ALDA: occhi di gatto, lingua tagliente

Dopo essersi fatta notare con i singoli “Occhi di Gatto” e “Strega Comanda Colore”, Alda torna con il singolo “Preconcetti” una coltellata contro le discriminazioni e la violenza verbale.

Non fatevi ingannare dai suoi occhioni, ALDA da Pesaro quando rappa non fa sconti a nessuno, le sue rime arrabbiate arrivano diritte a destinazione e le sue basi elettroniche, mi hanno riportato alla memoria il malessere fumoso del trip hop contaminato dal glitch. Cresciuta ascoltando il suo idolo assoluto Kaos One, con i suoi 22 anni ALDA fa parte della scuderia Asian Fake e sovvertirà le regole del rap con le sue frasi dirette che travolgono tutto come un fiume in piena, quasi a comunicarci che per lei fare musica è un’urgenza, una necessita. Il prossimo maggio la vedrete sul palco sul MIAMI, nel mentre abbiamo fatto due chiacchiere per conoscerla un po’:

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Tutte le foto sono di Simon

Ciao ALDA come stai?

Tutto bene grazie

Ci racconti come ti sei avvicinata alla musica?

Ho cominciato a scrivere giovanissima, avevo 12 anni quando ho scritto i miei primi pezzi rap, ho continuato per un po’ facendo anche dei concerti nella mia città, Pesaro, soprattutto nei centri sociali. Poi ad un certo punto mi sono fermata perché avevo smesso di credere nel potere della parola e della comunicazione. Fin che non ho conosciuto una persona, Michele Nannini che poi è diventato il mio producer, lui fa tutt’altro, ovvero musica elettronica.

E’ stato lo scontro tra i nostri due mondi, tra elettronica e rap, a dar vita a questo nuovo progetto che per me è stata una nuova partenza. ALDA nasce così.

Ora capisco il perché di queste basi, penso alla chiusura eletrronica e distorta di “Occhi di Gatto” o ai glitch di “Strega Comanda Colore” e tutto torna! Credo siano il lato imprevedibile dei tuoi pezzi.

Sì, c’è molta ricerca, tutti noi teniamo moltissimo al lato della produzione che al giorno d’oggi spesso viene trattata in modo superficiale. Ci piace lavorare sui suoni per rendere il tutto più interessante.

Chi è Pleading Fern con cui hai scritto “Cicatrice” che ha una base che è un trip?

E’ il nome d’arte del mio produttore, “Cicatrice”, è stata la prima cosa che abbiamo fatto insieme, io le ho mandato le mie barre e lui ci ha svarionato sopra ed è uscito questo pezzo che è un feat. ALDA contenuto nel suo EP “Cicatrice Fantasma Perfidia”.

Strega Comanda Colore” e “Occhi di Gatto” sono due titoli che rimandano all’infanzia, cosa ti lega a questo periodo innocente della vita?

L’infanzia è un elemento fondamentale nelle mie canzoni, non è stata una scelta ma è qualcosa di cui mi viene naturale scrivere.

Un aspetto che si scontra con il tuo rappare da arrabbiata, quasi come se ti dovessi liberare di quello che stai dicendo, è così?

Nella vita di tutti i giorni sono una persona molto controllata, tendo a razionalizzare molto tutto quello che mi succede e cerco di capire sempre gli altri, però spesso in questo modo annullo la mia parte istintiva che esce fuori quando faccio musica.

Parliamo del pezzo appena uscito, “Preconcetti”, una canzone che si differenzia dalle altre, in cui ti metti più a nudo, come ti fa sentire?

Fare uscire una canzone è sempre un momento liberatorio per me, per questo pezzo sono un pochino più preoccupata perché è una canzone molto più intima in cui, come hai detto anche tu, mi metto a nudo e viene fuori un aspetto fragile di me che nei pezzi precedenti era meno esplicito.

L’artwork di “Preconcetti”

Quali sono i “Preconcetti” con cui ti sei scontrata e che ti hanno portato a scrivere questa canzone?

Preconcetti” è una canzone non vuole condannare chi ti fa del male per colpa dei suoi pregiudizi, parlo più che altro degli effetti che provocano alle persone, le difficoltà che uno deve affrontare dopo aver subito delle violenze verbali o fisiche.

E’ una canzone rivolta al genere umano in cui dico: Hey guarda che mi fai male se mi insulti gratuitamente. La musica è il mio modo per esprimere questo sentimento e per abbattere i pregiudizi.

Purtroppo agli insulti gratuiti non ci si abitua mai… anche se confido nelle nuove generazioni che mi sembrano molto più aperte, certo poi una grande città non è lo specchio dell’Italia intera…

Purtroppo questo tipo di cultura è troppo radicata e se si cresce con il cattivo esempio è difficile crescere con degli ideali giusti. Spero che i miei coetanei siano più aperti perché sentire determinati insulti in questo periodo storico è imbarazzante.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali?

In genere non è tanto la musica a stimolare la mia creatività ma più gli eventi che mi succedono, mi basta uscire di casa per prendermi male e scrivere una canzone, anche qui a Milano capita mi di vedere situazioni brutte e poi si percepiscono molto i contrasti tra la ricchezza e la povertà. Io vivo a Milano da due anni ma con il Covid non posso dire di conoscere la città, per me è ancora un posto nuovo da scoprire anche perché appena potevo tornavo a Pesaro.

Se devo farti un riferimento musicale, durante la mia adolescenza ho ascoltato tantissimo Kaos One.

Qual è il tuo posto preferito di Pesaro?

Un baretto che si chiama “La Musa Rauca”, a Pesaro è difficile trovare luoghi con una forte identità, questo è un posto di aggregazione in cui mi ritrovo spesso e so che se ci vado troverò delle persone piacevoli che da altre parti non troverei.

Di Milano invece cosa ti piace?

La sua dinamicità, accadono un sacco di cose, è stimolante, spero di viverla di più.

Mi hai parlato del tuo amore per Kaos One ma chiudo l’intervista chiedendoti: c’è un artista donna che stimi?

Madame, penso che abbia creato una sorta di rottura, mi sono accorta che ora ci sono anche molti artisti uomini che si approcciano al rap con il cantato, cioè con un rap melodico, credo abbia spaccato qualcosa in positivo.

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