E come ogni fine anno arriva la top 20 degli album italiani e stranieri di cui ci siamo innamorati, enjoy it:
N.20 – Father John Misty “Chloë and the Next 20th Century” (Sub Pop)
Il cantautore Josh Tillman ripercorre l’età d’oro di Hollywood per una raccolta di canzoni sognanti, riccamente orchestrate e con un lato ironico, uno studio riuscito sull’atemporalità delle canzoni d’amore.
N.19 – Beabadoobee “Beatopia” (Dirty Hit)
Ispirato da un mondo sognante e infantile, enfatizzato nell’artwork, e dai successi radiofonici pop degli anni 2000, il secondo album di Bea Kristi è contemporaneamente denso e giocoso, melodico e dissonante, leggero e impegnato più intimo. Meno indie rock del suo predecessore ma in una veste che le calza comunque a pennello.
N.18 – Jockstrap “I Love You Jennifer B” (Rough Trade)
Alcuni album di debutto sono molto attesi a causa del clamore generato da Internet ma non è il caso del duo inglese Jockstrap, che hanno mantenuto le aspettative con “I Love You Jennifer B”, un disco magico fatto di pop sperimentale talmente stretchato da rendere il genere indefinibile. Have a good ride.
N.17 – Weyes Blood “And in the Darkness, Hearts Aglow ” (Sub Pop)
Il quinto disco di Natalie Mering è qualcosa di maestoso, come una spedizione nell’occhio di un ciclone; un insieme ambizioso e stravagante di canzoni d’amore e inni evegreen, con imprevedibili e appaganti arrangiamenti orchestrali. La sua consacrazione.
N.16 – CMAT “If My Wife Knew, I’ll Be Dead” (Awal)
Se siete un po’ dei nerd della musica non vi sarà sfuggito questo album che purtroppo non è stato distribuito in Italia. La 25enne cantautrice irlandese Ciara Mary-Alice Thompson in arte CMAT è una pop star tuttofare che ha realizzato un album di debutto quasi perfetto. Una deliziosa combinazione di lussuria ed ironia con melodie country pop che restano appiccicate in testa, testi esilaranti ed una voce avvolgente.
N.15 – Whitemary “Radio Whitemary” (42 Records)
Un disco che viaggia nella mente di chi ascolta per toccare i poli della nostra parte razionale e del nostro istinto che ci chiama e ci assorbe in una galleria di luci al neon e parole ripetute come mantra. In un abitacolo che ospita pensieri e sentimenti, in un viaggio lungo quanto l’esplorazione di noi stessi. Whitemary abruzzese in pianta stabile a Roma vi sorprenderà.
N.14 – Lykke Li “EYEYE” (Pias)
Il disco che dovrebbe chiudere il cerchio sul tema tanto caro all’artista svedese che vive da anni a Hollywood, ovvero i cuori spezzati, è anche il più scarno, grezzo e sincero della sua carriera. Palindromo nel titolo e nella sua durata 33:33, il quinto album di Lykke Li è compagno del dolore quanto la luce è compagna del mattino.
N.13 – Christine and the Queens “Redcar les adorables etoiles (prologue)” (Because)
Canzoni di rottura senza schemi predefiniti e melodie malinconiche anni ’80 marchiano la nuova uscita di Héloïse Letissier, che oggi si trasforma in Redcar. Un lavoro scritto e registrato in sole due settimane e che fa da prologo ad un progetto in via di sviluppo come la sua persona. “Redcar” non è facile e necessita diversi ascolti, ma superato lo step capirete la magnificenza e l’unicità di quest artista.
N.12 – Charli XCX “Crash” (Atlantic)
“Crash” è il disco pop migliore di Charli XCX dai tempi del mixtape “Pop 2”. Come il film di Chronenberg, da cui ha preso in prestito titolo e concept ha sovvertito le regole del cinema d’autore, “Crash” ribalta le regole del pop. Si torna a fare festa senza inibizioni ma in favore di suoni più facili e meno hyper pop.
N.11 – Ariete “Specchio” (Bomba Dischi)
La cantautrice romana Ariete si è costruita una fan base invidiabile che la adora, ogni suo concerto è una cerimonia fatta di cantate a squarcia gola e diritti lgbt+, se l’Italia l’ascoltasse con più attenzione sarebbe sicuramente un paese migliore. Storie d’amore e un’apatia adolescenziale alla “Donnie Darko” aleggiano tra le canzoni, ma c’è anche quell’energia che arriva all’improvviso tipica della sua età. Ci aspettiamo grandi cose.
N.10 – Arctic Monkeys “The Car” (Domino)
Gli Arctic Monkeys non sono stati mai così evocativi e l’entusiasmo della band nell’esplorare nuovi stili è encomiabile. Forse chi vive nel ricordo rimpiangerà per sempre le loro hit da stadio come “Teddy Picker”, ma questo album si chiama “The Car” quindi mettetevi comodi e godetevi questo viaggio old-fashioned e che potrebbe metterli in lizza per comporre il prossimo theme di James Bond.
N.09 – Oliver Sims “Hideous Bastard” (Young)
Oliver Sim è noto per essere la voce dei The XX, questo suo primo album è un lavoro liberatorio che lo ha accompagnato un percorso di accettazione nei confronti di dipendenze, della sua sessualità e del convivere con lo stigma dell’HIV che ha contratto a soli 17 anni.
“Hideous Bastard” è il mostro che ha convissuto dentro ad Oliver e che finalmente si è liberato, e che ha creato un album in cui convivono passato e futuro, dove sonorità digitali si scontrano con l’amore per la musica degli anni ’60, trasmessogli dal padre e che danno vita ad un album imprevedibile.
