Elex, passando per Roma arrivi ai sentimenti del cuore

“Piazzale del Verano” è il terzo singolo della giovane romana Elex, prodotta da Winniedeputa mette in mostra un lato più intimo e delicato di quello che avevamo sentitio ad oggi, abbiamo fatto due chiacchiere per capire meglio il suo mondo
Ciao Elex, come stai e dove ti trovi?

Ciao! Al momento sono sul letto cercando di resistere all’abbiocchino post pranzo, ma a parte questo sforzo titanico di rimanere sveglia, tutto bene.

Come ti sei avvicinata alla musica?

Grazie a mio padre, che da quando sono piccola ascolta tantissima musica, cucina col sottofondo musicale, ed è passato dai dischi nello stereo alle casse bluetooth con Spotify. Poi sono una persona rumorosa ed entusiasta quando mi gira bene e da piccola cantavo ovunque, tanto che a un certo punto i miei si sono scocciati (probabilmente) di sentirmi urlare e mi hanno convinto a prendere lezioni di canto per dare senso a questa mia voce tanto ostentata.

Chi è stata la tua prima “cotta” musicale?

Ehh oddio, la prima in assoluto non lo so. Forse non parlerei proprio di “cotta” ma di amore platonico e occhi a cuoricino per i Bee Gees, ma per nessuno di loro in particolare, io amavo la loro musica senza curarmi degli artisti singoli che erano, soprattutto perché avevo bene o male cinque anni e non sapevo neanche accendere un computer.

Parlami di “Piazzale Del Verano”, cosa rappresenta questo luogo e perché le hai dedicato una canzone?

“Piazzale del Verano” è l’anticamera di San Lorenzo, il quartiere dove esco spesso la sera qui a Roma, quindi è il posto da cui devo passare per tornare a casa dopo una serata. In particolare nella canzone ricordo un momento preciso in cui ci sono passata cantando insieme alla persona di cui parlo nella prima strofa. Era il capodanno prima del covid ed eravamo entrambi mezzi ubriachi. È il simbolo di tanti ricordi speciali.

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Elex
Chi è l’artista che ascolti quando torni a casa la notte?

Ovviamente dipende dal periodo, ma quando l’ho scritto mi riferivo a una sera in cui sono tornata a casa con una di quelle bici elettriche che si possono affittare per strada e mi sono sentita metà discografia di Ludovico Einaudi. Me lo ricordo come un momento mistico, in cui il piano di Einaudi mi portava in un universo parallelo, in una dimensione altra nel buio della notte.

L’amore ruota al centro dei tre brani che hai pubblicato a oggi, sei una persona sognatrice, realista o istintiva?

Direi che in quanto essere umano in continua dialettica sono tutte e tre le cose, il che, non nego, spesso mi crea una confusione tremenda. In realtà se l’amore è il punto di “Anestetici” e “Piazzale del Verano”, anche se in misura minore, in “Anime Perdute” l’amore non c’entra proprio niente. Anzi è una riflessione puramente individuale e sofferta di alcuni temi su cui mi arrovellavo quando l’ho scritta.

Scrivi di cose personali o ti piace inventare storie?

Per ora scrivo prettamente di questioni personali, anche se spesso penso che mi piacerebbe inventare storie, come se ascoltando una mia canzone si sentisse una sorta di mini audiolibro. Per ora non saprei come metterlo in pratica ma la sola idea di poter sperimentare mi stuzzica.

Stai lavorando a nuova musica?

Certo. Quando mi vengono in mente parole interessanti me le segno, o se sento l’esigenza di scrivere un concetto, lo butto giù e poi ci lavoro in seguito. E poi quando posso andare in studio vado e lì creiamo più concretamente nuove cose.

L’ultimo album di cui ti sei innamorata:

“Phoenix” di Charlotte Cardin e, per bilanciare un artista straniero e uno italiano, “Nostalgia Liquida” di Cicco Sanchez a mani basse.

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