Jeson: contaminazioni che vengono dal cuore

Jeson inizia un nuovo capitolo del suo percorso con il singolo “Il Mio Posto”, un crossover tra pop, urban, hip-hop, accenni di elettronica e gospel dal suono internazionale.

S’intitola “Il Mio Posto” (Epic Records/Sony Music Italy) ed è un brano che urla tutto il malessere di Jeson, quasi come una confessione dolorosa ma liberatoria, mentre cerca quel luogo sicuro che alla fine tutti speriamo di trovare, un safe space per la mente.

Jeson è il nome d’arte di Daniele Fossatelli, artista romano classe ‘98 nato nel quartiere Cinecittà, quì Inizia ad avvicinarsi alla musica all’età di 13 anni dove sperimenta in cameretta fino a concretizzare il proprio percorso musicale, grazie alla collaborazione con il producer MDM, in cui Jeson trova il giusto partner in crime.

In seguito alla release del suo primo EP, oltre a lavorare come autore per altri artisti, Jeson e MDM sono pronti a presentare il nuovo corso artistico anticipato dal singolo “Il mio Posto”, nel mentre lo abbiamo intervistato:

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Come ti sei avvicinato alla musica?

Dalla scrittura, sono partito da lì, prendevo i beat su YouTube e ci mettevo sopra i miei testi. Ma il vero percorso del progetto è nato quando ho conosciuto MDM ed è diventato il mio produttore e da lì abbiamo cominciato a sperimentare, fino a quando non abbiamo trovato la nostra dimensione cercando reference in giro per il mondo; siamo in totale sintonia.

Mi sembra che “Il Mio Posto” sia molto personale nel testo, è il tuo modo di scrivere?

Sì, non riesco a scrivere cose che non sono personali, le mie canzoni parlano di me, delle mie esperienze di vita. Il testo de “Il mio posto” è molto importante per me, perché è come se fossi chiuso dentro ad una stanza con la versione più giovane di me e ci fosse un confronto.

Parla di presente, di sicurezza, di coraggio, ha un messaggio che vuole incoraggiare le persone ad affrontare le proprie insicurezze.

Che bambino eri?

Un bambino apparentemente normale che teneva dentro di sé tutte le sue insicurezze e si sentiva anche fuori luogo, ero ansioso e lo sono ancora, solo che adesso so gestire la situazione.

Il mio posto è qui e ora canto nel brano, perché non so ancora chi sarò, devo crescere e dimostrarlo a me stesso, ma posso dire che rispetto a qualche anno fa mi sento sicuramente più sicuro. Abbiamo cercato di raccontarlo anche nel video diretto da Davide Rosano che è stato molto bravo a interpretarlo.

Dove ti condurrà questo percorso appena cominciato?

Verso altri brani. Siamo molto contenti di questo primo tassello, per noi è stato davvero come prendere tutte le cose che ci piacciono e metterle in un calderone gigante, è stata una sfida.

“Il Mio Posto” è stato costruito quasi come la colonna sonora di un film, comincia piano e voce, poi ha un crescendo e un’esplosione alla fine. Abbiamo cercato di unire l’acustica e l’elettronica.

Anche a livello d’interpretazione, c’è un climax totale, alla fine abbiamo lasciato anche un take dove piango perché era inarrivabile.

Parlando di contaminazioni, quali sono quelle che popolano la tua musica?

Vari generi ovviamente, è stata fatta una ricerca approfondita per cercare di fare qualcosa che in Italia non si trova, sia per la timbrica vocale che per il suono.

Abbiamo cercato di trovare un’identità nostra. Se devo fare dei nomi ti dico Labrinth, Post Malone, The Weeknd, e tanto gospel.

E Roma che è la tua città, non ti ha influenzato?

Ovvio che sì, i suoi paesaggi, quello che ti trasmette una città piena d’arte dal centro alla periferia non può non trasmettere emozioni. Noi le usiamo per fare musica, ma è una città che ispira inevitabilmente tutti.

L’ultimo album di cui ti sei innamorato?

Raye “My 21st Century Blues”, lei è fortissima!

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Jason “Il Mio Posto” (Epic Records/Sony Music Italy)