N.8 – King Princess “Hold On Baby” (Columbia)
King Princess è l’alter ego di Mikaela Straus, cantautrice e polistrumentista queer di Brooklyn. “Hold On Baby” è il suo secondo album: una lavoro intelligente, intenso, provocatorio e seducente del pop che verrà e che giustifica l’hype si è costruito intorno a lei. Pensate che il suo primo contratto le è stato offerto a 11 anni… lei rifiutò ma aspettare paga, tanto che è stata scoperta dal super produttore Mark Ronson, diventando la prima firma per la sua etichetta Zelig.
N.7 – Aurora “The Gods We Can Touch” (Glass Note)
Proprio come i suoi due album precedenti, “The God We Can Touch” si discosta dalla musica pop canonica per le sue qualità innovative e cinematografiche. L’album è un concept per l’unità tematica dellle sue tracce, con ogni canzone dedicata all’umanizzazione di un diverso dio o divinità spirituale, dai personaggi mitologici greci alle figure cristiane. Un manifesto che si districa tra electro pop e tracce spirituali e che inneggia all’amore libero. Un’artista unica nel suo genere, che va assolutamente vista live.
N.6 – GINEVRA “DIAMANTI” (Asian Fake)
Un disco atteso “DIAMANTI” di Ginevra, cantautrice e musicista di Torino che si conferma un’artista avant-garde nella scena musicale Italiana. Canzoni pop fragili, notturne, intime ma anche sorprendentemente muscolari.
Ricche di riferimenti colti ed esterofili, risplendono nella notte come le sfaccettature di un diamante colpito dalla luce della luna o di una strobo. C’è l’elettronica che ti trasporta in un club berlinese, ma anche la nostalgia della Bristol dei Massive Attack e di Tricky, e di quei suoni che ti annebbiano come un joint.
“DIAMANTI” è un ibrido tra determinate sonorità inglesi e il cantautorato, un album che in mezzo al panorama italiano luccica come il nome che porta.
N.5 – Tove Lo “Dirt Femme” (Pretty Swede)
“Dirt Femme” è un album sexy, intelligente e, cosa più importante divertente della produttrice e cantante svedese Tove Lo. Un passo avanti per Tove Lo senza perdere nulla del suo fascino caratteristico, sicuramente l’album pop dell’anno, il quinto della sua carriera e il primo auto prodotto dalla sua neonata etichetta Pretty Swede. “Dirt Femme” è un disco che deve molto a Giorgio Moroder con i suoi sintetizzatori che pulsano dappertutto, è musica disco euforica accoppiata con testi tristi, da ballare e cantare insieme.
N.4 – Wet Leg “Wet Leg” (Domino)
Le Wet Leg hanno pubblicato un album di debutto che è diventato un “Istant classic” e giustifica tutto l’hype che le circonda. Il duo dell’isola di Wight mette in atto gioco spiritoso e caloroso nel caos dei loro venticinque anni, con hit infettive come l’ammiccante “Chaise Long” divenuta un festival anthem, “Wet Dream” è il suo ritornello da cantare a squarciagola o ancora “Angelica” e la sua malinconia retrò. Un album che ci riporta ai fasti del brit pop ma in modo intelligente e fresco.
N.3 – Rosalía “Motomami” (Columbia)
“MOTOMAMI” di Rosalía spazia per flamenco, bachata, reggaeton, bolero, synthpop, hyperpop, samba e collage sperimentali che potremmo definire “avant-pop”. Motomami è tanto provocatorio e rischioso quanto creativo. Mette in mostra Rosalía come un “master”, intrecciando i fili contraddittori del pop latino e anglosassone con forme tradizionali e d’avanguardia e suoni freschi in un approccio radicale gloriosamente articolato che rende l’ascolto ossessivo. Rosalía è la popstar del futuro.
N.2 – 070 SHAKE “You Can’t Kill Me”
Da quando è entrata sulla scena come collaboratrice IN “Ghost Town” di Kanye West, 070 Shake sembra abbia esplorato e sperimentato senza paura suoni diversi. Mescolando e abbinando, scuotendo e mescolando il piatto, spesso emergendo con un marchio musicale straordinariamente unico, “You Can’t Kill Me” è una continuazione di questo marchio artistico – quello di un artista che non si ferma mai. In questo progetto, 070 Shake fa un passo successivo che è emozionante e pieno di momenti meravigliosi anche grazie alla produzione di Mike Dean. Un album d’amore oscuro e viscerale che dal vivo arriva diretto con tutta la sua potenza e il suo carisma magnetico.
N.1 – Yeah Yeah Yeahs “Cool It Down” (Secretly Canadian)
Il cielo di Los Angeles non è mai stato così infuocato, gli Yeah Yeah Yeahs da New York cambiano skyline e tornano dopo 9 anni con “Cool It Down”, un album con atmosfere alla David Lynch, ma con quella loro ruvidezza DIY inconfondibile.
Il quinto album degli Yeah Yeah Yeahs esplora l’isolamento dell’era della pandemia, affronta la rovina ambientale, e parla di cieli rosso fuoco che sembrano il preludio di un apocalisse, ma lasciando sul finale un segnale di speranza e di ottimismo sul futuro.
Gli Yeah Yeah Yeahs sono cresciuti, si sono evoluti e noi insieme a loro, la voce di Karen da ruvida e tagliente è diventata a tratti setosa, in altri sussurrata, sembra quasi una meditazione post punk che culmina nel duetto con Perfume Genius “Spitting on the Edge of the World”, un inno epocale che sputa sul mondo e su tutte le sue contraddizioni. Un album tremendamente attuale che si aggiudica il podio come miglior album del 2022 per TOH! Magazine.
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