Si chiama “CAMMJNO” il nuovo ep di Anzj, produttore, musicista e cantante di Milano. Le sue canzoni mescolano stili diversi creandone uno suo e parlano di esperienze vissute e relazioni interpersonali, che creano connessioni non scontate.
Andrea Anzivino, in arte Anzj, con i suoi 23 anni fa da tempo parte della scena italiana sia come produttore che artista. Il suo primo ep ufficiale si chiama “Spazjo” uscito nel 2020, a cui oggi fa seguito il nuovo ep “CAMMJNO”, 8 tracce accompagnate ciascuna da un’immagine e che unite insieme vanno a comporre l’artwork.
Nato a Milano, trascorre i suoi primi 18 anni nella provincia di Vercelli per poi tornare nella sua città. Studia sin da bambino batteria e pianoforte e comincia ad avvicinarsi a composizione e produzione a 14 anni, oggi oltre a curare il suo progetto Anzj, è uno dei produttori più richiesti nel panorama italiano.
Elettronica, pianoforti, sample, melodie pop e testi brutalmente personali creano il mondo di questo avventuroso “CAMMJNO“, anticipato dal singolo “TU SAI TUTTO feat. Camilla Magli“.
8 tracce che, come una scia di sassolini formano il percorso da seguire per entrare nel mondo di Anzj, spesso tortuoso e in salita come la vita e l’amore di cui racconta nelle sue canzoni.
Ciao Andrea, come stai?
Bene, grazie, ora che l’ep è fuori sono sereno, essendomi occupato anche di mix e master ero un po’ sotto pressione con le varie consegne e poi puntualmente cambiavo cose all’ultimo minuto.
E’ il privilegio dell’aver fatto tutto tu, dalla scrittura, alla produzione, al master!
E’ un’arma a doppio taglio in realtà, a volte con una persona che se ne occupa magari c’è qualcosa che vorresti modificare ma per non rompergli le palle non lo fai, mentre se sei tu l’unico responsabile fai fatica a capire quando una cosa tua è finita, probabilmente non lo sarà mai.
L’artwork di “CAMMJNO” è composto da 8 foto, ciascuna abbinata ad una canzone, me ne parli?
Sono arrivato da Matia Chiodo, che è il mio art director, con cinque brani e zero idee di come trasporli a livello visivo, così gli ho chiesto di aiutarmi a capire come creare un dialogo.
La coerenza di “CAMMJNO” non è data tanto a livello tematico, da luoghi o da oggetti, ma dalla persona che li sta vivendo. Sono varie sfaccettature della stessa vita, ma non dello stesso momento.
Quindi ci siamo chiesti come facciamo a rappresentare questi istanti così diversi tra di loro? Far risultare coerenti le otto foto come se uscissero dallo stesso mondo è stato complesso, abbiamo fatto un sacco di prove, di tagli, cambiato cromie. E’ la copertina di un diario di viaggio che io vivo in questo cammino che ho intrapreso.
Ci spieghi queste associazioni foto/canzoni?
Quello che abbiamo voluto è che ogni brano risponda quasi ad una domanda, che abbia un luogo e un oggetto che in senso metaforico rappresenti quello che dice la canzone a cui è associato.
Ad esempio “NOTTI DI MAGGIO” ha ad accompagnarla la foto di un cactus nel letto tra le lenzuola perché nel pezzo parlo delle paranoie che ti tengono sveglio la notte. Sta a rappresentare che non resto sveglio perché il letto è scomodo, ma sono io il cactus che da quasi fastidio al letto pungendolo.
E’ un po’ il contrario de “La Principessa sul Pisello” e questo livello d’interpretazione funziona un po’ con tutti gli scatti. In “DENTRO” c’è un’azione che di solito si fa all’esterno ovvero quella della grigliata, dove c’è quella frenesia che ti porta a volerti rifugiare in casa e a fare qualcosa di assurdo come fare la griglia al chiuso. Quindi le bistecche in bagno.
Tutte le foto e i set sono realizzate da me e dal mio team senza di loro non ci sarei riuscito, Matia che ha tradotto le mie idee, il fotografo Lorenzo Bonanni e il grafico che ha dovuto creare l’equilibrio anche seguendo l’ordine delle canzoni, è un mix di perfezionismo e minimalismo grafico.
