GINEVRA: canzoni fragili per cuori puri

DIAMANTI (Asian Fake) è l’atteso debutto di GINEVRA, con cui la cantautrice e musicista di Torino si conferma un’artista avant-garde nella scena musicale Italiana.

Quelle di Ginevra sono canzoni pop fragili, notturne, intime ma anche sorprendentemente muscolari. Ricche di riferimenti colti ed esterofili, risplendono nella notte come le sfaccettature di un diamante colpito dalla luce della luna o di una strobo.

“DIAMANTI” è un album che ti arriva senza filtri con le sue parole dirette, mentre la sua musica ti fa sognare e ti avvolge cullandoti, per poi scuoterti con uno strattone che non ti aspetti, ma sempre con gentilezza. C’è l’elettronica che ti trasporta in un club berlinese, ma anche la nostalgia della Bristol dei Massive Attack e di Tricky, e di quei suoni che ti annebbiano come un joint.

“DIAMANTI” è un ibrido tra determinate sonorità inglesi e il cantautorato, un album che in mezzo al panorama italiano luccica come il nome che porta.

Abbiamo incontrato Ginevra un pomeriggio di fine novembre a Milano, il primo giorno di pioggia che ha segnato l’arrivo dell’inverno, e quella che potrebbe essere considerata una sfortuna ha reso lo shooting che la vede protagonista notturno, etereo e sincero come la sua musica.

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Total look ADELBEL (come in cover) – scarpe Dr. Martens
Ciao Ginevra, come stai oggi che ‘DIAMANTI’ è uscito da un paio di mesi e che feedback stai ricevendo?

Feedback stupendi, molto intimi e questa è una bellissima cosa. A me invece sembra passato un anno dalla release! Sono sommersa di cose da fare e da organizzare che non mi ricordo nemmeno che giorno è, ma sono contenta, significa che tutto sta andando avanti, stiamo cominciando ad organizzare il tour, me lo sto immaginando, sto cercando di capire cosa voglio combinare.

Immagino che vorrai riproporre l’atmosfera magica che hai creato per la presentazione del disco a Milano e per la ‘DIAMANTI Live Experience’ di VEVO?

Sì assolutamente, ci sono degli elementi che ci sono piaciuti molto quindi li riproporremo, anche se non è così facile da ricreare, i laser sono d’impatto ma hanno delle regole ben precise da seguire, ma il mood che m’interessa è quello di creare un’atmosfera immersiva non solo con me che performo, ma con un’esperienza più ampia.

Voglio trasportare tutti in un’altra dimensione con tempi dilatati, parti strumentali più lunghe, strutture leggermente cambiate, creando un contesto nuovo in cui il protagonista è il disco, ma che però ti lascia la sensazione di aver condiviso qualcosa.

Parlando di esperienza immersive io credo che “DIAMANTI” abbia il potere di farti entrare in empatia con il suo mondo, che poi è il tuo. Quanto ti sei messa a nudo nei testi?

Tantissimo, non riesco a separarmi da quello che scrivo come persona, come donna, c’è tutto di me. La sincerità e il mettermi a nudo creano la risposta del pubblico, ci ho messo un po’, ma poi ho capito che non riesco ad avere un approccio alla musica senza mettermi dentro, questo è il mio metodo, il mio modo di arrivare a chi mi ascolta, non saprei fare altrimenti.

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Total look N21 – scarpe Dr. Martens
Il diamante è la pietra preziosa dell’amore eterno, dura ma fragilissima che si scheggia facilmente e si spacca in mille pezzi se cade. Questo album mette in mostra tutte le tue sfaccettature come quelle della pietra che gli da il titolo, è questo il senso o è solo un mio viaggio?

(ride, ndg) È un viaggio che mi sono fatta anche io, ma a posteriori. In realtà ‘DIAMANTI’ è nata prima come brano, è stato il primo che ho scritto per il disco e come spesso mi succede è nato di getto, testo e melodia.

Quando ho cominciato a chiedermi come intitolare l’album mi sono accorta che “DIAMANTI” è una parola fortissima, un’oggetto per me così iconico e visivamente preciso, e avendoci messo tanto tempo a crearlo, volevo assolutamente che mostrasse tutte le parti di me.

Quindi ha acquisito tutto più senso a posteriori, con le sue sfaccettature, le sue diversità, i suoi riflessi, e per quanto ci sia un macro colore, che è una campana blu che contiene tutto, ci sono tante cose diverse in questo disco, brani più sperimentali, atmosfere da club, ballad, una componente rock. Lo reputo perfetto come titolo, non potrei sceglierne uno diverso.

