R.F. Alvarez: la tenerezza selvaggia.

Nel cuore dell’Austin notturna, tra luci spente e ombre che si allungano, R.F. Alvarez dipinge scene che paiono sospese tra ricordo e desiderio, tra il rumore sommesso di una conversazione e il crepitio flebile di una candela.

Le sue tele, stese con la tecnica antica del dry-brush su lino grezzo, custodiscono un universo fragile e potente: un dialogo segreto tra machismo texano, tenerezza queer e nostalgie che attraversano generazioni.

C’è qualcosa di quasi vertiginoso nella sua capacità di trasformare la quotidianità—un tavolo apparecchiato all’aperto, un letto disfatto, il profumo del Texas dopo il sole— in una forma di intimità che tocca chi guarda. La sua voce emerge tra le righe delle sue opere e delle sue parole: una voce che non vuole spiegarsi, ma evocare. Che sfida il machismo con la grazia di un dettaglio. Che parla di padri, di corpi mancati e immaginati, di ciò che resta quando la notte si ritira.

Questa non è un’intervista fatta di rivelazioni gridate. È piuttosto un invito a entrare in punta di piedi nel mondo di un artista che usa il tratto come una carezza e la memoria come un fuoco lento. Un mondo dove la bellezza non consola, ma rivela.

THE BOYS
60 X 48”
ACRYLIC ON RAW LINEN

Se il tuo dipinto fosse una colonna sonora, quali tre brani non potrebbero mancare?

Un Sospiro di Liszt, Southside of Heaven di Ryan Bingham, Home degli LCD Soundsystem.

Usi un’antica tecnica (il dry-brush) per raccontare storie molto contemporanee. Ti senti più un “Vecchio Maestro sotto mentite spoglie” o un “cowboy futuristico”?

Anche se prendo in prestito qualcosa dalla loro tecnica, non credo diventerò mai davvero un vecchio maestro, mascherato o meno. Di certo non oserei definirmi così.

Ma “cowboy futuristico” mi piace molto.

Quindi direi questo: un cowboy futuristico. Un cowboy del futuro.

THE PARTNER
24 X 30”
ACRYLIC ON RAW LINEN

C’è un gesto quotidiano di vulnerabilità maschile che ti commuove più degli altri?

Il tocco. L’altro giorno uno sconosciuto mi ha messo una mano sulla spalla mentre mi ringraziava. All’improvviso è stato come se lo conoscessi da anni. Gli uomini americani hanno particolarmente paura di toccarsi tra loro. E c’è qualcosa in quel gesto che sembra fraterno, o forse persino paterno. Un’azione così semplice — una mano su una spalla — eppure capace di richiamare tutte le relazioni che abbiamo avuto con gli altri uomini nella nostra vita.

Ci ricorda che facciamo parte di un tessuto più grande.

Tutti desideriamo l’approvazione di nostro padre, tutti desideriamo riconoscimento, gentilezza, tenerezza.

HE WAKES BEFORE ME
9 X 12”
ACRYLIC ON RAW LINEN
SELF PORTRAIT WITH MASK
24 X 30”
ACRYLIC ON RAW LINEN

Se potessi dipingere una sola scena per il resto della tua vita, quale sarebbe?

Il tavolo da pranzo nel mio giardino, sotto la grande quercia accanto all’orto di mio marito. Potrei dipingerlo all’infinito, come i covoni di Monet. Una sera calda, con amici, candele, vino versato e risate. E poi di nuovo, quieto e vuoto, al mattino presto. E ancora, nel pomeriggio, mentre mio marito lavora in giardino e il sole si riversa sul prato.

E poi ancora, nella notte quasi buia, quando si intravede noi due a letto dalla finestra della camera.

Ancora e ancora e ancora: la cadenza di una vita quotidiana che un giorno sarà semplicemente scivolata via.

EROS
24 X 18”
ACRYLIC ON RAW LINEN

Oltre alla pittura, sei entrato anche nel mondo della profumeria. La tua fragranza Carrasco prende il nome dal cavallo di tuo nonno. Quale ricordo legato a lui — una scena, un odore, una sensazione — ti ha ispirato di più nella creazione del profumo?

Volevo catturare un odore che avevo quasi dimenticato dopo aver lasciato il Texas: il pascolo, l’erba seccata dal sole, il sudore di un cavallo, il vento che solleva il profumo dei cedri nella Hill Country, il vano portaoggetti del pickup di mio nonno. È profondamente legato a un senso del luogo. Ma c’è anche un aspetto selvatico, quasi sensuale, nella fragranza. Qualcuno l’ha descritta come “sesso in stalla”, e credo calzi a pennello.

Se Carrasco potesse parlare, cosa direbbe di te?

Si ricorderebbe di me come un ragazzino magro che non riusciva a sollevare la sella, e che una volta è caduto da cavallo quando dei cinghiali selvatici li hanno spaventati.

Credo direbbe che mio nonno era felice di avermi con sé al ranch, anche se non lo dimostrava sempre.

Il profumo direbbe che, con il tempo e con impegno, impariamo ad amare le nostre imperfezioni; che la fiducia non nasce dalle capacità o dai riconoscimenti, ma è più una scelta di accettazione.

WATCHING THE RAIN
48 X 60”
ACRYLIC ON RAW LINEN

Se potessi dipingere l’intimità senza mostrare un corpo, come lo faresti?

In un milione di modi. Un letto sfatto nella luce del mattino. Una peonia che appassisce, aprendosi in modo scandaloso. Un comò con gli oggetti di una vita condivisa. Una stanza vuota di una casa. Il cielo notturno.

L’intimità è ovunque.