Direi che esprimono un caos ordinato, che poi è come definirei anche la tua musica, le canzoni sono diverse tra loro ma hanno un’individualità, è corretto?
Sì, ciò che le lega è questa persona che ha intrapreso un cammino e che ha incontrato determinate cose lungo il percorso. “LUNA STORTA” ha i palazzi che si specchiano come se fossero sull’acqua, rappresenta il ritornare nel paese in cui si è cresciuti da bambini ( a Gattinara in provincia di Vercelli ndg), dopo aver vissuto in una grande città come Milano. C’è anche un aspetto ludico dietro al concept.
Mi piace l’imprevedibilità delle tue canzoni, un pezzo magari comincia al pianoforte e poi diventa elettronico e schizzato, un’altra lento quasi atmosferico e poi entra un’orchestra che si trasforma in una jungle distorta. Sembra l’alternarsi frenetico degli stati emotivi di un ragazzo della tua età, come la vedi?
Io faccio musica perché mi piace altrimenti smetterei o cambierei genere, non ho aspettative. Mi piace fare quello che mi piace ascoltare e mi piace proprio tanto produrre. Ci sono cose che personalmente ascolterei poco, ma sono super divertenti da produrre e quindi le faccio.
Questo approccio si lega anche con gli stati emotivi che ho provato in questo percorso, che in sostanza sarebbe la ripresa della vita dopo il Covid.
“Spazjo” il mio primo ep aveva atmosfere più eteree meno con i piedi per terra, era il viaggio onirico che una persona poteva fare in casa durante il lockdown, quindi dall’interno della propria testa verso l’esterno.
“CAMMJNO” è esattamente l’opposto, sono io che vedo e faccio cose concrete e queste azioni dall’esterno vanno a modellare la mia persona dentro. E’ il mondo tangibile che interiorizzo. Questo concetto si riflette anche nella musica dove i suoni sono più terreni, anche se vuoi distorti, ma qualcosa su cui ci puoi camminare sopra.
Parlami dei tuoi ascolti:
Mi annoio facilmente quindi ascolto di tutto a momenti, vado in fissa con la classica, poi con il jazz, con l’elettronica, l’EDM, ma cerco di non emulare mai nessuno. Cerco sempre di prendere e creare qualcosa che sia un mio identificativo.
L’hyperpop americano ha sicuramente influito per la sua libertà di espressione, ma non a livello tematico, perché trovo che a volte sia troppo ironico, autoreferenziale e pop, che non è molto il mio stile, che è più metaforico e introspettivo anche quando attingo da queste sonorità.
Ascolto molto Flume, Aphex Twin, ma come ho detto cerco di fare cose mie originali, ad esempio in “AMORE TERMINALE” c’è questo drone che dura per un minuto all’inizio e io non l’ho mai sentito in Italia in un brano mainstream.
Ti ho sentito dire su Instagram “ho fatto un brano per ogni genere di persona”, cosa intendi?
Dal mio punto di vista sono 8 brani ma ciascuno è così unico nel suo modo di esprimere un mood, che secondo me a fatica ci sarà qualcuno che non apprezzerà o non sentirà nelle sue corde almeno uno di questi pezzi.
Se cerchi la ballad c’è “LUNA STORTA”, se vuoi qualcosa di più aggressivo c’è “SUONO LOUD” e se cerchi l’introspezione c’è “NOTTI DI MAGGIO”.
Chiudiamo con l’ultimo album di cui ti sei innamorato:
Io separo gli ascolti tra le cose che mi possono ispirare lavorativamente, perché hanno delle sonorità nuove e che considero valide da esplorare e l’ascolto emotivo, quindi ti dirò due dischi.
A livello musicale ti segnalo “Yes Place” di Biicla, è un album bellissimo che esprime molto bene la direzione che la musica può prendere nel futuro perché è dance, pop, anche hyperpop sotto certi aspetti, e sfrutta molto bene le componenti elettroniche, che saranno sempre più presenti nella musica.
Invece a livello emotivo di testi e di racconto mi piace Fishmonger “boneyard aka fearmonger” questo album ha un mood nostalgico, ma che filtrato con l’elettronica ti offre qualcosa di nuovo, a tratti divertente e altri aggressivo, ha tutti i check nei box delle cose che mi piacciono.