Quando ti ho vista alla presentazione del disco live al centro della stanza con i musicisti intorno e allo stesso livello del pubblico, ho trovato una dualità tra la forza della tua voce e una sincera vulnerabilità espressiva, ti ci ritrovi?

Ci sono sicuramente dei momenti in cui mi sento vulnerabile, cantando certi testi è inevitabile, su un palco il racconto si amplifica all’ennesima potenza. Effettivamente ci sono momenti in cui si percepisce questa fragilità, all’evento poi ero particolarmente vulnerabile perché ci tenevo tantissimo, era la prima volta che ci esibivamo dal vivo, avevo il ciclo, tantissime emozioni che messe insieme hanno generato questa vulnerabilità.

Però mi piace che questa cosa arrivi in maniera ancora più sincera: non sono statuaria, mi guardi in faccia e capisci quello che penso, io non sono molto brava a mentire o nascondermi. Quindi sul palco la sincerità è totale anche perché per quanto tu ti possa preparare c’è sempre un incognita che può essere la location, il pubblico, o altro, quindi ogni live per me è un’esperienza differente.

Il tuo ep si intitolava ‘METROPOLI’ e conteneva ‘RAJASTAN’, per ‘DIAMANTI’ invece hai scritto ‘TORINO’ e nella canzone “BRICIOLE” parli di Berlino. Cosa ti lega alle città e al tema del viaggio in generale che ricorre nelle tue canzoni?

Io ho un legame fortissimo sia con Milano, che è la mia città in questo momento, che con Torino dove c’è la mia famiglia: sono due città che fanno parte della mia identità oggi. Credo che questo crei un legame inconscio con le città, con determinate esperienze che vivi in un luogo, e mi porta anche senza averlo deciso a parlare di spazio.

Se non abitassi a Milano avrei fatto questo album diversamente: Milano è la mia casa n.2, quella che mi sono costruita, dove ci sono tutti i miei amici e le persone con cui lavoro. È curioso questo legame che ho con le città, è quasi personificato.

Poi ci sono anche momenti in cui voglio scappare dalla città e qui il viaggio diventa un’evasione fondamentale. Mi piacerebbe fare un giro da qualche parte prima di Natale: magari lontano dal cemento, ho voglia di spazi aperti, ma chissà se ci riuscirò.

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Total look – ACT N1
Non hai riempito il disco di feat. ma ne hai scelto uno solo: Arashi che canta in ‘AMULETO’, e poi hai lavorato con Alessandro “Mahmood” alla scrittura di ‘ASTEROIDI’. Sono entrambi tuoi grandi amici giusto? Mi sembra di aver capito che avete un legame che va oltre la musica…

Assolutamente sì. Io avevo in mente di fare il mio disco, è il mio viaggio quindi sapevo di non volere feat. soprattutto in questo momento dove ne siamo tempestati. Io ho una visione piuttosto esterofila, guardo quello che succede in Italia ma osservo quello che fanno i miei artisti di riferimento, come Christine and the Queens per cui prima o poi dovrò prendere un aereo per andarla a sentire. Ecco lei non ha gli album pieni di feat.: è sempre tutto molto studiato e calibrato, anche io volevo che si creasse un racconto omogeneo.

Poi per caso è capitato che ho chiamato Riccardo “Arashi”, con cui ho lavorato tantissimo come autrice per altri artisti, e quindi c’è un legame sia umano perché siamo molto amici, che lavorativo, quindi ad un certo punto gli ho detto che era ora di scrivere un pezzo per noi e non solo per gli altri.

Stessa cosa vale per Ale (Mahmood), e Marco e Francesco Fugazza che sono i miei produttori, senza di cui questo album non ci sarebbe mai stato, eravamo tutti tra di noi. Ragionando a posteriori al percorso che abbiamo creato, mi sono resa conto che le persone che hanno lavorato al disco sono persone che fanno parte della mia vita e non incastri di marketing.

Sono doppiamente contenta del risultato di questo disco fatto in casa con le persone che stimo, la componente umana è importante per fare cose sincere e belle. Per come sono fatta io è difficile immaginarmi di fare qualcosa con chi non conosco. Non sto dicendo che non è mai successo, non sono un’eremita, ma preferisco non farlo.

Quanto sono stati fondamentali i fratelli Fugazza per questo album e cosa hai imparato da loro?

Io imparo ogni giorno da Marco e Francesco che sono due genietti, ho la fortuna di lavorare in casa con loro e hanno entrambi una sensibilità e un gusto molto affine al mio, nel tempo ci siamo amalgamati ed è diventato semplice per loro capire cosa volessi senza dirglielo.

