Alexis è la regina dell’oppio come Amanda Lear di Chinatown

Alexis è un giovane fotografo della Provenza, da sempre appassionato al mondo della fotografia e del cinema, da cui trae ispirazione per i suoi scatti.

Alexis decide di aprire il suo account Instagram con il nome “The Opium Queen”, frase celebre tratta dalla canzone Queen of Chinatown di Amanda Lear icona indiscussa del mondo queer. Le sue foto raccontano diverse situazioni: feste, backstage di moda, semplici scatti ad amici e ragazzi conosciuti su Instagram e una serie di Polaroid, che possono essere viste nel suo sito. Alexis ama scattare a Marsiglia, per i colori che la città offre, città che però in passato non gli è stata comoda per la sua personalità.

Alexis ama scovare l’anima di chi scatta attraverso le sue foto instaurando un rapporto di fiducia e sintonia con le persone che posano per lui.

Com’è nata la tua passione per la fotografia?

Ho sempre amato fare foto. Faccio parte dell’ultima generazione nata e cresciuta facendo foto analogiche.

Ricordo che guardavo gli album dei viaggi di famiglia, aspettavo di ricevere le immagini sviluppate.

Al college studiavo cinema e ho frequentato un trimestre per imparare la fotografia. Ho capito che era un buon modo per cogliere l’attimo, un ricordo, raccontare una storia in modo veloce più che un film perché non ho molta pazienza nel fare le cose.

Da dove nasce la scelta del nome The Opium Queen, frase che ritroviamo nella canzone di Amanda Lear “Queen of Chinatown”? 

Esattamente! Sono un pò affascinato da Amanda Lear. Quando sono stato a Berlino per una settimana durante l’estate 2014 ascoltavo questa canzone in ripetizione, tutto il giorno, i miei amici sono impazziti, e quando stavo cercando il nome del mio account Instagram ho deciso di chiamarlo proprio The Opium Queen.

Quanto è fondamentale Marsiglia per te? E cosa ti attrae di questa città?

Sono nato ad Aix-en-Provence e cresciuto in Provenza, in campagna . Ho studiato a Marsiglia per 3 anni. Ho odiato Marsiglia da adolescente e da studente. Ho pensato che fosse una città troppo dura, troppo chiusa, troppo omofoba e senza ambizioni. Dopo 8 anni a Parigi ho deciso di tornare l’anno scorso, con il Covid ho capito che avevo bisogno di ritrovare le mie radici. Era ora che tornassi a casa, in Provenza.

Scelgo Marsiglia perché è una grande città e per la luce, il mare, lo spazio. Adesso mi sento più a mio agio con questa città.

Penso che sia più una città adulta, e ho la maturità e la forza sufficienti per essere me stesso senza avere paura.

Come definiresti il tuo lavoro?

Come quello di un collectionneur, colleziono immagini, momenti, con le modelle, con gli amici, alle feste, durante i viaggi. Una raccolta di diversi momenti della bellezza per me, magari da mostrare un giorno.

Chi sono gli uomini che scatti?

Alcuni sono amici, altri sono ragazzi con cui parlo su Instagram.

Che situazione preferisci immortalare di più?

Nonostante non faccia molti ritratti adoro catturare gli occhi di una persona, guardando l’obiettivo e capire davvero che questa persona è rilassata, collegata a me. Percepire un pezzo del suo spirito.

Cosa ami di più delle tue polaroid?

Amo l’ambivalenza tra i colori freddi e i corpi.

Cosa ti ispira maggiormente?

Il cinema. Penso di conservare molte immagini delle atmosfere che ho visto nei film da quando ero bambino.

In quale luogo immaginario ti piacerebbe scattare? 

Ci sono troppi luoghi reali in cui mi piacerebbe girare per pensarne uno immaginario. Ma forse nella Valle dei Templi agrigentini prima che fosse in rovina.

Quanto è fondamentale per te instaurare un rapporto amichevole con le persone che fotografi nude ?

Nudo o no, è importante perché mi aiuta a cogliere l’anima della persona, anche se riesco a coglierne solo un po’, sono felice.

Non si tratta solo del corpo, ho bisogno di una connessione tra l’anima e il corpo per essere soddisfatto delle mie immagini.

Come ti immagini tra qualche anno?

Difficile da dire… spero di poter ancora fare foto e di sentirmi confidente con me stesso.