemente connesso e voglio che faccia parte della mia vita per sempre.

Cosa ti rende felice?

Fare il dj per me stesso o ad un house party, i videogame, una pila di buoni libri e guardare film. I cani mi rendono felice, ho perso il mio cane da poco è stato devastante, se vedo un cane per strada non posso non accarezzarlo. E l’amore mi rende felice! Anche se allo stesso tempo può devastarmi.

Cosa ti fa sentire sexy?

Allenarmi. Mi deprimo facilmente quindi allenarmi e prendermi cura di me stesso mi fanno sentire bene. E se sono di buon umore quando faccio gli esercizi mi sento anche sexy! Anche un taglio di capelli nuovo mi fa sentire sexy.

Il prossimo 18 giugno sarai sul palco di Firenze Rock, cosa dobbiamo aspettarci?

Sono super eccitato all’idea di suonare a Firenze! Sarà super divertente e spero di darvi una buona performance perché so che vi piaccia o meno ma alla fine mi amerete.

Parlando di dj set, qual è la canzone che ti piace di più suonare al momento?

Oh mio Dio! Ce ne sono così tante… c’è una canzone dance di cui sono ossessionato al momento si chiama “Pepper Labejia” di Jennifer Cardini.

Jake Shears “Last Man Dancing” (Mute)