Un gradino più su rispetto al lavoro fatto insieme per ‘METROPOLI’. È sempre stimolante lavorare con loro, per me sono una colonna portante, poi considera che Marco lavora con ma sui live dal 2019 e Francesco è sempre dietro le quinte, c’è un brainstorming naturale continuo.

Anche Asian Fake ne ha riconosciuto il valore tanto che li hanno messi a lavorare su un altro progetto e per me è una cosa bellissima.

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Total look – ADELBEL
Di chi è stata l’idea di campionare gli Autechre in ‘OCEANO’?

Di Francesco ovviamente! (ridacchia ndg). Francesco è una persona che lavora h24 sui suoi esperimenti, aveva campionato gli Autechre modificando il sample fino a renderlo irriconoscibile, si percepiscono il timbro e il suono, ma non il timing esatto del pezzo originale, l’ha trasformato. È talmente pitchato per creare una nuova armonia che lo senti ma non è esattamente quello.

Un’altro aspetto che per me forma il tuo mondo è una sorta di mistero, d’incognita, come quando guardi le stelle e ti chiedi cosa c’è oltre…

A me sembra sempre di essere brutale e sincera nelle mie canzoni però mi è stato fatto notare che hanno qualcosa d’inafferrabile, evidente fa parte della mia indole, ma essere un po’ magica e misteriosa mi piace.

Ci sono delle atmosfere nel disco vicine all’ambient che evocano questo immaginario, abbiamo fatto molta ricerca, quindi ci sono canzoni che ti fanno stare con i piedi a terra e altre che ti portano nell’etere.

Sei un’artista da sempre vicina alla comunità LGBTQ+, nel video di ‘ANARCHICI’ hai inserito le scene di un gay Pride che scorrono mentre canti: «Quelli che si amano davvero, quelli che proteggono chi sono, quelli che combattono da soli i dubbi eterni di chi li ha messi al mondo»: una bella botta…

Il video di ‘ANARCHICI’ è un esperimento che ho provato a fare per coinvolgere ancora di più il mio pubblico, perché sono tutti frame non miei. Era vicino alla settimana del Pride e ancor prima che annunciassi il video hanno cominciato ad arrivarmi tutta una serie di filmati stupendi girati alle manifestazioni.

La frase è messa lì propri per quello, volevo comunicare la libertà di amarsi e di essere se stessi, e credo sia sempre importante dare un segnale se fatto in modo spontaneo. C’è anche un frame bellissimo con due ragazze che si baciano.

Quando ho lavorato ad ‘ANARCHICI’ ho pensato proprio a sostenere la comunità LGBTQ+ pur non facendone parte direttamente, ma la libertà d’espressione alla fine riguarda anche me.

Mi fa piacere sia arrivato il messaggio, perché questo è il mio modo di combattere, molto tranquillo e in sordina, perché c’è già troppa gente che ci impone cose urlando. Per me ‘ANARCHICI’ è il manifesto del disco.

Total look – N21
Che musica ascoltavi da teenagers?

Prima di aprire la porta sul mondo della musica ho ballato molto, dai 4 anni ai 19 ho fatto danza classica, e ascoltavo Avril Lavigne, Britney, Rihanna, o Michael Jackson mentre ballavo hip-hop, riferimenti lontani dalla mia musica, che attinge da un mondo più folk e intimo che è più vicino alla mia indole.

A casa mia si è sempre ascoltata musica per passione di mio padre, Ivan Graziani, Mina, Ivano Fossati, i grandi nomi della musica italiana ci sono sempre stati. Poi mi è partita una vena per Carmen Consoli che ha aggiunto una forte componente femminile.

Diciamo che fino ai 19 anni non ho fatto molta ricerca, poi ho scoperto gli XX, James Blake, e da lì son andata a ritroso con i Massive Attack e la scena di Bristol. Sono artisti che mi hanno cambiato perché in loro ho riscoperto una parte di me che ho poi deciso di indagare e che fa parte del mio progetto oggi.

Ti saluto chiedendoti: qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?

Difficilissimo! Fammi pensare… “Fountain” di Lyra Pramuk è stato il mio crush in pandemia. È un’artista americana che fa musica sperimentale, non sono vere e proprie canzoni ma più composizioni corali che lei esegue con la voce. E Poi ho amato molto Oklou con “Galore” un album che ha dei synth meravigliosi e una produzione e una voce molto bella.

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Total look – ACT N1

PRODUCTION & WORDS: Marco Cresci & Giuseppe Di Rosalia

PHOTO: SIMON & Creative partner Simona Pavan

STYLIST: Alex Vaccani

STYLIST ASSISTANT: Alessandro Marzo

MUA: Erica Vellini @Greenapple

GRAPHIC COVER: Didier Falzone

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